Forlani liquida il dissenso di Fabio Martini

Forlani liquida il dissenso Replica alle associazioni che chiedono una seconda lista cattolica Forlani liquida il dissenso «Ma quei gruppi chi rappresentano?» ROMA. Arnaldo Forlani liquida il disagio del mondo cattolico verso la de romana con una battuta: «Non so se questi gruppi siano veramente rappresentativi del popolo cattolico». La replica del segretario democristiano arriva a 48 ore dal convegno delle associazioni cattoliche svoltosi a Roma, che ha segnato un nuovo raffreddamento nei rapporti tra le comunità di base e la democrazia cristiana romana degli andreottiani Sbardella e Giubilo. «Il nostro disagio si chiama de romana», ha detto durante il dibattito lo storico Pietro Scoppola. E ha aggiunto: «Ci sarebbero stati motivi per fare una seconda lista civica a Roma, sul tipo della palermitana «Città per l'uomo»». Il professor Romano Forleo, presidente del Movimento scout adulti è stato ancora più crudo: «Non sarà il caso di votare contro la de, per darle una stangata?». Anche se poi, con una nota pubblicata questa mattina sul quotidiano della de «Il Popolo», il professor Forleo ha smorzato i toni: i movimenti cattolici di base hanno applaudito l'altro giorno il segretario del pei di Roma, Bettini, «perché parla il tipico linguaggio democristiano, presentando un pei ormai del tutto libero dall'eredità comunista». Sulle elezioni romane di ottobre grava comunque un'incognita: quella del voto cattolico. E non tanto quello espresso dalle 19.000 suore e dagli 8639 frati (insieme l'I,2% dell'eletto- rato romano): da sempre negli istituti religiosi si vota de. In gioco, stavolta, c'è il voto d'opinione che fa capo alle numerose associazioni cattoliche di base: Acli e Azione cattolica (più di 10.000 iscritti), l'attivissima Comunità di S. Egidio (raccoglie più di 5000 persone), la Caritas diocesana, guidata da Monsignor Luigi Di Liegro, diventato un po' l'eroe degli emarginati di Roma e che raccoglie attorno alle proprie iniziative circa 15.000 giovani. Oltre ai «colossi» del volontariato, c'è poi una fitta rete di associazioni e comunità. E non è quindi un caso che, già da diverse settimane, i partiti si siano lanciati in una caccia frenetica e famelica al candidato cattolico, anche se non necessariamente «doc». Una ri¬ cerca che, a parte i verdi, ha fruttato risultati abbastanza modesti: alla fine le liste (che saranno presentate entro domani) brillano proprio per l'assenza di candidati cattolici di spicco. I più tempestivi sono stati i missini, che già da un mese in cima alla loro lista hanno messo il principe Sforza Marescotto Ruspoli. Sessantadue anni, cattolico praticante, Ruspoli cercherà di strappare alla de i voti della nobiltà papalina. Il richiamo del principe difficilmente riuscirà a cancellare la gaffe commessa dal consigliere regionale missino Domenico Gramazio, che dopo aver chiesto un'udienza privata à"l cardinale Poletti ha diffuso un comunicato stampa. Una pubblicizzazione che non è piaciuta al quotidiano dei vescovi l'Avve¬ nire che il 22 settembre, in un corsivo, ha stigmatizzato il tentativo di «strumentalizzazione di tale Domenico Gramazio». Ma gli sforzi maggiori verso il mondo cattolico li ha compiuti la de. I risultati sono stati modesti: nella lista approvata dalla direzione nazionale, non compaiono personaggi rappresentativi. Gli unici nomi sono quelli di Fabio Armeni, definito «collaboratore della Caritas» e Mario Mantova, francescano terziario, cioè un laico che senza i voti segue là regola di un ordine. Il «jolly» potrebbe risultare alla fine Alberto Michelini. «Delle sue 85.000 preferenze — spiega Francesco D'Onofrio, coordinatore della de romana tra l'86 e 1*88 — circa 25.000 sono portate alla de da Michelini in quanto tale e altrimenti finirebbero altrove. E a Roma 25.000 voti significano più dell'1% e un seggio in Consiglio comunale». Una conferma che in casa de c'è preoccupazione per le elezioni del 29 ottobre a Roma viene da due dichiarazioni concilianti. Per l'andreottiano Luigi Baruffi «la discussione sulla lista per Roma in direzione è un indicatore di ima stagione che tende al bello», mentre per il demitiano Tabacci «da qui alle elezioni non bisogna dare corso ad alcun elemento di polemica interna». Gli unici ad avere in lista una rappresentanza di movimenti di base cattolici sono i Verdi. Fabio Martini

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