«Noi, l'America dei senza casa»

«Noi, l'America dei senza casa» USA Centomila sfilano a Washington «Noi, l'America dei senza casa» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In centomila hanno marciato davanti alla Casa Bianca, al Pentagono e al Campidoglio, al grido di «housing now», la casa subito, e hanno poi tenuto una dimostrazione di protesta a cui hanno aderito cantanti famosi e divi di Hollywood. E' stata la prima marcia nazionale a favore dei senzatetto — si calcola oltre 3 milioni di persone tra cui 500 mila bambini — e dei 24 milioni di americani che vivono in appartamenti inabitabili, secondo le stimo del governo, oltre il dieci per cento della popolazione. E' stato anche un grande rilancio del movimento dei diritti j civili, con bianchi e neri affratellati dalla causa comune, con le Chiese unanimi, la Confederazione Sindacale e l'Associazione dei Sindaci decise a ottenere drastiche riforme. Per tutto ieri, Washington sembrava tornata agli Anni Sessanta, gli anni dell'impegno sociale e degli ideali kennediani. 1 primi dimostranti erano giunti nella capitale tre giorni fa, per incontri con parlamentari e con ministri, ma la marcia è incominciata solo a mezzogiorno del mattino di ieri, con l'arrivo degli ultimi autobus e dei treni provenienti dall'intera America, carichi di «homeless», senzatetto, e dei rappresentanti delle organizzazioni che li difendono. Bush, operato per una ciste al dito venerdì, non era alla Casa Bianca, ma a Camp David per un week-end di riposo, e anche al Pentagono mancava il ministro della Difesa Cheney. Ma con vigore i centomila hanno denunciato il clamoroso scandalo dell'Hud, il ministero dell'Edilizia pubblica, che ha dilapidato o truffato miliardi di dollari, migliaia di miliardi di lire, in contratti falsi, in case di lusso per potenti, e in altre frodi, e che è oggi oggetto di una vasta inchiesta. Hanno chiesto un profondo taglio delle spese militari, circa 300 miliardi di dollari all'anno, a favore delle spese sociali. Nel primo pomeriggio, prima dei discorsi dei leader dei movimenti dei diritti civili, dall'ex candidato nero alla presidenza Jesse Jackson al senatore della California Alan Cranston, è stato distribuito cibo a code interminabili di senzatetto, a cui si erano mischiati divi come Martin Sheen e Woopy Goldberg, e attivisti come Mitch Schneider e il giornalista televisivo Geraldo Rivera. Jackson, che tra pochi mesi avrà un suo talk show alla televisione, con cui spera di mobilitare l'America a favore delle minoranze, ha infiammato la folla con lo slogan di Martin Luther King, «io ho un sogno...». Nel sole primaverile, si sono unite ai centomila le colonne dei dimostranti contro l'Aids rimaste a Washington dopo la loro marcia di sabato. Negli ultimi anni, solo la protesta contro la limitazione dell'aborto aveva attirato nella capitale folle analoghe. Negli Stati Uniti, molte strutture pubbliche sono carenti, e dall'81 all'88 l'ex presidente Reagan le ha intaccate con la sua politica economica. Di fronte alla tragedia dei senzatetto, la Casa Bianca e il Congresso hanno ieri abbandonato l'indifferenza reaganiana. La Casa Bianca ha promesso di «vincere la guerra contro la povertà e la disperazione», e il nuovo ministro dell'Edilizia pubblica, il repubblicano populista Jack Kemp, ha promesso ai senzatetto 5 mila alloggi per il '90 oltre a fondi a disposizione delle autorità locali. Al Congresso, la senatrice democratica Mikulki ha proposto un progotto legge di oltre 4 miliardi di dollari «per togliere dalle strade entro il '92 metà della gente che ci vive oggi». Ma si tratta di misure insufficienti. Soprattutto nelle metropoli, aumenta il numero di chi non si può permettere la casa. I tre milioni di senzatetto non sono formati soltanto da malati, alcolizzati, disoccupati, o persone «che vogliono vivere all'aperto», come sosteneva Reagan, che ridusse i finanziamenti dell'Hud di ben il 75 per cento. Sono anche i cosiddetti «working poor», ì poveri che lavorano, pagati male e a cottimo: la legge avalla ancora il minimo salariale, 5 dollari l'ora per poche ore al giorno. Come quello della gente che vive in case inabitabili, il loro numero è venuto crescendo dall'81 a oggi. Alla periferia di alcune città sono nate misere tendopoli. Tali sono le tensioni che nei giorni scorsi, al raduno a Washington, risse sanguinose sono scoppiate tra gli «homeless». Ennio Carette-