Ustica, tensione fra i militari di Giovanni Bianconi

Ustica, tensione fra i militari Il maresciallo Carico, contro tutti, conferma: «Vidi cadere il Dc9, lanciai l'allarme» Ustica, tensione fra i militari / confronti non risolvono ancora i misteri ROMA. Resta l'enigma su quanto accadde, la sera della strage di Ustica, nel centro-radar di Marsala. I confronti dei militari, davanti al giudice Bucarelli, non portano novità: ognuno è sulle sue posizioni, anche se qualche certezza maturata 10 giorni fa oggi diventa dubbio mentre affiorano i «forse» e i «mi sembra di ricordare». Da una parte c'è il maresciallo Calicò, che insiste nel dire di aver visto cadere il Dc9 dell'Itavia e di aver dato l'allarme. Dall'altra gli ufficiali e i sottufficiali che continuano a negare: l'allarme arrivò da Roma e da Palermo, loro stavano facendo l'esercitazione «Synadex». Ma il mistero è ripiombato anche sul centro-radar di Lieola. Mario De Crescenzo, l'ufficiale imputato di aver distrutto nell'84 il registro con le trascrizioni dei segnali radar, ha detto di non aver mai visto il documento, che non risulta nemmeno nel verbale di consegna sottoscritto quando assunse la direzione del centro, nell'82. «Carico conferma tutto, gli altri rimangono annegati nella loro palude», rivela in una sosta dei confronti l'avvocato di parte civile Ferrucci. «Attraverso i documenti già in atti si può desumere che quanto afferma il maresciallo è falso», ribatte l'avvocato Taormina, difensore di uno degli ufficiali imputati di falsa testimonianza e favoreggiamento. La tensione che si respirava tra i militari in attesa si è riversata anche sui confronti, tanto che il giudice istruttore Bucarelli ha minacciato di arrestare un sottufficiale per cercare di tirargli fuori la verità. Di fronte a Carico c'era il maresciallo Sardu, il quale dice di essere stato avvisato da Palermo della scomparsa del Dc9 e di aver dato successivamente l'allarme. Sardu ha confermato la sua versione ed anche che il decadimento della traccia del Dc9, avvertito sul monitor da Carico, non poteva giustificare un allarme. Ma Carico ha ribadito che il rilevamento non era affatto «normale» e per questo avvisò il tenente Giordano che gli sedeva a fianco. Carico è stato messo a confronto con lo stesso Giordano. Adesso l'ufficiale nega di essere stato avvisato dal suo sottoposto, ma ricorda che nell'88, prima degli interrogatori dei giudici di Marsala, ammise di aver visto decadere la traccia del Dc9. In mattinata, prima che iniziassero i confronti, si sono svolti gli interrogatori del colonnello Mario De Crescenzo, ex comandante del centro radar di Licola, e dell'ex aviere Mario Di Giovanni, che si trovava a Marsala la sera dell'incidente. E nella verità «ufficiale» si sono aperte nuove crepe. De Crescenzo è imputato di concorso in soppressione di atti perché sotto il suo comando, nell'84, venne distrutto il registro «DAI» con le registrazioni effettuate a Licola la sera della strage. L'ufficiale si è difeso accusando. Quando lui arrivò nell'82, ha detto ai giudici, dal verbale di consegna non risultava alcun modello «DAI ». Solo dopo essere stato imputato, De Crescenzo ha detto di essersi accorto dell'esistenza di un protocollo di distruzione firmato da un sottufficiale, che adesso i giudici possono identificare. I magistrati chiameranno a questo punto anche Aurelio Mandes, comandante di Licola al momento della strage e fino all'82, per chiedergli ragione della mancanza del registro. L'ex aviere Di Giovanni, invece, ha messo nuovamente in dubbio l'autenticità dell'elenco delle presenze a Marsala la sera del disastro: per giustificare la presenza del maresciallo Gioia (successivamente risultato in ferie) dovrebbe essere stato compilato prima del 13 giugno '80. Ma Di Giovanni ha preso servizio a Marsala solo il 16 giugno: come faceva a comparire in un organigramma stilato prima di quella data? Infine il ministro Lagorio ha definito «priva di qualsiasi fondamento» la notizia che da Marsala gli furono mandati, subito dopo l'incidente, i tracciati radar. Il capitano Ballini, che in due distinti interrogatori aveva precisato questa circostanza, ha replicato con uno stizzito: «Ne prendo atto». Giovanni Bianconi