Urss, sciopero vietato di E. N.
Urss, sciopero vietato Gorbaciov al Soviet: indispensabile per evitare il caos Urss, sciopero vietato Proibizione per quindici mesi MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per quindici mesi, sino alla fine del '90, gli scioperi saranno vietati di fatto e di diritto in Urss. Il Parlamento ha accolto un drammatico appello di Gorbaciov: «Perdiamo il controllo della situazione...Dobbiamo impedire l'anarchia». La sfida dei minatori siberiani non potrà dunque ripetersi mentre i rischi per la riforma crescono e il Paese rischia la paralisi; e se il premier Ryzkhov ha presentato una manovra che disegna l'approdo socialista al mercato e ridefinisce la proprietà e le sue forme, il progetto che doveva fissare garanzie e condizioni agli scioperi è stato congelato, e già da oggi le ferrovie del Caucaso, bloccate dalle tensioni etniche, potrebbero passare sotto il controllo militare. E' il duplice segno dell'emergenza e del realismo a precisarsi, fra misure apparentemente contrastanti ma imposte dalla stessa, imperiosa urgenza: «Non si può più attendere, ogni giorno in più potrebbe avere conseguenze terribili», ha detto Gorbaciov in un breve intervento davanti ai deputati: «Abbiamo cominciato a perdere il controllo della situazione, i nuovi meccanismi economici non rispondono ancora e quelli vecchi non funzionano più... Dobbiamo impedire l'anarchia, dobbiamo arrestare l'escalation dei fenomeni negativi nell'economia per proteggere la democratizzazione». Un altro allarme ma senza più nulla di rituale: perché a dargli consistenza c'è questa volta una misura impopolare e illiberale che potrebbe anticiparne altre, ma che la «situazione» impone, come ha ricordato Gorbaciov: in gioco c'è la riforma dell'economia e della società. Negli ultimi due mesi, secondo le cifre fornite ieri al Soviet, gli scioperi hanno impedito la distribuzione di beni per 11 miliardi di rubli, dieci miliardi di tonnellate di grano sono bloccate nei porti, migliaia di vagoni non vengono scaricati. «Il problema — ha detto il ministro delle Ferrovie è di sapere se ci sarà pane e riscaldamento per ogni famiglia, quest'inverno». Ieri sera, il telegiornale ha trasmesso immagini quasi consuete ormai, ma non ancora prive del loro impatto devastante: nel Karabakh contestato da azeri e armeni il blocco è totale, non c'è giorno senza attentati e imboscate, le fabbriche non lavorano più perché i vagoni arrivano vuoti e manca tutto. [e. n.]
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