Ustica, i giudici riscoprono la pista libica di Giovanni Bianconi

Ustica, i giudici riscoprono la pista libica I magistrati Santacroce e Bucarelli hanno chiesto informazioni ai colleghi di Tripoli che sono pronti a collaborare Ustica, i giudici riscoprono la pista libica // giallo del volo di Gheddafi ROMA. Si indagherà ancora sui militari per arrivare alia verità sulla strage di Ustica. Nuovi interroga* ori di ufficiali e alti gradi dell'Aeronautica sono già stati programmati. Ma i giudici romani hanno deciso di andare a fondo anche sulla «pista libica», e cioè l'identificazione di quell'aereo partito da Tripoli e diretto a Varsavia, che quella sera avrebbe dovuto attraversare lo spazio aereo italiano. Ieri, tramite il ministero di Grazia e Giustizia, il pubblico ministero Santacroce e il giudice istruttore Bucarelli hanno inoltrato una nuova richiesta alla magistratura libica per avere informazioni sul quel volo. I giudici di Tripoli sarebbero disposti ad offrire la loro collaborazione anche attraverso un incontro con i colleghi italiani. Negli interrogatori dell'altra sera, alcuni dei sottufficiali in servizio a Marsala il 27 giungo '80 hanno fornito nuovi particolari sul volo proveniente dalla Libia contrassegnato sui loro radar con il «codice 56». Il 56 altro non e che il numero con il quale si classificano gli aerei «Zombi», e cioè non italiani, né appartenenti alle forze Nato. Non c'è alcun collegamento tra quella sigla ed eventuali personalità trasportate. Dunque il campo dello ipotesi sul tipo di volo e su chi era a bordo dell'aereo si allarga. Per questo, i magistrati italiani chiedono lumi a quelli libici. Inoltre, uno dei radaristi di Marsala, il maresciallo Loi, ha specificato che la «virata» dell'aereo diretto a Varsavia in prossimità di Malta potrebbe anche rientrare nella norma. Ma è una spiegazione che non esaurisce gli interrogativi. Se infatti il piano di volo prevedeva la rotta Tripoli-Varsavia sull'aerovia «Ambra 13» (la stessa del Dc9 precipitato) ed era stata chiesta l'autorizzazione ad attraversare lo spazio aereo italiano, non si capisce perché si rese necessario il passaggio su Malta. Nei giorni scorsi era stata avanzata l'ipotesi che l'aereo libico trasportasse qualche personalità della Jamahirya, forse 10 stesso Gheddafi e che, intuita una situazione di pericolo, il pilota avesse deciso di cambiare rotta poco prima della caduta del Dc9. Ma l'inchiesta prosegue anche alla ricerca delle responsabilità all'interno delle Forze Armate italiane. L'incriminazione di 23 militari, altrettanti interrogatori e sette confronti non sono bastati ai giudici che indagano sulla strage di Ustica per risolvere il mistero del centroradar di Marsala. Nessuno infatti ha ammesso di aver visto le tracce di un altro aereo, probabilmente un caccia, che incrociò il Dc9 poco prima della sciagura e che fu avvistato dal radar di Ciampino. Dalle indagini sono però emerse altre contraddizioni che ora i magistrati cercheranno di chiarire, e non solo su Marsala. C'è, ad esempio, l'enigma dell'altro centro-radar, quello di Licola. Il comandante della stazione, incriminato per aver ordinato la distruzione delle registrazioni effettuate la sera della strage, il colonnello De Crescenzo, ha detto di non aver mai visto la documentazione. A chiamarlo in causa era la relazione del capo di stato maggiore Pisano. De Crescenzo ha implicitamente accusato il suo pi edecessore (il generale Aurelio Mandes, comandante di Licola fino all'82) di non avergli consegnato i registri distrutti. I giudici interrogheranno Mandes, e il pm deve decidere se incriminarlo per concorso in soppressione di atti. Si tenterà anche di identificare il sottufficiale che, nel 1984, distrusse i registri catalogati come «materiale non classificato». Nei prossimi giorni saranno ascoltati come testimoni anche 11 generale Mangani, comandante del centro-radar di Martina Franca, il generale Zeno Tascio, ex capo dei servizi segreti dell'Aeronautica, e il generale Baccalini, al quale il direttore del Rai avrebbe confidato subito dopo l'incidente la sua convinzione che a colpire il Dc9 fosse stato un missile. Giovanni Bianconi