Il re della rivista

Il re della rivista Era il gentleman della barzelletta, un signore che faceva ridere mantenendo un contegno che oscillava tra quello di un maggiordomo alla Woodhouse e l'atteggiamente altero di un colonnello di cavalleria. A Torino era una star accolta trionfalmente al Teatro Alfieri, il tempio del varietà. Prima dello spettacolo, lo si vedeva passeggiare per via Cernaia avvolto nel suo cappotto di cammello: ecco il commendatore. I suoi concorrenti erano Macario, le compagnie di Walter Chiari, quelle di Totò. Sapeva sempre dire la sua da maestro. In quegli Anni Cinquanta (l'era del suo massimo successo), la commedia musicale viveva fragilmente sulla battuta del capocomico, e su trame che mostravano presto la corda. Il commendator Dapporto, gran dicitore di barzellette (sempre con qualche parolina in francese subito tradotta per sottolineare con ironia quanto fosse internazionale il suo repertorio), ha portato la gioia a mille platee per tre dececenni passando dal teatro al cinema e infine alla televisione, persino la tv dei Ca¬ Il re della rivista Una vita tra le soubrettes roselli con il suo patetico ma indimenticabile «Zio 'Ngilino». Una lunga carriera dunque che si era iniziata per caso. Prima faceva il bagnino. Poi il cantante di tango nei night club. E qui scoprì di potere stabilere un rapporto con il pubblico e vincere. Lavorava al Savioli di Riccione quando scoccò la sua ora fortunata. Tra il pubblico c'era Vivienne d'Arys, una soubrette che andava per la maggiore, lui, Dapporto, decise di improvvisare una imitazione dei due comici per eccellenza in quegli Anni Trenta (Stan Laurei e Oliver Hardy) fu un successone e l'inizio di una nuova carriera. Nel '35 inizia una fortuna con la commedia «Sogniamo insieme» accanto alla Wandissima Osiris, un lancio in piena ragola che pone Dapporto tra i più invidiati attori del teatro leggero. Con la Osiris nel '41 guadagnava 300 lire al giorno, erano i tempi della canzone «Mille lire al mese». Poi Dapporto lasciò la Osiris per fare «ditta» con Marisa Maresca («Ohilalà), la nuova star del musical all'italiana. Lo ve- diamo anche a Sanremo come enterteiner e come importatore del primo gruppo di Bluebell dall'Inghilterra. Il suo lungo cammino nel mondo della rivista ebbe una serie di straordinari successi. Ecco i più importanti: «Chicchirici» di Galdieri con Delia Lodi C47-'48), «Buon appetito» 48-49 , «Snob (con Minnie Gerard (5051), «La piazza» con Giacomo Rondinella e Linda White, una breve pausa e si arriva al capolavoro «Giove in doppiopetto»; poi «L'adorabile Giulio» con Delia Scala. L'eleganza nella parola e nel vestire erano il suo fiore all'occhiello: era l'ultimo «scettico blu». Con gli anni aveva abbandonato il varietà ma non le scena e con eleganza raccontava le sue barzellette con la nonchalance («naturalezza») dell'artista consumato, colto, raffinato. Un vero viveur, un uomo che faceva della galanteria il proprio vanto: «Certo, le donne ne hanno bisogno; l'esigenza di essere conquistate è nella loro natura». Franco Mondini

Luoghi citati: Inghilterra, Riccione, Sanremo, Torino