Il Bologna ha cantato i suoi ottant'anni di Enzo Masi
Il Bologna ha cantato i suoi ottant'anni La festa di anniversario ieri al Teatro Comunale, con le voci di Morandi, Dalla e altri tifosi molto speciali Il Bologna ha cantato i suoi ottant'anni Da Angiolino Schiavio alfelice momento attuale, con i rossoblu imbattuti BOLOGNA. «Ieri mattina al Circolo Turistico bolognese venne costituita la sezione per le esercitazioni di sport in campo aperto e precisamente il Foot Ball Club». Queste poche righe, apparse il 4 ottobre 1909 sul «Resto del Carlino», annunciavano la nascita del Bologna Calcio. Il dottor Louis Rauch — un dentista elvetico innamoratosi dell'antica Felsina — eletto primo presidente, non avrebbe certo immaginato che un giorno si sarebbero addirittura spalancati i portoni del prestigioso Teatro Comunale per celebrare l'ottantesimo compleanno. L'avvenimento è stato festeggiato ieri sera con una grande manifestazione artistico-mondano-sportiva, rigorosamente riservata a un migliaio di invitati. Nel tempio della musica lirica e sinfonica — costruito su disegno di Antonio Galli (il famoso Bibiena) e inaugurato nel 1763 — lo sport non era mai entrato. La vasta platea e i numerosi palchi erano stipati. Centinaia di appassionati che non avevano trovato posto sostavano davanti all'ingresso accontentandosi di veder sfilare grossi personaggi del mondo sportivo, culturale e politico. Fra i più amati e acclamati. Angelo Schiavio, affettuosamente definito «Angiolino», gloriosa bandiera rossoblu degli anni Venti e Trenta. Fu in quel periodo che il Bologna diventò grande; nel 1920 decise infatti di fare un salto di qualità ingaggiando, attraverso inserzioni su giornali viennesi (il calcio danubiano era all'apice) un allenatore professionista: il dott. Ermanno Felsner, ben presto definito «mago». Schiavio fu il protagonista del campionato che fruttò il primo scudetto nel 1924-'25. In maniera quasi rocambolesca, dopo una lotta in cui si mescolarono tensioni sociali e politica. Si sparò persino alla stazione di Torino — ferito un tifoso genoano — dopo la quarta partita di spareggio con il Genoa. Furono necessarie ben cinque finali fra i rossoblu emiliani e i rossoblu liguri. La «bella» di Milano fu annullata dopo che l'arbitro aveva convalidato un gol di Muzzioli entrato in porta attraverso un buco della rete. La ripetizione di Torino, un mese dopo, finì ancora in parità. La «bellissima» si giocò ancora nel capoluogo lombardo, ma a porte chiuse, e in gran segreto, alle 7 del mattino, sul Campetto della «Forza e Coraggio». I petroniani vinsero infine per 2-0. A quel primo scudetto ne seguirono altri sei. L'ultimo, nel 1963-'64, fu contrassegnato dal famoso caso di doping, nato e poi rientrato fra le polemiche. Il Bologna vinse lo spareggio con l'Inter all'«01impico» di Roma, grazie ad un altro «mago» rimasto nel cuore dei petronia¬ ni: Fulvio Bernardini. Schiavio fu anche l'artefice del successo azzurro nei «Mondiali» 1934 realizzando, contro la Cecoslovacchia, il decisivo gol nei supplementari. Con le sue 253 reti rossoblu, «Angiolino» è ancora di gran lunga il favoloso cannoniere della squadra, seguito da Reguzzoni 1145) e da Pascutti (130). Il Bologna che tremare il mondo... faceva non è più stato, dopo quello scudetto, uno squadrone. Ha conosciuto per varie stagioni la serie B, poi persino la C. Tornato in A nel passato torneo, attraversa ora un momento felice: è quinto in classifica a braccetto della Juventus; è la sola squadra imbattuta, con il Napoli; se nel prossimo turno riuscirà a non perdere a Roma contro la Lazio, uguaglierà il suo record di serie iniziali positive ottenuto, con 9 risultati utili consecutivi, nel 1970-'71. La serata, condotta da Maria Teresa Ruta, dopo il saluto del sindaco Imbeni e le applaudite esibizioni della Filarmonica bolognese e del flautista Giorgio Zagnoni, è proseguita fino a mezzanotte fra intermezzi musicali (Luca Carboni, Andrea Mingardi, Lucio Dalla e Gianni Morandi, accesi tifosi rossoblu) e premiazioni. Quasi al completo l'ultima formazione «tricolore». Premiato anche Gino Corioni, ventesimo presidente. Soprattutto pensando al mitico Renato Dall'Ara (nemmeno lui bolognese autentico, ma evocante, quasi alla perfezione, nei modi e nell'acuto spirito il dottor Balanzone), alla guida della società per 30 anni, con 4 scudetti e 3 Coppe europee. Dall'Ara morì all'improvviso poche ore prima dello spareggio che dava al Bologna il settimo scudetto della sua storia. Enzo Masi
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