Piove cenere a Catania

Piove cenere a Catania L'Etna «frena» ancora l'eruzione Piove cenere a Catania CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una fastidiosissima pioggia di cenere, caduta sulla città nelle prime ore del pomeriggio, ha fatto capire ai catanesi — come se ce ne fosse stato bisogno — che l'Etna è ancora in piena attività. I segnali di quiete delle ultime quarantott'ore (sensibile diminuzione dell'attività sismica, rallentamento della colata incanalatasi nella valle del Bove) vengono accolti con prudenza dai vulcanologi. Il quadro dell'eruzione rimane estremamente complesso, con punte di alta spettacolarità. L'altro ieri notte, da Catania e dai paesi della costa ionico-etnea, era visibile una fortissima attività esplosiva. Fontane di lava alte centinaia di metri, boati, continue esplosioni. L'attenzione di tutti è concentrata, ormai da alcuni giorni, sul sistema di fratture creatosi fra quota tremila e quota millecinquecento, nella zona compresa fra il bordo meridionale della valle del Bove, monte Pomiciaro e Piano del Vescovo. Sono voragini larghe quasi un metro, estese per alcuni chilometri, provocate dalla pressione del magma che tenta di risalire in superficie. Temendo che lungo questa linea di frattura, piuttosto vicina ai centri abitati, si possa aprire da un momento all'altro un cratere, i vulcanologi e i responsabili della Protezione civile tengono sotto stretto controllo la zona e si preparano ad un'eventuale emergenza. Per fronteggiare ogni situazione di pericolo, l'altro ieri pomeriggio, da Roma, il ministro della Protezione civile Vito Lattanzio ha disposto l'invio in Sicilia dello speciale treno «Copifer». Si tratta di un convoglio composto da 28 vagoni, con alloggi, cucine, generatori di energia elettrica, potabilizzatori e servizi sanitari. Insomma un piccolo villaggio su rotaia in grado di ospitare duecento senzatetto. Il treno per adesso è fermo alla stazione di Maddaloni, in Campania, pronto a partire qualora se ne presentasse la necessità. Alla prefettura di Catania dicono che potrebbe arrivare in Sicilia nelle prossime ore. L'invio del treno e la predisposizione di altre particolari misure d'emergenza (si è pensato perfino di ancorare nel porto di Catania una speciale nave-albergo) sono segnali dell'evoluzione dei tempi, di un diverso modo di intendere la Protezione civile in Italia. «Noi ci stiamo preparando doverosamente a qualsiasi emergenza — ha detto ieri ad Assisi il ministro Lattanzio in una pausa dei festeggiamenti in onore di San Francesco, patrono d'Italia — anche se debbo dire che attualmente non emergono sull'Etna motivi di grande preoccupazione». «Tuttavia —ha continuato — abbiamo il dovere di predisporre qualsiasi intervento idoneo perché le popolazioni non corrano pericoli e cose e beni possano subire danni». Una conferma, dalle parole di Lattanzio, che durante la recente visita del ministro a Catania sono state esaminate tutte le possibili misure d'emergenza, compresa, pare, l'eventualità di un deviazione della colata che attualmente avanza nella valle del Bove, qualora questa si rendesse pericolosa. E' una strada, questa, già praticata sull'Etna. Durante l'eruzione del 1983, si tentò di deviare il fronte lavico con una potente carica di esplosivo. Le polemiche in quell'occasione furono tante, e i risultati inferiori alle aspettative. Nino Amante •MB La crepa che si è aperta sulle pendici del vulcano taglia in due la strada provinciale

Persone citate: Nino Amante, Vito Lattanzio