L'ultimatum di Falck di Roberto Ippolito

L' ultimatum di Falck E' pronto a un accordo produttivo, non azionario, con l'Uva L' ultimatum di Falck «La francese Usinor è un alleato naturale» BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Anche Falck detta condizioni all'Uva. Il gruppo siderurgico privato è disponibile ad allearsi con il gruppo pubblico, ma solo entro certi limiti. In particolare, non sembra gradile la richiesta dell'Uva di entrare nel sindacato di controllo della Falck, attraverso l'acquisizione del 10,9% in mano all'industriale Steno Marcegaglia. «Continuiamo a lavorare per un accordo industriale, al di là del problema Marcegaglia», spiega il consigliere delegato Achille Colombo. Insomma, si tenta forse di circoscrivere l'eventuale intesa a un patto produttivo e non azionario. Ma c'è anche un secco avvertimento, qualora dovessero fallire i colloqui in corso. Puntualizza Colombo: «Se ci si mette d'accordo, bene, altrimenti seguiremo altre strade. Andremo in Euro¬ pa; la francese Usinor è l'alleato più naturale. Il fatto che l'.tlsinor abbia raggiunto intese con l'Uva in alcuni settori non impedisce che se ne trovino altre con noi». Falck accompagna quindi l'offerta di dialogo con una specie di ultimatum. Teatro del singolare confronto tra l'industria pubblica e privata è Berlino Ovest, dove oggi si conclude il congresso dell'Istituto internazionale del ferro e dell'acciaio. Lunedì Lupo e Gambardella, presidente e amministratore delegato dell'Uva, avevano proposto un accordo per razionalizzare la siderurgia italiana, pur accusando l'ipotetico partner di essere volubile. Ieri Falck ha risposto per le rime, pur evitando di approfondire la richiesta più delicata, quella relativa al patto di sindacato. «Il problema ora riguarda la proprietà e non la società», taglia corto Colombo. Ma anche Falck pone una ri¬ chiesta secca: vuole gestire lo stabilimento Delta Cogne che attualmente fa capo all'Uva. «L'accordo industriale per Delta Cogne — spiega Colombo — è un progetto che dà ad entrambi maggiori vantaggi; vogliamo studiare la possibilità che il controllo passi a noi». Lunedì, Lupo e Gambardella avevano però precisato che Cogne non è in vendita; sono pronti a discutere sul futuro dello stabilimento solo nell'ambito di un disegno strategico più ampio come l'ingresso nel gruppo Falck in posizione significativa. Ma Falck non ama ritrovarsi con un socio pubblico dentro casa e il discorso così si complica. Le scaramucce non mancano, e Colombo difende gli impianti di Sesto San Giovanni, che secondo l'Uva potrebbero essere chiusi al posto dell'altoforno di Bagnoli. Roberto Ippolito

Persone citate: Achille Colombo, Falck, Gambardella, Steno Marcegaglia

Luoghi citati: Berlino, Berlino Ovest, Cogne, Sesto San Giovanni