Sciopero, 500 emendamenti alla legge di Gian Carlo Fossi

Sciopero, 500 emendamenti alla legge A Montecitorio slitta tra le polemiche la discussione del testo già passato al Senato Sciopero, 500 emendamenti alla legge Donat-Cattin chiede modifiche, il sindacato si oppone ROMA. Cinquecento emendamenti presentati dai diversi gruppi parlamentari e un mare di polemiche rischiano di bloccare il disegno di legge sulla disciplina dello sciopero nei servizi pubblici (dai trasporti alla scuola), giunto in dirittura di arrivo. In più, ci sono cinque o sei modifiche chieste ieri dal ministro del Lavoro, DonatCattin, che affrontano alcuni nodi irrisolti nel testo approvato dal Senato e rielaborato alla Camera, ma che trovano la netta opposizione di non pochi membri della commissione Lavoro. Si aggiunge la crescente preoccupazione dei sindacati di fronte alla possibilità di uno stravolgimento delle intese con le forze politiche. «E' un passaggio indubbiamente difficile», commenta l'on. Andrea Borruso (de), relatore di maggioranza, che ha completamente riscritto il disegno di legge nel tentativo di rendere le norme più chiare ed efficaci. La conferenza dei capigruppo aveva indicato la data del 16 ottobre per l'inizio della discussione alla Camera, ma questo termine non potrà essere rispettato. «Prima — osserva Borruso — si dovrà decidere in commissione Lavoro la sorte dei 500 emendamenti proposti dai vari settori politici. Ci dovremo anche pronunciare sulle modifiche suggerite da DonatCattin. E' necessario arrivare all' accordo per il ritiro di buona parte degli emendamenti». L'operazione è già stata tentata mercoledì, ma non è riuscita. «Perché dovremmo ritirare gli emendamenti — obiettano le opposizioni — proprio mentre il governo interviene con controproposte su alcuni dei punti-chiave?». Anche nella maggioranza affiorano resistenze: il pri annuncia che non voterà il testo predisposto dal comitato ristretto, se non su¬ birà «significative modifiche». A questo punto, si svegliano i sindacati. «E' normale — rileva il segretario della Cgil, Ottaviano Del Turco, — che un ministro del Lavoro da poco eletto voglia dire la sua sulla legge più importante che il Parlamento sta per varare su una materia tanto complessa. Donat-Cattin, però, conosce bene le difficoltà per trovare un'intesa all'interno del sindacato e sa bene quali ostacoli abbia superato il Senato per approvare il provvedimento». Del Turco insiste: «Qualunque tentativo di forzare in una direzione o nell'altra produce, ora, un effetto: non un miglioramento della legge, ma il blocco, la non approvazione. Quindi, pur giudicando legittimo il desiderio del ministro di capire di più, un fatto è certo: è meglio una legge buona, che un'ottima legge, la quale non divenga mai legge». Il relatore Borruso, peraltro, ritiene che meritino attenzione almeno alcune delle richieste del ministro. In particolare: 1) il testo prevede che sia il commissario del governo presso la Regione a promuovere il ricorso alla precettazione; il ministro sostiene che la prerogativa tocca al prefetto; 2) il testo considera come promotori dello sciopero (e, quindi, suscettibili di sanzioni), non solo i sindacati, ma anche i cobas; DonatCattin suggerisce, invece, che si debba limitare al sindacato, perché solo questo ha in concreto qualcosa da perdere, a meno che — osserva Borruso — non si trovi il modo per colpire anche i cobas in caso di inadempienza; 3) il ministro chiede chiarezza sui poteri della «commissione di garanzia» e sulla sorte delle decisioni prese nei diversi momenti, mentre il testo pare generico. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Andrea Borruso, Borruso, Del Turco, Donat-cattin, Ottaviano Del Turco

Luoghi citati: Roma