Verona, aperta l'asta

Verona, aperta l' asta Crisi dei veneti: il presidente assediato da tifosi e creditori Verona, aperta l' asta IBenetton sono favoriti da Chiampan «Potrei cedere soltanto a loro» VERONA. «Non lascio il Verona, rimango alla guida nonostante a qualcuno dispiaccia. E il giorno in cui dovessi andarmene, lo farei soltanto per lasciare la società al gruppo Benetton». Fernando Chiampan ha deciso di uscire allo scoperto, prima di essere travolto dalla bufera contestratrice che ha accompagnato le ultime partite casalinghe dei gialloblù. E il presidente lo ha fatto tirando in ballo la famiglia Benetton, un marchio che da anni circola intorno alla società e che ha legato da tempo la sua immagine alle imprese sportive. Dei Benetton si era parlato nel calcio prima a proposito dell'Inter, ai tempi ancora di Fraizzoli, e poi sempre del Verona. Il gruppo, titolare di una solidissima polisportiva, che abbraccia varie discipline, dal basket al rugby, dalla pallavolo alla Formula Uno, aveva sempre smentito. Precisando però che un eventuale interessamento al mondo del pallone non poteva prescindere dalle salde radici venete della famiglia e delle imprese. Escluso il Treviso, entità troppo piccola per interessare un marchio così importante, rimaneva appunto il Verona. E' un'ipotesi imminente o soltanto un espediente di Chiampan per prendere tempo? Difficile stabilirlo. Di certo, la situazione diventa ogni giorno più calda. Dopo il pareggio col Lecce, che inchioda il Verona a 3 punti in fondo alla classifica, i tifosi hanno invocato a gran voce le dimissioni di Chiampan e del «vice» Polato, indicati come la rovina del Verona. I cori della curva «Chiampan e Polato, Verona rovinato» e «Vattene via, vattene via Chiampan» sono stati applauditi da quasi tutti gli spettatori. Quest'estate il Verona era sull'orlo del fallimento. Per evitare che fallisse il direttore sportivo Landri è stato costretto a vendere l'intera squadra cercando di incassare soldi e di ricevere in cambio giocatori per allestire una formazione abbastanza competitiva, ricorrendo agli esperti Magrin, Prytz, Fanna, Favero, Bodini, Acerbis, Iorio. «La squadra — spiega Landri — l'abbiamo costruita con una serie di operazioni che hanno fornito al Verona i soldi per sanare una situazione fallimentare. Bagnoli è rimasto. Con lui il miracolo della salvezza è più facile. Se non avessimo operato in quel modo il Verona non sarebbe stato iscritto al campionato, sarebbe finito nell'Interregionale». Magrin, Favero e Bodini sono giunti in cambio di Bonetti alla Juve. Prytz è arrivato dall'Atalanta per Caniggia e Bortolazzi, più 1 miliardo e mezzo. 3 miliardi e mezzo sono entrati con la cessione alla Roma di Berthold e Cervone. L'affare di maggiori proporzioni è stato concluso con la Fiorentina: la cessione di Pioli, Volpecina e Iachini ha fruttato 7 miliardi più il terzino Calisti e l'attaccante Pellegrini. Alla Lazio sono andati Troglio e Soldà in cambio di 2 miliardi e 100 milioni più Gutierrez e Acerbis. Bagnoli, dopo il pareggio con il Lecce, si è lamentato d'avere troppi doppioni, mentre certi ruoli sono scoperti. Il tecnico è parso molto demoralizzato. Landri ha ribattuto: «Io non vedo tutti i doppioni individuati da Bagnoli. Tra l'altro, nel calcio moderno l'interpretazione di più ruoli è caratteristica fondamentale. Bagnoli sapeva che dovevamo lottare per la salvezza. Lui non si deve demoralizzare. Se il comandante ritiene che la battaglia sia perduta, la sconfitta è certa». Il Verona naviga in un mare di debiti. Ancora oggi gli stipendi vengono pagati con difficoltà e si è ingrossato il numero dei creditori. Reclamano il pagamento delle loro azioni i soci Eros Mazzi e Paolo Vicentini, usciti da più mesi dal direttivo. Assieme possiedono un pacchetto azionario del 23%. L'ultimo termine per liquidare Mazzi e Vicentini è scaduto il 30 settembre senza che i due soci siano stati pagati. E la società rischia di finire in tribunale. Valentino Fioravanti Contestato. I tifosi ritengono Chiampan responsabile dei mali del Verona

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