Mubarak telefona a Shamir: ripensaci

Mubarak telefona a Shamir: ripensaci Il presidente egiziano rilancia il suo progetto di pace in dieci punti per il Medio Oriente Mubarak telefona a Shamir: ripensaci Anche Baker incalza ilprimo ministro d'Israele IL CAIRO. L'iniziativa del presidente egiziano Hosni Mubarak per la pace in Medio Oriente, subito respinta da Israele, non sembra destinata a cadere nel dimenticatoio. Giovedì notte, da New York, il «rais» è tornato alla carica con una telefonata al premier israeliano Yitzhak Shamir. Gli auguri dell' Egitto ad Israele, in occasione del capodanno ebraico, sono stati l'occasione per un esame della situazione mediorientale e per il rilancio del processo di pace. Mubarak ha insistito con Shamir «sulla necessità di rilanciare il processo di pace mediante l'avvio di un dialugo palestinese-israeliano». Il Presidente egiziano, a New York in occasione dell'Assemblea generale dell'Onu, prima di essere ricevuto (domani) alla Casa Bianca da Bush, ha incontrato il ministro degli Esteri sovietico, Eduard Shevardnadze, quello italiano, Gianni De Michelis, quello tedesco-occidentale, Hans Dietrich Genscher, e quello israeliano, Moshe Arens, nonché Shimon Peres, ministro delle Finanze di Tel Aviv. La sua missione, i cui temi sono riecheggiati in tutti gli incontri, consiste nel cercare di far confluire consensi attorno al suo piano di pace che prevede la fine delle ostilità nei territori occupati da Israele. Ieri, ancora una volta, anche il segretario di Stato americano, James Baker, ha sollecitato il primo ministro israeliano, Yitzhak Shamir, ad accettare la proposta egiziana per l'avvio di un dialogo con i palestinesi. Per il secondo giorno consecutivo, Baker ha affermato che gli Stati Uniti non considerano i dieci punti proposti dal Presidente egiziano «in conflitto» con il piano di Shamir per le elezioni nei territori occupati, per cui gli israeliani non devono usarli come una scusa per porre fine al processo di pace. «Vogliamo vedere chiari progressi verso la pace», ha detto Baker. E non è male ricordare, ha concluso, che gli Usa «tengono ben conto della sicurezza dello Stato d'Israele». [Ansa]