Il pm vuol cancellare il caso Cirillo «Assolvete tutti» di Fulvio Milone

Il pm vuol cancellare il caso Cirillo «Assolvete tutti» Solo Cutolo è da condannare Il pm vuol cancellare il caso Cirillo «Assolvete tutti» NAPOLI. Il «caso Cirillo» non è mai esistito, se non sulle prime pagine dei giornali o nella mente di qualche avido camorrista con smanie di protagonismo. E' questo il «teorema» contenuto nella requisitoria di Alfonso Barbarano, pubblico ministero al processo per le presunte trattative che condussero alla liberazione dell'ex assessore regionale, sequestrato dalle Brigate rosse nella primavera dell'81. L'accusa è clamorosamente prodiga di richieste di assoluzione. Il pm chiede che a pagare siano solo tre dei quindici imputati: i camorristi Raffaele Cutolo (5 anni di reclusione), Errico Madonna (4 anni) e Corrado Iacolare (3 anni e 6 mesi). Avrebbero tentato, senza riuscirvi, di estorcere allo Stato danaro, appalti e altri favori in cambio di un interessamento per la liberazione di Cirillo. Per il pentito Giovanni Pandico, che denunciò se stesso per accusare i -suoi ex amici, è stata chiesta l'assoluzione. Per il direttore del carcere di Ascoli Piceno Cosimo Giordano ed altri cinque agenti, il pm propone il proscioglimento dall'accusa di aver cancellato dai registri i nomi degli «007» e dei camorristi latitanti in visita a Cutolo. Assoluzione anche per l'ex questore di Napoli Walter Scott Locchi e per il commissario Ciro Del Duca, che avrebbero fatto sparire lettere compromettenti sequestrate a Cutolo. Nessuno dovrebbe pagare anche per la pubblicazione sull'Unità del falso documento, fabbricato dal boss della mala napoletana, su un presunto coinvolgimento nelle trattative dei leader de Scotti e Patriarca: il pm propone il non luogo a procedere per la prescrizione del reato di diffamazione per la giornalista Marina Maresca e per l'ex direttore del giornale comunista, Claudio Petruccioli. Va prosciolto anche Luigi Rotondi, i'uomo che indusse la cronista a scrivere gli articoli: il reato di falso è caduto in prescrizione. Con la sua requisitoria-fiume, il pm Alfonso Barbarano tenta di liquidare sei anni di in¬ dagini svolte tra mille difficoltà dal giudice istruttore Carlo Alemi, autore della monumentale ordinanza di rinvio a giudizio sul caso Cirillo. Là dove Alemi punta l'indice contro i vertici della de dell'epoca, accusandoli di avere favorito segretamente le trattative, Barbarano sostiene il contrario: «Se un leader de si fosse davvero recato in carcere da Cutolo, qualcuno dovrebbe pure averlo notato. Invece nessuno ha visto nulla». Barbarano divide in due categorie i tanti pentiti comparsi in questo processo: quelli della camorra, del tutto inattendibili; quelli delle Br, decisamente più credibili. Le confessioni dei primi sono «contraddittorie e prive di riscontri». Sono tutte «concordanti», invece, le dichiarazioni degli ex terroristi napoletani: «Essi negano un ruolo attivo della de. E c'è da credergli perché, se fosse accaduto il contrario, le Br avrebbero avuto tutto l'interesse a dare massima pubblicità al fatto: l'effetto destabilizzante sarebbe stato immediato ed efficace». Secondo il pm rimangono intatti anche la credibilità e l'onore dei servizi di sicurezza, Sismi e Sisde, «che stabilirono contatti con il boss Cutolo solo nel legittimo tentativo di individuare la prigione brigatista». «Atteggiamento non riprovevole né rilevante dal punto di vista penale»: così il pm definisce l'operato degli «amici e parenti» di Cirillo, che raccolsero il riscatto di un miliardo 450 milioni preteso dalle Br in cambio della vita dell'ostaggio. Chi pagò? «Saperlo non ha alcuna importanza — obietta Barbarano — né sono punibili le reticenze dei testimoni interrogati su circostanze irrilevanti dal punto di vista penale». L'unico vero colpevole, insiste il pm, è dunque il «camorrista di ferro» Raffaele Cutolo. Avvicinato dai servizi segreti che facevano il loro dovere, il boss avrebbe tentato di trarre il maggior vantaggio possibile. «Ma nessuna sua richiesta fu esaudita», conclude Barbarano. Fulvio Milone

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Napoli