«Elezioni dietro l'angolo»
«Elezioni dietro l'angolo» Chianciano, ultimo giorno: la sinistra de non rompe con Forlani «Elezioni dietro l'angolo» De Mita pessimista sui rapporti colpsi CHIANCIANO DAL NOSTRO INVIATO Escono a frotte, sorridendo come chi, dopo un lungo cercare, ha ritrovato un oggetto smarrito e prezioso. Le schiere della sinistra de (senza dirlo a nessuno hanno messo in soffitta il vecchio nome di area Zaccagnini) lasciano il piccolo e grazioso teatro di Chianciano rincuorati dai loro leader. Mino Martinazzoli e Ciriaco De Mita, più degli altri, hanno dedicato una buona parte dei loro interventi per spiegare che la sinistra non ò un monolite, ma questo non vuol dire sia sulla strada della disgregazione. Il tradizionale convegno della sinistra de è finito con tanto ottimismo sul fronte dei rapporti interni allo «scudo crociato», dove pare evitato il rischio di «rottura», e altrettanto pessimismo per quanto riguarda la salute del partito, del governo, della maggioranza e, anche, la sorte della legislatura. «Non è difficile ipotizzare che tra qualche mese ci verranno a spiegare che questo governo è inadeguato», avverte Ciriaco De Mita dipingendo a tinte fosche il quadro della situazione politica italiana. Il presidente della de rivela «di non aver ancora avuto spiegazioni sufficienti sulla crisi del suo governo». E la mancanza di spiegazioni si porta dietro l'ultima stoccata (delle tante ricevute nei tre giorni del convegno) per Arnaldo Forlani e gli altri vincitori dell'ultimo congresso. «Mi hanno spiegato — tuona De Mita — che se avessimo alzato la voce mettevamo in forse la solidarietà tra i partiti della maggioranza e alimentavamo il rischio della fine anticipata della legislatura. Non si è capito che questo pericolo c'è e ci sarà anche stando zitti». La frase riceve applausi scroscianti: nella platea di Chianciano gli amici del psi sono pochi. Radicofani, il paese di Ghino Di Tacco, il bandito senese col cui nome Bettino Craxi firma i suoi corsivi più arrabbiati, è, in fin dei conti, distante solo pochi chilometri. Dice il «colonnello» demitiano Bruno Tabacci: «Quella attuale non è che una tregua offerta dal psi in cambio di potere». Nino Andreatta è ancora più esplicito e avverte: «Tra qualche mese, quando finirà la spartizione sulle nomine nei grandi enti, la solidarietà nella maggioranza che sorregge Andreotti si rivelerà un bluff». Ma la necessità di mantenere, comunque, un «rapporto» con i socialisti non sfugge ai democristiani di Chianciano. Sul fuoco delle nostalgie per gli anni delle strizzate d'occhio al pei getta acqua Mino Martinazzoli. «Dobbiamo smetterla — spiega il ministro della Difesa — di guardare con occhi corrucciati al psi e occhi languidi ai comunisti». A Chianciano in tanti si sforzano di trovare la rotta per far navigare la de nel tempestoso mare delle alleanze con socialisti e laici e della dura opposizione promessa da via Delle Botteghe Oscure. Non è un'impresa facile. La navigazione guidata da Forlani, Andreotti e Gava, comunque, non piace. De Mita (con lui gli altri leader della sinistra de) non è convinto che «non parlare sia il modo migliore per tener fuori quelli che hanno un umore irascibile e, quindi, si arrabbierebbero se gli diciamo di no». Secondo il presidente della de per rinsaldare l'alleanza con il psi «è meglio far emergere le conflittualità per, poi, mettere in luce le convergenze». Il terreno sul quale l'ex presidente del Consiglio suggerisce di utilizzare questa «strategia» è lo spinoso tema della riforma elettorale e dell'elezione diretta del Capo dello Stato. Sul primo problema la risposta alle proposte di Craxi per la creazione di uno sbarramento al 5 per cento è un secco: «La de è sempre stata per il pluralismo», che però non vuol chiudere ogni trattativa. Per l'ipotesi di Repubblica presidenziale, invece, la bocciatura è senza appello. Gianni Pintus
Luoghi citati: Radicofani
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