Bush temeva un falso golpe

Bush temeva un falso golpe La Casa Bianca cerca di giustificare il mancato intervento militare a Panama Bush temeva un falso golpe Noriega per cinque ore in mano ai ribelli WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Clamorosi retroscena sul fallito golpe militare a Panama sono venuti ieri alla luce e hanno confermato che Noriega deve la sua permanenza al potere e forse anche la sua vita alla indecisione e alla debolezza degli Stati Uniti. Il dittatore, incriminato dal tribunale di Miami, che ha anche emesso un mandato di cattura, per traffico di droga, è stato prigioniero dei golpisti per almeno cinque ore e l'alto comando Usa nella zona del canale ne ha persino discusso l'estradizione. Ma la Casa Bianca non ha ordinato di intervenire alle sue truppe a Panama, ben 12 mila uomini, per due motivi. Perché temeva che il golpe fosse falso, fosse una manovra di Noriega per coinvolgerla in un'azione militare, e poterla poi scacciare dal canale. E perché fu colta di soipresa dagli eventi, senza un piano pronto, pur sapendo del progetto di golpe da due giorni. Nonostante le smentite e le controsmentite, il quadro si è delineato con precisione sufficiente a generare un vero processo a Bush, emerso dal dramma a Panama come il «whimp», il pavido, delle prime battute della campagna elettorale americana dell'88. Nel momento cruciale, al Presidente, che ha sempre invocato e continua ad invocare la deposizione di Noriega, sarebbe mancato il co- raggio di prendere quel minimo di misure che avrebbero spinto i battaglioni panamensi, mantenutisi neutrali durante la battaglia, a schierarsi contro Noriega. Il ministro della Difesa Cheney ha giustificato l'esitazione di Bush in alcune interviste alla tv e in una contestata deposizione al Congresso: «In primo luogo — ha detto — non sapevamo con esattezza che cosa stesse accadendo. In secondo luogo, i golpisti non erano dei democratici, erano altri militari che volevano il potere. Per ultimo, si sono rifiutati di consegnarci Noriega». La ricostruzione del golpe fatta a Panama da un anomino seguace di Noriega è la seguente. Guidati dal maggiore Giroldi Vega, insospettabile perché solo 18 mesi prima aveva spento un'insurrezione, i golpisti attaccano il ministero della Difesa. Il dittatore riesce a chiudersi nel bunker e a chiedere aiuti alla radio, poi si arrende. Per qualche ora, non accade nulla. Poi le sue truppe scelte giungono in aereo dalla provincia, atterrando a un piccolo aeroporto vicino, e contrattaccano. Se al generale Noriega sarà torto un capello, minacciano, tutti i rivoltosi verranno sterminati. Non è chiaro se Giroldi Vega deponga le armi o muoia combattendo: ieri, il senatore Helms, il leader della destra Usa, ha dichiarato che è stato ucciso «da Noriega in persona» 24 ore dopo la fine dell'insurrezione. Il capo del Pentagono Cheney ha confermato gli eventi, ma rifiutandone qualsiasi responsabilità: «I golpisti non hanno avuto contatti diretti con noi fino all'ultimo minuto. Soltanto quando si sono visti sconfitti hanno mandato due ufficiali a parlarci. E hanno respinto la richiesta di estradizione per Noriega». Ma non c'erano stati contatti nelle ore precedenti? Sì, ha risposto Cheney, ma erano stati così ambigui che non potevamo fidarci: non avevamo la certezza che avessero catturato Noriega. L'alto Comando non era in grado di decidere da solo? No, doveva consultarsi con' Washington ha spiegato il ministro.- Qui, Cheney è passato all'offensiva: «Oggi ci criticate perché non siamo intervenuti. Se avessimo usato la forza, oggi ci critichereste lo stesso». Le notizie provenienti da Panama indicano che il complotto fu più vasto di quanto si pensasse: l'altro ieri Noriega, a esempio, ha fatto arrestare tre membri dello Stato Maggiore, e una radio ha messo in dubbio che il capo dei congiurati fosse un giovane ufficiale. La maggioranza dei parlamentari americani ritiene impossibile che la Cia non fosse al corrente del progetto di golpe, e che l'alto Comando Usa sul canale non prevedesse l'arrivo di rinforzi per il dittatore. Nella polemica si è inserita l'Urss, che ha ammonito la Casa Bianca a non interferire nelle vicende interne panamensi «in violazione delle norme internazionali». A Città del Panama sono proseguiti gli arresti dei presunti spalleggiatori del golpe e Noriega promette «vita dura» agli oppositori: è stato incarcerato Valdez, il capo di gabinetto dell'ex candidato alla presidenza Eldara, mentre l'ex candidato alla vicepresidenza Guillermo Ford è riuscito a raggiungere Washington. Ennio Carette