TEDESCHI IN FUGA DAL NULLA di Enzo Bettiza

TEDESCHI IN FUGA DAL NULLA TEDESCHI IN FUGA DAL NULLA ANCORA una volta, dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, il più imponente travaso di popolazioni all'interno dell'Europa coinvolge masse disperate di etnia germanica. Intorno alla metà del 1945, c'era stata fra le macerie dell'Anno Zero tedesco la grande colata randagia dei. Sudetendeutsche, dei Volksdeutsche, dei prussiani, degli slesiani cacciati via dalle loro terre, o dai loro antichi insediamenti colonici, dai boemi, dai serbi, dai polacchi, dai russi. L'atavica legge del taglione s'era combinata allora con la nuova teoria della colpa collettiva, che al popolo germanico in quanto tale, nella sua interezza, addossava la corresponsabilità del male perpetrato dalle truppe naziste soprattutto nell'Europa slava. Alla disumanità razzista della Wehrmacht e delle SS le vittime avevano risposto con altrettanta indiscriminata crudeltà. Tutto ciò che era tedesco era stato maledetto e dichiarato indegno di pietà. Quella punizione faraonica, abbattutasi sulla nazione germanica vinta e disintegrata, passò quasi inosservata nell'indifferenza di un'Europa profondamente antihitleriana, ancora frastornata dall'apocalisse e intenta a leccarsi le ferite e a contare i morti di casa. Ma ora, di fronte a questo secondo esodo di massa tedesco, non più involontario ma volontario, tutto si potrà dire fuorché che susciti l'indifferenza degli altri europei. Sgombriamo subito il campo dalle falsità e dalle ipocrisie. Non è il sentimento della compassione che predomina fra gli europei occidentali alla vista di tutto ciò che da alcuni mesi accade fra le due Germanie. Quello a cui si assiste non è soltanto un esodo: è un plebiscito e una perentoria dichiarazione di nazionalità. Lo spettacolo straordinario, più drammatico che tragico, di questa nuova forma di autodeterminazione fisica e itinerante, di Anschluss spontaneo dal basso, è infatti tale da destare, nei non tedeschi che l'osservano, un sentimento di preoccupazione e di allarme politico. Si sta forse ricostituendo nel cuore d'Europa l'embrione del Reich, con la dissoluzione fisiologica del terzo Stato di lingua tedesca? Secondo le stime degli esperti, il numero dei profughi orientali, a contare dalla fine di agosto, sarà di 40 mila \entro il 7 ottobre, giorno in cui la Repubblica democratica tedesca dell'Est celebrerà il suo 40° anno di vita. Circa il 70 per cento di questi plebiscitari fuggiaschi sarà sotto i 30 anni di età. Ad abbandonare lo Stato artificiale di Honecker sono e saranno ogni giorno di più i Kinder der Revolution, «i figli della rivoluzione», come li ha definiti il Dr. Gerlach, presidente del partito liberale tedesco dell'Est che collabora col partito comunista al potere. Dieci anni or sono un giovane poeta berlinese, Frank-Wolf Matthies, poi riparato in Occidente, cantava: «Bald bin ich hier mit Honecker allein», fra poco mi ritroverò qui solo con Honecker... La profezia si sta forse avverando con l'esodo ormai incontenibile di tutta Enzo Bettiza CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Gerlach, Honecker, Kinder

Luoghi citati: Europa