La rivincita di Ayala

La rivincita di Ayala La rivincita di Ayala / testimoni ascoltati dal Csm respingono le accuse al magistrato ROMA. L'ennesima tornata delle audizioni al Csm, sul caso Ayala-Di Pisa, si è aperta ieri pomeriggio, con la ferma intenzione dei consiglieri di chiudere al più presto con una decisione «trasparente». L'intervento del presidente della Repubblica, evidentemente, ha avuto il suo peso. E' ancora prematuro azzardare previsioni, ma, da quanto si è visto ieri pomeriggio, la posizione del sostituto procuratore Giuseppe Ayala potrebbe capovolgersi. Nel senso che la sua audizione e quella dei due personaggi chiamati a deporre hanno fatto chiarezza sugli episodi che venivano «contestati» all'ex pubblico ministero del maxiprocesso dal suo «nemico» Alberto Di Pisa. Il primo ad essere sentito, ieri, è stato il giudice Giuseppe Pignatone, collega sia di Ayala che di Di Pisa, titolare di un'inchiesta che coinvolge il giornalista Toti Palma e l'ex moglie, Annastella Bordonaro. Si tratta di indagini su una bancarotta che vede Palma intestatario di una comunciazione giudiziaria. Il presunto «corvo», quando fu sentito dalla prima commissio- ne referente del Csm, aveva detto che Ayala e il giornalista sono molto amici e che il magistrato aveva fatto pressioni per «alleggerire» la posizione giudiziaria di Palma. Per questo ieri è stato convocato il giudice Pignatone. Ma il magistrato non ha confermato le accuse del presunto «corvo». Ai consiglieri, che gli chiedevano chiarimenti, ha risposto: «Nessuna pressione di Ayala, mi chiese solo notizie di quel processo e se avevo intenzione di interrogare al più presto il giornalista. Cosa che sono solito fare con tutti gli imputati». E' una storia che risale alle fine del 1983 e Palma finì in carcere per 24 ore, accusato di detenzione illegale di titoli azionari che appartenevano alla moglie. Il giornalista, comunque, fu poi prosciolto in istruttoria. I consiglieri del Csm (l'indagine è della prima commissione ma all'«istruttoria» partecipa praticamente il plenum del Consiglio) avevano, poi, da verificare l'accusa di complotto lanciata da Di Pisa, complotto che avrebbe visto Ayala e Palma complici in una campagna di stampa per affibbiargli il marchio del «corvo». E la «prova» sarebbe un articolo uscito sull'Europeo, secondo Di Pisa, ispirato dal giudice ed «eseguito» dal cronista. Su questo argomento sia Ayala che Palma hanno respinto l'illazione, producendo una prova: quando l'Europeo pubblicò quell'articolo sulle lettere del «corvo», già altri giornali avevano scritto che l'autore degli anonimi non poteva essere che un addetto ai lavori o addirittura un magistrato. Per ultimo è stato sentito ancora una volta Giuseppe Ayala. Il magistrato, all'arrivo a Palazzo dei Marescialli, appariva sereno e sorridente. Non ha voluto fare dichiarazioni e si è diretto subito all'ingresso dell'aula «Bachelet», dove si svolgono le audizioni. Ieri sera, alla fine dell'audizione, in Consiglio è cominciato un altro estenuante dibattito. C'era chi auspicava l'ennesimo «supplemento di indagini», ma la maggioranza non appariva più così compatta come quando venne emesso contro Ayala l'avviso di procedimento, [f. 1. 1.]

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