Un br a giudizio in Svizzera di Marco Marelli

Un br a giudizio in Svizzera A Lugano comincia il processo a Lojacono per un attentato a Roma Un br a giudizio in Svizzera E venti terroristi andranno a testimoniare LUGANO. E' iniziato ieri, davanti alle Assise criminali di Lugano, il processo a carico di Corrado Lojacono Baragiola, trentaquattrenne ticinese, presunto brigatista rosso. I giudici sono chiamati a verificare la partecipazione di Lojacono all'attentato del 10 ottobre '78 contro il giudice Girolamo Tartaglione, al tentato assassinio del giudice Alfredo Vincenti e alla preparazione di una rapina contro la Banca Nazionale delle Comunicazioni di Roma. Lojacono, in Italia, è stato condannato nell'80 a 16 anni di reclusione per l'uccisione, risalente al 1975, di uno studente greco, Michel Mantakos, e all'ergastolo per appartenenza alle Brigate rosse. E' accusato anche di aver fatto parte del commando che nell'80 sequestrò Aldo Moro e uccise la scorta dell'allora presidente della de. Ma la richiesta dei giudici italiani perché Lojacono fosse processato a Lugano anche per questi fatti non è stata accolta dalla magistratura svizzera. Il processo si preannuncia difficile, per la complessità delle argomentazioni giuridiche avanzate da accusa e difesa: non a caso l'interrogatorio dell'imputato, previsto per ieri pomeriggio, è slittato a stamane. Ieri hanno parlato soprattutto gli avvocati difensori, il procuratore pubblico e il presidente della corte. Lojacono è intervenuto solo una volta per protestare contro le manette che gli avevano impedito di mangiare e bere durante la pausa di mezzogiorno. «Uno spiacevole disguido — ha commentato il presidente Agnese Balestra Bianchi, — che non si ripeterà nei prossimi giorni». In mattinata la difesa aveva sollevato una serie di eccezioni, a partire dall'incompetenza della corte luganese a giudica¬ re, visto che Lojacono al momento dei fatti era ancora cittadino italiano. La nazionalità elvetica, in quanto figlio di madre svizzera, gli è stata riconosciuta solo il 19 giugno 1986. L'eccezione è stata respinta. E' stato sollevato anche il problema dei testimoni, molti dei quali sono personaggi di spicco nella storia del terrorismo. «Non possono essere considerati testi di prova — ha detto la difesa — visto che sono imputati degli stessi addebiti mossi a Lojacono». Il procuratore pubblico Quadri ha difeso l'ammissibilità dei testi, che dovrebbero presentarsi in aula lunedì prossimo. Per il loro trasferimento a Lugano si sta organizzando un imponente servizio di sicurezza. I terroristi-testimoni, una ventina in tutto, dovrebbero giungere in Svizzera a bordo di un vagone blindato. Marco Marelli

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