Macchine mal tarate, troppa chimica di Giuliano Dolfini
Macchine mal tarate, troppa chimica Torino, convegno dell'Unione Agricoltori su come ridurre gli inquinamenti agricoli Macchine mal tarate, troppa chimica Diffuso un impiego errato di antiparassitari e concimi TORINO. Il futuro dell'agricoltura passa attraverso la riduzione dei prodotti chimici, che pur essendo in certi casi indispensabili, vanno usati con molta attenzione verso l'ambiente. E questa diminuzione è possibile con un corretto funzionamento dei mezzi agricoli, una maggiore conoscenza dei suoli e delle nuove tecnologie. Già ora si può scendere ad un terzo degli attuali consumi di erbicidi: addirittura è possibile arrivare a 40 litri di miscela ogni ettaro. Le nuove linee per un minore impatto ambientale della chimica nella produzione agricola, sono emerse in un convegno dell'Unione agricoltori della provincia di Torino, avvenuta nella cascina «Ajrale» di Vigone (Torino), Camera di commercio e Giovani agricoltori. E' ima svolta, che però appare anche condizionata da un ipoteca futura: la ventilata tassazione sui consumi dei fertilizzanti. Nell'87 il consumo di prodotti per la concimazione dei terreni in Italia ha raggiunto i 21 milioni di quintali; mentre i prodotti fitoiatrici (anticrittogamici, insetticidi, acaricidi e fumiganti) sono stati di 1 milione e 610 mila quintali. E tra i diserbanti è l'atrazina (il Piemonte è il maggior consumatore) ad essere messa maggiormente sotto accusa come inquinante delle acque potabili. Da un'indagine compiuta dall'università di Torino e dal Cnr su 100 aziende agricole, il consumo di miscele erbicide e concimi varia da 800 a 1000 litri ad ettaro. «Ma si può benissimo scendere a 250 — ha spiegato il professor Paolo Balsari dell'Istituto di meccanica agraria —, specialmente con la taratura delle macchine irroratrici, che sovente hanno una pressione troppo elevata. Si ottiene il medesimo risultato con consu¬ mi e rischi decisamente abbassati. Addirittura con le ultime tecnologie si arriva a 40-50 litri; se c'è la semina ed il diserbo contemporaneamente si arriva ad una riduzione del prodotto chimico del 70 per cento». Poi ha aggiunto: «Identici risultati valgono per i concimi azotati, mentre per quelli organici — liquami bovini e suini, che ora sono diventati economici — le nuove macchine li iniettano nel suolo». Il consumo di sostanze azotate è eccessivo. Questi hanno anche alti costi di produzione e provocano problemi all'ambiente. Un uso non corretto blocca la potenzialità produttiva del terreno, poi causa l'emissione di ammoniaca nell'aria. «Ogni anno gli allevamenti zootecnici producono 252 mila tonnellate di ammoniaca. Nell'atmosfera ne finiscono 100 mila tonnellate provenienti da fertilizzanti e 7 mila dall'indu¬ stria — ha spiegato il professor Aldo Ferrerò, dell'Istituto di agronomia dell'università di Milano —: significa che si usano troppi concimi azotati. Ciò vale anche per i diserbanti, ampiamente utilizzati in Piemonte per 5000 ettari di riso, poi mais, bietole, soia. L'atrazina nei terreni acidi scompare in 6 mesi, ma per gli altri terreni neutri occorre molto più tempo. Meglio diminuirla». Per gli allevatori di animali da macello invece il futuro parte dal Piemonte con l'iniziativa legislativa della Regione (ampiamente appoggiata dall'associazione Agripiemonte carne), per la certificazione di garanzia della carne bovina. I produttori piemontesi si avvaleranno di un apposito marchio per fornire al consumatore carni che garantiscono il non trattamento con sostanze estrogene. Giuliano Dolfini
Persone citate: Aldo Ferrerò, Paolo Balsari
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