«Il golpe-fiasco di Bush»

«Il golpe-fiasco di Bush» PANAMA Il Congresso e i giornali accusano la Casa Bianca, il Presidente nega tutto «Il golpe-fiasco di Bush» / retroscena del mancato attacco a Noriega WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il golpe contro Noriega di martedì è stato un'altra Baia dei Porci, il clamoroso fiasco dello sbarco Usa a Cuba nel '61. Dopo aver contribuito a organizzarlo e aver appoggiato i golpisti per le prime due ore, Washington si è tirata indietro, rifiutando persino di prendere in consegna il dittatore catturato. Asserragliato nel ministero della Difesa, con Noriega prigioniero, il leader del golpe, il maggiore Giroldi Vega, ha atteso invano per tutta la mattinata un segnale dalle truppe americane. Quando sono arrivati i soccorsi de! dittatore, gli ha ordinato di buttarsi a terra. «Noriega vide che il maggiore tremava e sudava» ha scritto ieri il Wall Street Journal in una drammatica ricostruzione degli eventi. «Rifiutò di obbedirgli. Il generale sono io, gli disse, io do gli ordini... Morirai, aggiunse, i tuoi soldati si stanno arrendendo. Sei un uomo morto... Giroldi lasciò cadere il mitra e si arrese... Fu ucciso sul posto da una raffica di mitragliatrice sparata da Noriega». A queste conclusioni sono giunti ieri la Commissione ai Sei-vizi Segreti del Senato, alcuni funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato incaricati di accertare i fatti, e numerosi giornali e tv. Di fronte al ridicolo e al biasimo di cui rischia di essere coperto, Bush ha smentito tutto. Ecco la ricostruzione dettagliata degli eventi. Venti giorni fa la moglie del maggiore Giroldi avverte la Cia a Panama che il marito e un gruppo di ufficiali vogliono l'aiuto Usa per un golpe contro Noriega. Per due settimane non succede nulla, e Washington non si preoccupa di predisporre piani di emergenza. Poi domenica scorsa, poco dopo mezzanotte, la donna fa incontrare il marito con due agenti della Cia. Giroldi annuncia il golpe per il giorno seguente o martedì, e chiede che le truppe americane blocchino le due strade d'accesso al ministero della Difesa, che comunque passano nella loro zona, per impedire l'arrivo di eventuali soccorsi di Noriega. I due agenti consultano Washington e rispondono di sì, ma a patto che il dittatore non venga ucciso, perché la legge Usa, spiegano, vieta gli assassini politici. Ma lunedì non succede nulla e il generale Thurman, il comandante delle truppe americane, che è nuovo di Panama, incomincia a dubitare dei coniugi Giroldi, e fa un rapporto negativo al Pentagono. Martedì mattina alle 7,30 locali scatta il golpe e le truppe Usa bloccano le due strade. Ma a quel punto ha inizio un'impasse inspiegabile. La signora Giroldi, che coi bambini cerca di rifugiarsi nella base americana per sicurezza, viene fermata perché nessuno sembra sapere degli accordi. Non vengono stabiliti contatti diretti coi golpisti fino alle 11,30, cioè fino a quando due di loro, stanchi di aspettare, riescono a raggiungere il generale Cisneros, il vice di Thurman. Altro tempo prezioso viene perduto in una di¬ scussione sulla soite di Noriega: Giroldi vuol consegnarlo alla base Usa, ma non vuole che sia estradato in Florida, dove è incriminato per traffico di droga, perché ciò solleverebbe un'ondata di antiamericanismo a Panama. Pare che un elicottero sia stato mandato a prelevare il dittatore, ma a metà strada riceva l'ordine di fare dietro front. Quando da un apparecchio sbarcano in un piccolo aeroporto vicino i rinforzi di Noriega, nessuno cerca di bloccarlo. Alle 13,30, la sorte dei golpisti è segnata. Mentre Giroldi e gli altri ufficiali oppongono un'estrema resistenza, l'Alto Comando Usa a Panama è in riunione, come lo sono Bush e i suoi consiglieri a Washington. Si tratta dell'ennesima riunione inconcludente della tragica giornata. Nessuno ha le idee chiare, nessuno decide nulla. Le riunioni finiscono nel momento in cui Bush riceve un telegramma con su scritto: «Noriega ha vinto». Un'ora dopo, il dittatore scatena la repressione, [e. e]