«Quel pentito calunnia» di Giuseppe Zaccaria

«Quel pentito calunnia» «Quel pentito calunnia» Accusa Lima per Dalla Chiesa: incriminato PALERMO. «Salvo Lima fu il mandante dell'assassinio del generale Dalla Chiesa»: nel fumo che ricomincia ad avvolgere le cose palermitane ecco turbinare l'ennesimo brandello di verbale, ecco esplodere la nuova bomba a retrocarica che questa volta, però, sembra destinata a non far danni. Giuseppe Pellegriti, «pentito» catanese, accusa il padrino della vecchia de palermitana di aver ordinato non solo l'assassinio del generale e di sua moglie, ma anche quelli di Piersanti Mattarella e di Pio La Torre. Per il momento il solo risultato che ha ottenuto è stato quello di un'incriminazione per calunnia da parte del giudice Giovanni Falcone, ma la storia non è ancora conclusa. Per l'avvocato della famiglia Dalla Chiesa, nonostante la risposta di Falcone, queste dichiarazioni «squarciano un velo di silenzio che dura da anni». Lima, aduso a ben altre tempeste, ribatte gelido: «Non so se ridere o piangere». Uno scambio d'accuse che già aveva diviso per anni i familiari del generale da buona parte della de pa¬ lermitana rischia di rinnovarsi. Mancava solo questo elemento, per aggiungere elementi di confusione a un clima che si va facendo sempre più indecifrabile. E il fatto che quelle di Pellegriti fossero in qualche modo delle rivelazioni annunciate, non fa che rendere sempre più evidenti le dimensioni di uno scontro che si combatte ormai con tutti i mezzi. Il «pentito», lo si sapeva da giorni, stava parlando nel carcere di Alessandria, l'altro ieri la corte d'assise d'appello di Palermo (quella che sta portando avanti il cosiddetto «maxi bis») avevt deciso di trasferirsi in Piemonte per interrogarlo. Le prime indiscrezioni erano filtrate dopo poche ore: ieri, poi, la conferma di un avvocato di parte civile, Alfredo Galasso. «A decidere l'assassinio di Dalla Chiesa fu una persona molto in alto, una persona di Palermo, o di Roma»: dinanzi al presidente della corte d'assise, Vincenzo Palmegiano, il «pentito» ha cominciato a rispondere tenendosi sul vago. Poi ecco la dichiarazione a verbale: «A ordinare quei tre delitti fu l'ono¬ revole Salvo Lima. Me lo ha raccontato Nitto Santapaola, il «boss» catanese. Dalla Chiesa stava indagando sui suoi rapporti con l'impresa Costanzo». A sostegno dell'affermazione, ecco elementi sugli esecutori del delitto. A sparare in via Carini furono in cinque, racconta il «pentito», tre catanesi e due palermitani. I nomi? Nitto Santapaola, Salvatore Tuccio, Carlo Campanella... Come, Campanella? Il «pentito» parla forse di Carlo Campanella? «Sì, proprio lui». Ma non si tratta di un mafioso arrestato nel luglio dell'82, cioè quasi due mesi prima della strage di via Carini? Dinanzi all'obiezione Pellegriti tentenna, poi sbotta: «Non so che dire. Forse facendomi questi nomi Santapaola si riferiva ad uno del gruppo di Campanella, non personalmente a lui». Il sasso comunque è lanciato. Giovanni Falcone, che aveva già interrogato il «pentito» catanese, ribatte alle accuse a suo modo. Nessuna dichiarazione, ma un mandato di cattura che parla da solo. Neanche la PalerI mo che vede Lima come il fumo negli occhi, e nel granitico gruppo d'interessi rappresentato dal «boss» democristiano individua l'autentico cancro della città, ritiene opportuno commentare. Nell'affare Dalla Chiesa di «supertestimoni» se ne sono visti spuntare come funghi. Spesso le loro rivelazioni sono servite a distogliere l'attenzione da vicende concrete scatenando rincorse ai fantasmi. La via alle polemiche è aperta. Francesco Caroleo Grimaldi, patrono dei Dalla Chiesa, adesso ricorda che «certi nomi furono anticipati dai difensori di parte civile già due anni fa, in occasione del primo processo». Alfredo Galasso, ex componente del Csm, ricorda le recenti scoperte sui legami tra mafia e «neri» per far notare come «nelle indagini sul caso Mattarella due mandati di cattura siano stati emessi sulla base delle dichiarazioni di Pelleriti». Questa mattina, nell'aula bunker di Palermo, alla ripresa del processo, di quelle accuse sarà data pubblica lettura. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Alessandria, Falcone, Lima, Palermo, Piemonte, Roma