Ecologista e impegnato, ecco lo scout di Francesco Grignetti

Ecologista e impegnato, ecco lo scout Tre sociologi ne hanno intervistati diecimila: la radiografia dei giovani esploratori cattolici Ecologista e impegnato, ecco lo scout Figli di imprenditori e professionisti Uno su cinque vota scheda bianca ROMA. Nell'Italia disorientata degli Anni 80, gli scout cattolici sono ormai un'eccezione. Tanto per cominciare, «l'onore di meritare fiducia» è la loro legge. E sono rimasti fedeli al motto «diventare guida della propria canoa», coniato dal mitico fondatore inglese Robert Baden-Powell. Sono cattolici praticanti, impegnati a fondo nella loro associazione o nel volontariato sociale. Si disinteressano invece della politica tradizionale, quella dei partiti. «La grande maggioranza esprime interesse, e persino impegno politico, nella linea del "sociale", dei "nuovi diritti" civili, della difesa dell'ambiente, nell'impegno su temi civici concreti e nel volontariato sociale», annota il sociologo Achille Ardigò a margine di una recente ricerca. Lo scoutismo è una forza possente nel panorama delle associazioni cattoliche. Centosettantamila iscritti tra gli otto e i vent'anni, di cui ventimila educatori a tempo pieno. Un'organizzazione capillare in tutt'Italia, l'Associazione guide e scouts cattolici italiani. Gli scout continuano silenziosamente nel loro impegno. E' lontano il tempo delle barzellette sui ragazzi che aiutano le vecchine ad attraversare la strada. Oggi gli scout sono impegnati in prima persona e fanno, a loro modo, politica. Il segnale più eclatante della loro presenza lo diedero t^e anni fa, in Abruzzo, quando concentrarono in un maxicampeggio (una Route, in gergo) quattordicimila ragazzi tra i sedici e i vent'anni. Giovanni Paolo II si recò a dare la benedizione. In quell'occasione fu distribuito un questionario curato dai sociologi Achille Ardigò, Costantino Cipolla e Stefano Martelli. Risposero in diecimila. Quel questionario oggi è diventato un libro che riserva diverse sorprese. Chi sono gli scout, innanzitutto? I giovani intervistati — gli uomini sono chiamati «rover» e le donne «scolte» — sono per lo più figli della borghesia intellettuale. Il 60 per cento viene da una famiglia di imprenditori, professionisti, dirigenti, impiegati o insegnanti. Soltanto il 16 per cento viene da una famiglia operaia e il 17 per cento ha un padre artigiano o commerciante. Nel cinquanta per cento dei casi, i genitori hanno una laurea o un diploma. Sono cattolici praticanti: il 65 per cento di loro va a Messa ogni domenica, il 21 per cento anche nei giorni infrasettimanali. E sono tutti impegnati nella società: seguono i fatti della politica, a volte aderiscono a specifiche iniziative, spesso sono coinvolti in prima persona nell'assistenza ad anziani, handicappati e tossicodipendenti. L'ambiente è uno dei problemi che sta maggiormente a cuore agli scout. Alla domanda «come pensi di impegnarti dopo Cernobil?», il 36 per cento vuo¬ le approfondire il problema energetico, il 30 per cento dichiara che promuoverà iniziative per la presa di coscienza, il 21,6 per cento ha partecipato in prima persona all'organizzazione dei referendum per la chiusura delle centrali nucleari. Ma d'altra parte uno scout è un «uomo del bosco», un ecologista convinto, da sempre. Diffidano dei partiti tradizionali. Il 21 per cento dichiara di «non interessarsi di politica». Ma se devono proprio dichiarare le loro preferenze dell'urna, fanno sapere che un quinto si astiene dal voto (e torna qui il 21 per cento di «disinteressati alla politica»), il 36 per cento vota de, il 10 per cento simpatizza per la nuova sinistra (radicali, verdi e dp), un altro 10 per cento è socialista, l'8 per cento è comunista. Gli altri votano msi o altri partiti laici. Una situazione variegata. Non a caso l'Agesci, secondo Co¬ stantino Cipolla, è diventata «un'associazione di confine tra mondo cattolico e mondo laico, in grado di svolgere un'opera di reclutamento e di socializzazione delle giovani generazioni anche in ambienti modernizzanti». «I risultati dell'indagine ci hanno fatto piacere — commenta Emanuele Rossi, responsabile nazionale di "rover" e "scolte" — e confermano alcune cose che già avevamo capito. I giovani scout assimilano i nostri valori. La nostra educazione funziona. L'impronta paritaria tra i sessi è fortissima, ad esempio, molto più che nei loro coetanei. Un quinto dei "rover", poi, sceglie il servizio civile in sostituzione di quello militare». Il metodo educativo scout è costruito su tappe successive. Il ragazzo «impara a crescere, proponendosi e raggiungendo degli obiettivi per imprese sempre nuove e più impegnative». II metodo fonde la «cura della salute fisica», l'abilità manuale e il «servizio agli altri». Si comincia con i giochi, secondo l'insegnamento di Baden-Powell. Si finisce con il volontariato civile di impronta cristiana. In mezzo la natura, o meglio il «bosco» attraversato da piste, sentieri e strade dove vengono lanciati gli scout alla scoperta del mondo. Ma oggi la natura è sconvolta dall'impatto della società industriale. E c'è la giungla urbana. Ardigò ne conclude: «La tradizione scout ha da essere rinnovata per essere salvata in un tempo di accresciute colossali incertezze, ma pure di qualche speranza. Credo che la tradizione vada ripensata, mirando a formare persone autodirette e solidali che affrontino l'ignoto anche se l'ignoto non si presenta con lo spettacolo della natura madre provvida». Francesco Grignetti Un'immagine del raduno dell'86 a Piani di Pezza Qui si ritrovarono quattordicimila ragazzi

Persone citate: Achille Ardigò, Ardigò, Cipolla, Costantino Cipolla, Giovanni Paolo Ii, Pezza, Robert Baden-powell, Sono, Stefano Martelli

Luoghi citati: Abruzzo, Baden-powell, Italia, Roma