Angela degli abissi: «Ho imparato dai delfini» di Pierangelo Sapegno
Angela degli abissi: «Ho imparato dai delfini» Una ragazza ha battuto in apnea il record mondiale di Majorca scendendo a -107 metri: «Posso migliorare» Angela degli abissi: «Ho imparato dai delfini» La donna che per la prima volta ha sconfitto i maschi nello sport ISOLA D'ELBA. Angela degli abissi ce l'ha fatta. Per la prima volta nello sport una donna ha battuto tutti gli uomini, è scesa in fondo al mare dove mai nessuno aveva osato arrivare, e come mai nessun uomo aveva nemmeno tentato di fare: Angela Bandini, 28 anni, da Rimini, è andata a 107 metri sotto il pelo dell'acqua e quand'è tornata su ha pure sorriso: «Per me è stata come una passeggiata. Questo non è il mio limite, posso migliorare». E' il nuovo primato assoluto di apnea in assetto variabile, cioè andando giù con i pesi e togliendoli per risalire. La chiamano «la sirena», i suoi amici, perché è bionda e ha i capelli lunghi sulla schiena, e perché un tempo giocava con i delfini portando una monopinna che le stringeva le gambe. Eppure è uno scricciolo questa donna, così piccola e così esile, alta appena un metro e 55 centimetri, tutta muscoli e ossa: chissà dove ha trovato il cuore per scendere 107 metri in 55 secondi. Dice che la forza ce l'ha nella testa, che «è solo questione di testa, bisogna volerle, le cose». Angela deve aver ragione. Per questo, forse, il giorno dopo è tornata nel mare, a dondolarsi su una barca, al largo, dove vanno solo i pescatori, a cercare totani e a far corallo, mentre tutti la inseguivano. «Sto meglio nel mare che su una strada, ho meno paura». E come fa una donna a essere più forte di un uomo? Così, dice lei: «Da sempre ho avuto qualcosa che assomiglia a un sentimento verso il mare. Non so come chiamarlo. Se c'entra il mio esser donna, chiamatelo così. Io la chiamo acquaticità. E' il sentimento, la capacità di riuscire a conquistare un rapporto di comunicanza speciale con il mare. Per questo ho meno paura di stare in strada. So che è qualcosa di molto complicato da spiegare, quante volte ho cercato di insegnarlo ai miei allievi. Ma non basta, forse non si può». Eppure, Angela da qualcuno ha imparato... «E' vero, magari ho imparato qualcosa dai delfini. Io facevo ginnastica da bambina, avevo conosciuto Nadia Comaneci. Poi mi sono rotta un braccio e ho smesso. Andavo al Delphinarium, a Riccione, e stavo lì per ore intere a guardare i delfìni, ammirarli, studiarli. Una volta i padroni.mi hanno detto: vabbé, se vuoi entrare, vai dentro. Mi tuffai. Non so se fu paura quella che provai subito, quando mi vidi arrivare addosso quest'animale grossissimo, in acqua sembra persino più grosso; però io mi immobilizzai, e fu un attimo, pensate un po': a me parve che lui si mettesse a ridere, mi sembrò davvero così. Mi girò intorno e credo che facemmo amicizia. Da allora, non ho più paura dei pesci e sto bene con i delfini. Da loro ho imparato per esempio come reagire quando s'incontra uno squalo, un animale che attacca il debole. Bisogna comportarsi come loro, far capire che non si è più deboli». Angela Bandini, però, ha fatto anche qualcos'altro di straordinario. Solo 23 giorni di allenamento e immersioni senza tappe di compensazione, come fanno tutti quelli che vanno giù nel mare a rischiare la pelle: sono bastati per raddoppiare il suo limite personale, che era di 52 metri. «Dentro di me tutte queste cose le avevo e sapevo di averle. Ma non sarebbero bastate. La mia fortuna si chiama Leo Amici, per questo dedico a lui questo primato, perché so che lo devo a lui. Leo è morto tre anni fa. Aveva fondato un'associazione, dei Ragazzi del Lago, impegnata per il recupero dei tossicodipendenti. Lui mi ha dato serenità. Quando 4 anni fa tentai di battere il record d'immersione femminile in apnea, durante gli allenamenti scendevo fino a 48 metri, poi mi sentivo scoppiare i timpani. Gli telefonai: fu lui a spiegarmi che cosa mi mancava. Fu lui a darmi la serenità, perché per entrare nell'acqua la cosa più importante è la testa». Tutto qui, davvero? «E poi ci dev'essere anche che noi donne magari siamo più forti. All'isola di Ekura ho visto le pescatrici Hama, le pescatrici di perle. Si mettevano una cera bianca sul viso, per protezione, un perizoma di cuoio. Quelle donne fanno un lavoro massacrante, delle 8 di mattina alle 8 di sera, un minuto a 20 metri, un minuto di ventilazione. Gli uomini, là, dirigono soltanto le barche. Un bel ricordo. Ma non ti sembra che l'avventura più bella sia quella di ieri?». Pierangelo Sapegno
Persone citate: Angela Bandini, Hama, Leo Amici, Majorca, Nadia Comaneci
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