«Ecco come cambierà il Csm» di Ruggero Conteduca

«Ecco come cambierà il Csm» L'annuncio di Rognoni, presidente della commissione Giustizia, scatena polemiche «Ecco come cambierà il Csm» Meno spazio ai giudici nelle 9proposte di legge ROMA. Il messaggio di Cossiga dà la sveglia anche al Parlamento. Il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, il de Virginio Rognoni, ha annunciato che «nei prossimi giorni avrà inizio in commissione l'esame di tutte le proposte presentate dalle diverse forze politiche sul Csm e sulla revisione del meccanismo elettorale del Consiglio». «Spero si possa giungere — ha aggiunto l'ex ministro dell'Interno — ad un disegno di legge che tenga conto delle varie posizioni». Dal 2 luglio 1987, primo giorno dell'attuale legislatura, ad oggi si sono accumulate nove proposte di legge di modifica del Csm. I più lesti sono stati i radicali che, già a marzo '86, avevano presentato, con psi e pli, una richiesta di referendum bocciata poi dalla Corte Costituzionale. Il braccio di ferro fra politici e magistrati dura dunque da anni fra alti e bassi, che si succedono a seconda degli episodi. Come l'ultimo, riguardante il «caso Palermo», sul quale è intervenuto il capo dello Stato. Al messaggio che ha inviato ai consiglieri di palazzo dei Marescialli per sollecitarli a prendere una decisione sulla vicenda del «corvo», Cossiga ha affidato anche alcune indirette allusioni sul funzionamento del Csm. E sugli effetti del principio pluralistico «con il quale il Parlamento, nell'adottare la relativa legge elettorale, ha voluto contrassegnare la struttura e l'organizzazione del Consiglio stesso». In sostanza, fa capire Cossiga, è inutile che ci si venga a lamentare. Se il Csm non funziona, tocca al Parlamento proporre ed affrontare l'iter di una nuova legge. Ed è quanto Rognoni si appresta a fare. Trattandosi di una legge di revisione costituzionale occorreranno due letture da parte di ognuno dei rami del Parlamento. Senza considerare le prevedibili lotte che si innesteranno tra giudici e politici e all'interno della stessa classe politica. Quasi tutte le proposte di legge propongono infatti una diminuzione della rappresentanza togata a favore di quella laica (oggi i togati sono 20 e i laici 10). In più, partiti come il msi o pr rivendicano una poltrona a palazzo dei Marescialli, dal momento che ne sono stati sempre esclusi. E' difficile perciò, se non impossibile, che la nuova legge possa qssere approvata ed essere quindi operante, come auspicano i liberali, prima della scadenza dell'attuale Consiglio (marzo 1990). Ci sono mille ostacoli da superare, prime fra tutte le inevitabili resistenze che verranno dai magistrati e dai componenti il Csm. I quali, superando un prevedibile imbarazzo dopo la tirata d'orecchi di Cossiga, giudicano in coro il messaggio del Capo dello Stato un'iniziativa «condivisibile» ed un «atto istituzionalmente e costituzionalmente corretto». Secondo Vito D'Ambrosio, di «Movimento per la giustizia», e Fernanda Contri (psi) nel monito del Capo dello Stato c'è un segnale politico che va in senso contrario a quello predicato dal partito dell'«azzeramento». La solidarietà che Cossiga manifesta ai giudici palermitani nella seconda parte del messaggio non incoraggia certo, precisa D'Ambrosio, le aspirazioni di quanti vorrebbero fare dei magistrati del capoluogo siciliano un unico fascio, mandarli tutti a casa per sostituirli. «Sollecitudine, trasparenza, solidarietà ai giudici palermitani — osserva Giancarlo Caselli, di Magistratura democratica — sono nel merito tutte proposizioni condivisibili. In un momento così difficile, sarebbero però tanto più forti se fossero accompagnate dalla presenza nel Csm del suo presidente». Cossiga infatti, dopo la seduta del luglio 1988, quando, preoccupato per le degenerazioni del confronto tra i gruppi, richiamò per la seconda volta i consiglieri, non ha più messo piede a palazzo dei Marescialli. Ruggero Conteduca I giudice Ayala arriva al Consiglio superiore della magistratura

Luoghi citati: Palermo, Roma