Londra - Duri attacchi contro Runcie di Mario Ciriello

Londra Londra Duri attacchi contro Runcie LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La regina Elisabetta e Margaret Thatcher, le due donne al vertice dell'Inghilterra, non vanno molto d'accordo, non è un mistero. Ma c'è un giudizio che oggi condividono: l'arcivescovo di Canterbury parla troppo. In pochi giorni, il garrulo prelato è riuscito a innervosire la monarca e ad esasperare la dama di ferro. Non basta. Ha insospettito e infastidito anche la maggioranza degli inglesi. Bisogna distinguere tra queste gaffe. La più imperdonabile è la prima, quella che ha amareggiato Buckingham Palace e indignato innumerevoli fedeli. A Roma, l'arcivescovo Robert Runcie dichiarava: «Ncn potrebbero tutti i cristiani prendere nuovamente in esame quella specie di primato che il vescovo di Roma esercitava nell'antica Chiesa cristiana?». Nemmeno per sogno, rispondevano migliaia di fedeli anglicani. Una leadership del Papa? Runcie è impazzito. Nelle ore successive, l'arcivescovo precisava, a Roma: «Mi si è frainte¬ so. Questa leadership universale sarebbe soltanto spirituale». Ma la bufera non si smorzava. Neppure la parola «spirituale» placava le ansie di chi non vuole ingerenze vaticane nella vita della Chiesa «nazionale», che ha il suo capo nel monarca. Nel tentativo di sedare gli spiriti più agitati, il Cappellano di Elisabetta, il dottor John Stott, spiegava ieri che la Chiesa potrebbe accettare una universal primacy del Papa, purché sia ben circoscritta. «La Church of England dovrebbe serbare la sua autonomia. Una giurisdizione come quella esercitata ora dal Papa sarebbe incompatibile con la posizione della regina». Alla fine, l'idea di Runcie era bocciata persino dal Papa, che faceva capire che l'unità cristiana deve fondarsi sulla fede in Cristo, fede determinabile dalla «Sede di Pietro». Nel frattempo, Runcie concedeva un'intervista a Director, la rivista dei manager inglesi. Un'altra bomba, questa però sotto la sedia di Margaret Thatcher. Il testo è un attacco contro gli insufficienti valori dei nuovi ricchi creati dal thatcherismo. Runcie non menziona il premier, ma condanna gli arroganti «neo-farisei», che «considerano il proprio successo una benedizione e pronunciano giudizi, privi di compassione e di verità, sui disoccupati, sui poveri, sui falliti». Mario Ciriello

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