Il Papa nell'Oriente diviso

Il Papa nell'Oriente diviso Giovanni Paolo II sorvolerà l'Urss e visiterà Seul, l'Indonesia e Mauritius Il Papa nell'Oriente diviso Una Messa per le due Coree e la sosta a Timor ROMA. Giovanni Paolo II parte questa mattina per il suo quarantaquattresimo viaggio fuori dei confini d'Italia: Seul, l'Indonesia, con una visita lampo a Timor Est, già carica di polemiche, e le Isole Mauritius sono le tre tappe di questa lunga cavalcata all'altro capo del mondo. Quando la sera del 16 ottobre il jet toccherà terra a Ciampino, il «tour» papale sarà stato di oltre 39 mila chilometri, quasi un periplo del globo. In assoluto, nella cronaca degli spostamenti di Giovanni Paolo II, la trasferta appena iniziata si colloca al secondo posto, dopo il pellegrinaggio nel Pacifico che nell'86 lo portò dal Bangladesh alle Seychelles, passando per Singapore, Figi, la Nuova Zelanda e l'Australia, per un totale di poco meno di 49 mila chilometri. Per la prima volta, l'aereo papale sorvolerà l'Unione Sovietica (inviando, come è consueto, un messaggio di saluto alle autorità) e l'Ungheria; un frutto della perestrojka e dei rapporti in «crescendo» fra il Vaticano e il Cremlino. Da Pechino, invece, è giunto un secco diniego alla richiesta di sorvolo. Non sono state fornite spiegazioni, ma la condanna della strage di Piazza Tienanmen pronunciata dal Papa, e ribadita con termini ancora più forti il giorno seguente dal cardinale segretario di Stato, Agostino Casaroli, può essere un motivo sufficiente. A causa del «no» cinese, l'aereo papale effettuerà uno scalo tecnico a Venezia, per rifornirsi di carburante. Non è questa la sola complicazione diplomatica che il tour papale sfiorerà, o incontrerà direttamente nei prossimi giorni. La prima tappa è in Corea del Sud, a Seul, dove Giovanni Paolo II, accolto da misure di sicurezza eccezionali, chiuderà il Congresso eucaristico internazionale. Il tema è «Cristo nostra pace», ma ai significati religiosi se ne affiancano alcuni politici. Sabato, in coincidenza con l'arrivo del Pontefice, verrà celebrata una messa al 38° parallelo, nella zona smilitarizzata, per «la pacifica riunificazione delle due Coree». C'è chi ipotizza una preghiera del Pontefice a Torà Op, lungo il confine con il Nord comunista (un'eventuale decisione in questo senso verrebbe però presa all'ultima ora). Sarebbe una risposta al «no» delle autorità di Pyonyang alla richiesta del cardinale Kim di permettere a una ventina di cattolici nord-coreani di partecipare alla visita. Le iniziative pro-riunificazione sono guardate con ostilità a Nord, e con un certo sospetto a Sud; un clima che ha coinvolto anche il cardinale Kim, accusato di aver violato la legge per la sicurezza nazionale per non aver informato il governo della visita compiuta al Nord da un deputato cattolico dell'opposizione. Ci si attende che il Papa confermi il suo appoggio alla duplice azione svolta da Kim (per la riunificazione e la reale democratizzazione del Paese); e che ne parli soprattutto ai giovani, che durante la Messa all'Oiympic Gymnastics Hall porteranno come doni una miniatura di «Cocktail molotov» e quella di un contenitore di gas lacrimogeni, insieme con una Bibbia, simbolo di due approcci opposti al problema della convivenza. Il centro del viaggio sarà l'Indonesia, a stragrande maggioranza musulmana, e dove la chiesa cattolica, in forte crescita, teme una progressiva islamizzazione. Centosettanta milioni di abitanti, trecento gruppi etnici, duecentocinquanta lingue e dialetti, tredicimila isole: è il quinto Paese più po¬ polato del mondo, e le spinte a una reale democratizzazione (sotto la semi-dittatura di Suharto) stanno emergendo fra i giovani. L'organizzazione del viaggio ha obbligato il Vaticano a uno «slalom» complicato. Nel dicembre 1975 l'Indonesia ha invaso e conquistato Timor Est, ex colonia portoghese. Durante la guerra, e dopo, ci sono stati duecentomila mòrti (su seicentottantamila abitanti). Amnesty International, e il vescovo (che dipende direttamente dalla Santa Sede) parlano ancora adesso di arresti arbitrari, torture e morti. Un fronte di liberazione combatte per l'indipendenza, la questione non è stata ancora risolta dall'Onu. La sala stampa della Santa Sede aveva annunciato così il viaggio: «Visita a Seul (Corea), in Indonesia, alla diocesi di Dili (Timor Orientale) e in Mauritius». Una formula che non riconosceva né l'annessione, né l'indipendenza. Ma l'ultimo bollettino parla solo di «Seul, Indonesia e Mauritius». I giornali portoghesi accusano il «tradimento» vaticano. A Timor (90 per cento di cattolici) aspettano che il Papa parli. Marco Tosati!

Persone citate: Agostino Casaroli, Giovanni Paolo Ii, Suharto