Corsia o chiesa, il killer non si ferma

Corsia o chiesa,, il killer non si ferma Corsia o chiesa,, il killer non si ferma In Sicilia è strage: 312 morti e 150 feriti in nove mesi PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lupara, rivoltelle, anche uha mitraglietta. Mercoledì in Sicilia un'altra giornata nera con sette assassinati. Torna alla mente l'amaro sfogo del cardinale Salvatore Pappalardo dopo il delitto Dalla Chiesa: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Nell'Isola quest'anno sono state uccise 312 persone con oltre 150 feriti e per almeno quattro quinti sono stati omicidi di mafia. Catania, come l'altr'anno, ha il primato: da gennaio a oggi sono 91 gli assassinati contro i 74 di tutto il 1988. A Palermo i delitti nei primi nove mesi e cinque giorni del 1989 sono stati 64 e sei hanno avuto per vittime imputati del primo maxiprocesso alle cosche di Cosa nostra (altri 10 imputati dello stesso dibattimento furono uccisi l'anno scorso). A Messina, terza città siciliana, i cadaveri sono stati 14 soltanto in città. L'elenco delle «lupare bianche» si allunga ogni giorno. Nell'ospedale «Sant'Elia» a Caltanissetta il boss Rosario Ribisi, 47 anni, di Palma Montechiaro, è stato massacrato con il fratello Carmelo di 10 anni maggiore che l'assisteva in una corsia a 4 letti del reparto ortopedico dov'era in trazione con la gamba destra fracassata da due proiettili esplosi contro di lui martedì 26 settembre sotto casa. Era l'alba, Rosario Ribisi stava sollevando la saracinesca dell'autorimessa per uscire in automobile. I killer fuggirono subito dopo beffati dalla vittima che, ferita, era riuscita ad abbassare la saracinesca. Il sei agosto era già stato il turno del fratello minore Gioacchino e del marito di una nipote, Girolamo Castronovo, mentre mangiavano in pizzeria con parenti e amici. Oggi la sezione Misura di prevenzione del tribunale ad Agrigento avrebbe dovuto decidere se inviare i due fratelli Ribisi al soggiorno obbligato in quanto mafiosi. Il Siulp ha chiesto al ministro Gava di aprire un «posto fisso» della polizia nell'ospedale. Nell'armadio metallico accanto al letto assegnato a Rosario Ribisi polizia e carabinieri hanno trovato una pistola cai. 7,65 con un proiettile in canna che la vittima impacciata nei movimenti non ha fatto in tempo a impugnare quando nella tarda serata di mercoledì due assassini hanno fatto irruzione in corsia sparando all'impazzata. «Abbiamo solo sentito tanto rumore e visto tanto sangue che schizzava da ogni parte» ha raccontato uno degli altri tre pazienti risparmiati dai killer. Il clan dei sette fratelli Ribisi a Palma Montechiaro passa per uno dei Npiù temibili. Ora tre sono stati eliminati in due mesi. Un'altra sentenza di morte eseguita è quella di Luigi Raspa, 55 anni, ucciso con tre colpi di pistola sul sagrato della chiesa madre di Pietrabersia e sfuggito il 23 gennaio a un agguato nel quale furono feriti con lui Pietro Bongiovanni e Filippo Russo. Il primo è stato assassinato il 4 settembre e Raspa, quando è stato abbattuto dagli assassini, usciva dalla chiesa dove aveva assistito a una Messa in suo suffragio. Filippo Russo invece, dopo la sparatoria di gennaio, fuggì in Germania. Il secondo agguato è stato pure fatale a Messina per Giuseppe Giannetto, 41 anni, caduto con il fratello Daniele di 27. Erano cognati dell'on. Giuseppe Campione (de) presidente della commissione antimafia regionale che si è dimesso dall'incarico dopo il delitto, quando è stato di dominio pubblico che Giuseppe Giannetto, cieco dopo le ferite agli occhi riportate in un attentato tre anni fa, era stato denunciato lo scorso aprile dalla Squadra mobile per associazione mafioso e gioco d'azzardo. Campione, che rimasto vedovo, aveva sposato sette anni fa in seconde nozze Maria Pia Giannetto, ha dichiarato che con il cognato considerato la «pecora nera» della famiglia non aveva mai avuto rapporti. Ad Agrigento è stato ucciso l'imprenditore edile Michele Di Stefano, 40 anni, sorpreso davanti alla sua villa nel Lido di S. Leone; un fratello di questi, Filippo, nel 1982 fu inghiottito dalla «lupara bianca». A Giardini Naxos il proprietario di un negozio di calzature, Lucio Scuderi, 38 anni, denunciato dai carabinieri per associazione mafiosa, è stato crivellato con 7 proiettili di pistola. Antonio Ravidà