Quei giocatori murati vivi

Quei giocatori murati vivi In Scozia compie seicento anni il «segreto» di Glamis Quei giocatori murati vivi La regina-madre sa dove si celano? GLAMIS DAL NOSTRO INVIATO Questo cancello lo ha ideato e forgiato George Sturrock nel 1980 per l'ottantesimo compleanno di Elisabetta, l'attuale regina-madre d'Inghilterra. Racconta in sintesi, impresse nel ferro, le tappe della vita felice di una grande dama. Il cancello delimita il giardino all'italiana del castello di Glamis. Qui Elisabetta viene con gioia ogni qual volta le è possibile, a ritrovare luoghi familiari, a ricordare il nome da lei dato agli alberi secolari che hanno visto la sua fanciullezza. Nei giorni scorsi, mentre festeggiava l'ottantanovesimo compleanno, qualcuno le domandò se a Glamis avesse mai visto il «mostro»; la regina-madre, incuriosita, si è fatta ripetere la domanda, quasi con stupore, poi ha scrollato il capo con un sorriso enigmatico. A Glamis i boscaioli sono concordi: la regina conosce gli antichi «segreti» della sua famiglia, quella dei Bowes-Lyon, che discende dalla famiglia reale di Scozia. Uno dei suoi antenati più remoti è Sir John Lyon di Forteviot, ciambellano scozzese nel secolo decimoquarto, che sposò la principessa Jean, figlia di re Roberto II di Scozia. Egli ebbe dal re le terre del Thanedom di Glamis, la patria leggendaria di Macbeth, e suo nipote, nominato barone nel 1445, prese il titolo di lord Glamis. Elisabetta era bambina quando udiva, nelle sere d'inverno, raccontare dell'assassinio di re Duncan per opera di Lady Macbeth, colei che, dopo il delitto, non sarebbe più riuscita a togliersi ie macchie di sangue dalle mani nemmeno «con tutti i profumi dell'Arabia». Poi c'è la faccenda dello spettro di re Malcom II, assassinato nel 1034 nella stanza detta King Malcom's room; fino al secolo scorso sulle pietre del pavimento si notava una chiazza di sangue che nessuno riusciva a eliminare. Ma gli spettri di Glamis sono più d'uno e Lord Halifax, studioso dei fenomeni che riguardano la sfera dell'aldilà, vi ha dedicato non poco tempo. Non potè tuttavia aggiungere molto alle testimonianze sul «gigante», ossia sull'uomo enorme dai capelli bianchi e la barba foltissima che gli evidenziano il volto, ridotto quasi a un teschio, sorpreso in epoche differenti da alcuni abitanti del castello, presso un certo camino. Il «mostro», indicato come tale in talune leggende scozzesi, potrebbe anche essere lui. Giorgio VI era affascinato da questi racconti e ancor di più lo fu la principessina Elisabetta, l'attuale sovrana, che se li faceva ripetere esigendo particolari sempre nuovi. Shakespeare ha pure il suo peso; l'alone magico che avvolge l'immenso castello deve molto al suo Macbeth. Le streghe, the weird sisters, sono presenza classica indelebile, con una matrice storica che rafforza la vena tragica. Re Giacomo I aveva avallato la loro esistenza reale, quasi «soppesandole» come figlie del diavolo, quando aveva composto il trattato sulla Demonologia. Turber, uno dei giardinieri più anziani del castello, racconta: «Ho visto una volta il fantasma di Lady Jean, un pomeriggio di settembre. Re Giorgio VI era appena tornato da una passeggiata nel parco e aveva scambiato qualche parola con me, come faceva di solito: "Come va la gamba, Turber?". Io soffro molto per i reumatismi. Poi accompagnai il re fino alla cappella del castello. Egli entrò e, poco dopo, indi una forma bianca che finiva con una testa di donna e che non toccava terra. Altri fantasmi non ne ho veduti, anche se conosco la faccenda del mostro e dei matti che giocano a carte». Lady Jean Douglas era la vedova di Lord Glamis e morì bruciata per l'accusa di stregoneria il 3 dicembre 1540 in una piazza di Edimburgo. La sua «presenza» è stata segnalata quasi sempre nella cappella del castello o nelle immediate vicinanze. C'è, annotato nei testi che riguardano il maniero, un «segreto di Glamis», che il signore del castello rivelerebbe al primogenito quando questi compie ventun anni. In quel giorno, il padre indicherebbe al figlio il punto esatto del castello in cui si trovano murati «i giocatori di carte». Nessuno sa dire quando questa storia cominciò; secondo taluni sarebbe antica di seicento anni e li compirebbe proprio ora. Così verrebbe a collo¬ carsi intorno al 1389. Nella tarda serata di un lontanissimo sabato, un valletto andò ad avvertire il signore che stava per scoccare la mezzanotte; iniziava dunque la domenica, dedica¬ ta a Dio, e i passatempi profani dovevano essere lasciati da parte. «Al diavolo!», rispose il lord. «Se ne avremo voglia, giocheremo anche fino al giorno del giudizio universale!». Let¬ teralmente: «Until Doomsday». A quelle parole, le pareti della stanza si richiusero, scomparve la porta, che mai più nessuno trovò. I giocatori furono così sepolti, condannati a proseguire nei secoli la partita che interromperanno solo per essere chiamati dalle trombe degli angeli nella Valle di Giosafat. Di questa storia ha tracciato un'affascinante testimonianza Lord Halifax nel suo Lord Halifax's Ghost Book. Egli ci parla di Claude, ossia di Lord Strathmore, che avrebbe subito un mutamento radicale nella sua personalità dopo aver appreso il segreto del castello. «Un giorno, mentre la famiglia era a Londra — scrive Lord Halifax — un operaio che, a quanto credo, stava lavorando nella cappella, scoprì una porta che si apriva su un lungo corridoio; egli vi si inoltrò per un tratto, poi ebbe paura, tornò indietro e riferì della scoperta al sovrintendente dei lavori. Costui diede ordine di sospendere tutto immediatamente e telegrafò a Londra a Claude e all'avvocato Dundas, a Edimburgo. Entrambi accorsero prendendo il primo treno e sottoposero l'operaio a un severo esame per sapere che cosa avesse visto. Alla fine egli e la sua famiglia ricevettero una specie di sussidio e furono invitati ad allontanarsi dal paese». Ma la regina-madre — che è questo il gustoso problema che si sono posti ora alcuni ricercatori — sa dove si trovano «i giocatori di carte»? Suo padre, quattordicesimo conte di Strathmore, qualcosa della leggenda doveva pur conoscere. Non solo Lord Halifax, ma anche altri autori interessati al paranormale, hanno cercato di rispondere al quesito; l'ultimo tentativo è quello di Joan Forman, a cui si deve il volume «Haunted Royal Homes». Lord Halifax aveva rilevato con una certa logica come in una materia siffatta sia più arduo investigare quando ci si trova alle prese con personaggi della famiglia reale. Una secca smentita era arrivata da Buckingham Palace nel dicembre 1958, quando il Sunday Pictorial aveva scritto che la regina-madre si faceva predire il futuro da Tom Corbett, un sensitivo di Tipperary, in Irlanda, che abitava a Londra a Chandos Court, nel quartiere di Westminster. Smentita analoga a quella, appena sussurrata, che scoraggiò dall'insistere sulle attenzioni per lo spiritismo della regina Vittoria. Così avvenne per il libro «The Prince and the Paranormal» di John Dale, che evidenzia l'interesse del principe Carlo per le scienze occulte. Lo spiritismo è tenuto lontano dalla Corona. Si ritiene possa comprometterne il prestigio e favorire il diffondersi di discutibili pratiche nel popolo. L'enigma di Glamis non fa eccezione, ma, essendo ben inserito nel tessuto del folclore scozzese, più che smentite suscita sorrisi enigmatici. Renzo Rossotti A sinistra, sopra il titolo, il castello di Glamis in Scozia. Qui sopra, la scala che conduce alla cripta e ai suoi «segreti»