La mafia all'offensiva
La mafia all'offensiva Uccisi anche i cognati del presidente dell'Antimafia siciliana (che si dimette) La mafia all'offensiva Mentre i giudici litigano, sei assassinati ROMA. Altri sei morti ieri in Sicilia. Due a Messina in pieno centro, due nell'ospedale di Caltanissetta, uno presso Enna e uno a Giardini Naxos. Ma mentre nell'isola riprende il massacro, a Roma è la «guerra dell'antimafia» che continua a imperversare, facendo vittime sempre nuove. Lo scontro non era stato mai così aspro, quasi che sulla gestione della lotta a «Cosa Nostra» stia per giungere la resa dei conti. A palazzo dei Marescialli non si spegne l'eco dello «strappo» che l'altra sera ha inaspettatamente provocato la messa sotto accusa di Giuseppe Ayala, uno dei personaggi-chiave della lotta alla piovra. Partito per valutare le accuse del «Corvo», per stabilire se Alberto Di Pisa fosse o no in grado di continuare il suo lavoro a Palermo, il Csm ha finito per prendersela con Ayala, appena due anni fa immagine della vittoria dello Stato nella storica sentenza del «maxi processo». Adesso il pei chiede a Cossiga di intervenire, come presidente del Csm, «perché venga ripristinato il rispetto delle regole», e dal Quirinale si fa sapere che il Presidente sta valutando attentamente la situazione, ed è probabile che nelle prossime ore, pur senza interferire, faccia sentire la sua voce. Ma le divisioni non riguardano solo i magistrati. C'è polemica alla commissione antimafia, dove Chiaromonte e Violante contestano al senatore Corleone, radicale, l'iniziativa di un'inconsueta «intervista» al pentito Salvatore Contorno. Se ne annunciano alla Camera, dove otto parlamentari del pei rinnovano gli attacchi all'alto commissario Sica sulla base di rapporti di polizia pubblicati da «l'Unità». Fra l'87 e l'88 il questore di Catania aveva chiesto misure di sorveglianza per i cavalieri del lavoro Costanzo, Rendo e Graci, la Procura aveva deciso di non prendere alcuna iniziativa. Ma obiettivo dell'attacco appare ancora una volta Domenico Sica: i parlamentari chiedono ai ministri della Giustizia e dell'Interno come mai, nonostante quei rapporti, Sica pochi mesi dopo non avesse trovato nulla da eccepire alla partecipazione del gruppo Costanzo a una gara d'appalto. Dall'alto commissario nessuna reazione, se non il richiamo al parere già espresso: Costanzo era, e rimane, solo indiziato, dunque la partecipazione a quella gara non poteva essere negata. In un quadro già fin troppo convulso, anche il delitto di Messina alimenterà divisioni. Dei due fratelli uccisi (Giuseppe e Daniele Giannetto) il primo è pregiudicato per reati di mafia. Ma solo ora si scopre che era cognato dell'on. Giuseppe Campione, ex segretario regionale de ma soprattutto presidente della commissione antimafia siciliana. Ciò che ha fatto scattare in serata le dimissioni del deputato. Zaccaria, La Licata, Amante A PAG. 3
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