«E' CALCIO WESTERN» di Gian Paolo Ormezzano

«E' CALCIO WESTERN» Mentre Matarrese usa il pugno di ferro, Campana non cerca scuse ma se la prende col sistema «E' CALCIO WESTERN» «Ma l'abbiamo voluto noi» A Roma, stadio Flaminio, piccolo, raccolto, con visibilità piena da parte di spettatori alle prese con uno spettacolo nuovo, i calciatori di Roma-Napoli si sono presi a calcioni per quasi tutti i 90', e l'arbitro Magni ne ha ammoniti sette, più Voeller successivamente cacciato dal campo per atli irriguardosi verso lo stesso Magni, non verso le caviglie dei suoi simili. Eravamo lì, purtroppo, e.ribadiamo la testimonianza: un macello, con tanti saluti alla professionalità, alla dignità che i calciatori tirano in ballo anche quando starnutiscono e noi non diciamo subito «salute!». Non c'era Campana, presidente dei calciatori, ma ha saputo tutto, capito tutto. E ha parlato, intanto che a Roma Matarrese presidente federale prendeva i suoi primi provvedimenti ufficiosi, comunque in qualche modo fatti conoscere, proprio perché la segretezza a questo punto davvero non serve. Ecco Campana: «Sia chiaro che io non scuso a priori i miei associati, non assumo ad ogni costo le loro difese. Però attenzione: questo campionato, così come è, teso e tesissimo, lo abbiamo voluto tutti. Si dice che è il più bello del mondo, in realtà è, su iniziativa di tutti gli addetti ai lavori, dico tutti, il più drammatico del mondo. Prendiamo questo match Roma-Napoli: per una settimana si è detto e si è scritto che la Roma, reduce dalla batosta di San Siro, doveva, giocatore per giocatore, tirar fuori gli attributi, e che il Napoli vincendo a Roma si lanciava verso lo scudetto. I giocatori scendono in campo con addosso questi imperativi, queste attese. E sono botte». Così Campana, che ci ha an¬ che detto: «Si aggiunga un arbitro non all'altezza, visto che una brutta giornata può capitare a tutti. Io penso ad un Agnolin al Flaminio: mica le cose sarebbero andate così. Posso ammettere che la responsabilità prima è dei calciatori, i quali interpretano male l'invito all'agonismo: ma essi sono a loro volta vittime di un clima che è ormai normalmente, regolarmente drammatico. Qui, o si rifonda tutto, e onestamente non so proprio come, o ci si arrende alle cosiddette esigenze superiori». Campana è lucidissimo nella diagnosi: «Molte squadre hanno addirittura problemi di emulazione interna. Si prenda il Milan: rosa vastissima, Costacurta sa che si gioca il posto ad ogni partita, e allora pur di non prendere il gol fa il fallacelo. Ho parlato con Garella dopo il suo primo fallo, diciamo vistoso, su Borgonovo: un uomo in buona fede, che si presentava come un professionista dell'Udinese incaricato di impedire il gol. Ora si è ripetuto, non so che dire. Come non sapevo che dire del Vialli fuori di sé in Samp-Napoli di Coppa Italia e poi, al telefono con me, normalissimo, serenissimo, come se nulla fosse accaduto». Campana non prenderà per ora verso i suoi associati nessun provvedimento ufficiale (deplorazione, sospensione, espulsione) perché non c'è il fatto specifico, individuale. «Ma poi, cosa si vuole pretendere dai calciatori? Che loro, i protagonisti massimi dell'evento, siano i soli con la testa sul collo?». Comunque per Campana «questo è ormai il tempo della repressioone, gli arbitri hanno i poteri per inter¬ venire contro il gioco duro, non solo contro le offese alla loro persona». E il partito trasversale azzurro, il Club Italia voluto da Vicini?. «Quando vedo Carnevale e Giannini scalciarsi — dice Campana — devo pensare che questo partito esista solo nei momenti azzurri». E allora? «Sono fatti ciclici. Si verificano, vanno combattuti, speriamo che non si ripetano presto. Quello che accade è nella norma, rendiamocene conto. Nella norma, dico, di un campionato che tutti vogliono continuamente, assolutamente abnorme, anormale, perché interessi, perché distragga, perché sia qualcosa di assoluto nella vita della nazione. Se si vuole questo campionato, si deve accettare tutto: amen». Da notare che Campana non pone, per ora, l'accento sul campionato serrato in tempi più brevi del solito, per via delle esigenze della Nazionale: questo argomento magari verrà fuori in un secondo tempo, per ora basta e avanza quel che accade «normalmente», dando a questo avverbio appunto il valore triste e terribile che gli dà il presidente dell'Associazione Calciatori. Campana scrive lettere sugli arbitri a Gussoni e Campanati, sta in collegamento continuo con Matarrese e Nizzola, insomma fa tutto quello che deve fare, pur sapendo che serve poco. «Io rivolgo gli appelli, ma mi dovete dire a chi conviene ridimensionare questo campionato. A nessuno, temo. E allora avanti così, sperando che il ciclo della violenza in campo sia passato, temendo che ne incominci un altro». Gian Paolo Ormezzano Il discusso arbitro Magni trattiene Maradona e Alemao separandoli dal romanista Nela. Uno dei tanti episodi rissosi di Roma-Napoli, ormai comuni nel nostro campionato