Il Csm spaccato, «intervenga Cossiga» di Francesco La Licata
Il Csm spaccato, «intervenga Cossiga» Il Csm spaccato, «intervenga Cossiga» / membri pei; «Da 15 mesi il presidente non si fa vedere» ROMA. Palazzo dei Marescialli, il «giorno dopo» comincia nel segno della polemica. E' di scena il caso Palermo, la spaccatura che ha portato alla «incriminazione» del giudice Giuseppe Ayala. Tengono banco i commenti sulla votazione della prima commissione del Csm che, oltre a coinvolgere il sostituto «falconiano», ha deciso di congelare la posizione di Alberto Di Pisa, sospettato di essere il corvo, e di non procedere nei confronti del presidente della Corte d'Appello, Carmelo Conti. Le reazioni più aspre sono dei comunisti che, in una conferenza stampa, hanno definito la vicenda «uno stravolgimento, da parte di una composita maggioranza, di tutte le regole e di tutti i precedenti». Secondo i componenti laici del pei eletti nel Csm (Carlo Smuraglia, Massimo Brutti e Mario Gomez d'Ayala) la vicenda che riguarda Alberto Di Pisa e le lettere anonime era stata sufficientemente istruita dalla prima commis¬ sione che, quindi, avrebbe dovuto chiuderla con la proposta di trasferimento d'ufficio per il presunto corvo. La storia, però, ha detto Smuraglia «è stata usata come un contenitore nel quale inserire tutti i "veleni" di Palermo. E questo non è corretto». Anche nei confronti di Ayala, per Smuraglia, si è proceduto scorrettamente. Il sostituto si era presentato spontaneamente per difendersi dalle accuse rivòltegli da Di Pisa, cosa che non gli sarebbe stata consentita. «Si è preferito mandarlo a casa e fargli poi avere un avviso di garanzia». La «protesta» dei membri laici del pei si è conclusa con l'invito che la prima commissione del Csm trascuri ogni altra attività ordinaria per occuparsi esclusivamente del caso Palermo. E' stato, poi, Massimo Brutti ad alzare il tiro. «Qualcuno — ha detto — vuol far affermare, magari a piccoli passi, quella logica dell'azzeramento, ufficialmente smentita». Quin¬ di ha ricordato che «è ormai un anno e tre mesi che nell'aula Bachelet non si vede il Presidente della Repubblica», che è anche presidente del Csm. «Abbiamo chiesto — ha aggiunto Smuraglia — al vicepresidente Mirabelli di pregare il capo dello Stato di tornare a svolgere la sua funzione di equilibrio, moderazione e garanzia». . Il compito di rispondere, seppure a distanza, alle contestazioni dei comunisti è stato assunto da Nino Abbate, presidente della prima commissione e sostenitore della maggioranza che ha deciso di non limitare le indagini al solo caso Di Pisa. Abbate ha assicurato che la commissione intende chiudere gli accertamenti entro martedì e infatti sono stati già convocati nuovamente il giudice Ayala, il giornalista Toti Palma, collaboratore dell'Europeo, il sostituto procuratore Giuseppe Pignatone e il direttore del Banco di Sicilia di Palermo. A Ayala i consiglieri del Csm contestano un debito col Banco di Sicilia di circa 500 milioni e un episodio che ha avuto come protagonisti Toti Palma e il giudice Pignatone. Per quanto riguarda il debito, Ayala ha già avuto modo di chiarire che si tratta di un prestito acceso per ristrutturare due appartamenti di proprietà della moglie, ottenuto a fronte di garanzie immobiliari (un vigneto del valore di alcuni miliardi) offerte dalla signora La Lomia-Ayala. Un accordo tra coniugi che sarebbe venuto meno in seguito al deterioramento dei rapporti e alla successiva separazione. Toti Palma e Pignatone sono «testi» chiamati a chiarire un altro episodio che Di Pisa ha usato come «capo d'accusa» nei confronti di Ayala. L'ex pubblico ministero, ha raccontato il presunto corvo, avrebbe fatto pressioni (coinvolgendo anche il magistrato Vincenzo Geraci, attualmente membro del Csm) su Pignatone per sapere se tra le carte di una certa indagine fossero finiti alcuni assegni negoziati da Annastella Bordonaro, moglie di Toti Palma. Così Ayala avrebbe favorito l'amico giornalista, al quale, ha raccontato ancora Di Pisa, andavano le confidenze del giudice. Se c'è qualcosa di vero i consiglieri della prima commissione lo sapranno martedì prossimo. Di conseguenza potranno decidere se procedere contro Ayala, chiedendone il trasferimento al plenum, o archiviare tutto. Ai comunisti, Abbate ha replicato che la sua posizione era chiara sin dall'inizio. «Ho sempre pensato che i mali di Palermo non potessero essere circoscritti al corvo. Sono convinto, ad esempio, che Conti in questa vicenda ha agito in modo improprio e che occorreva fare accertamenti anche sulla sua attuale compatibilità all'incarico. Per molto meno fu trasferito d'ufficio l'ex procuratore generale di Roma, Franz Sesti». Francesco La Licata
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