IL CASTELLO DEI PICCOLI di Luciano Genta

IL CASTELLO DEI PICCOLI IL CASTELLO DEI PICCOLI Da oggi a lunedì, 100 editori in una mostra mercato a Belgioioso «Cerchiamo nuovi spazi: al salone di Torino eravamo un po' in ombra» IBELGIOIOSO L luogo è di buon augurio: il suggestivo castello di Belgioioso, a pochi chilometri da Pavia, con i suoi merli ghibellini, residenza estiva fin dal Trecento dei Visconti, e accanto una settecentesca villa di delizie neoclassiche immersa in un parco verdissimo di oltre 4 ettari, circondato da serre e scuderie. Si inaugura qui stamane la mostra-mercato dei piccoli editori «Parole nel tempo», aperta fino a lunedì, orario 10-20, ingresso 5000 lire. Sono venuti in cento e più, 80 italiani — «senatori» e «neonati», da Scheiwiller e Sellerio a Iperborea e Phileas — e una ventina di stranieri fra i più intraprendenti, dal tedesco Wagenbach agli inglesi di Serpente Tail. Hanno risposto all'invito di Guido Spaini, manager della Fondazione che ha fatto del castello un centro di cultura e di festa. «La lettura è la mia passione — spiega Spaini — e nella mia biblioteca prevalgono i libri di qualità dei piccoli editori. Ho voluto offrire una vetrina elegante e accogliente a chi troppo spesso deve lavorare quasi in clandestinità. Spero diventi un appuntamento annuale». Ma non c'è già il Salone del libro di Torino? «Nessuna velleità di concorrenza. Solo un'occasione in più, per chi a Torino è rimasto un po' in ombra», replica Spaini. A Belgioioso, nessuno vuol rilanciare le polemiche di chi a Torino si è sentito «ghettizzato» in stand periferici e al terzo giorno ha fatto le valigie (ne è scaturito anche un pamphlet, firmato Bruno Cotroneo, distribuito in questi giorni dalle Edizioni Oceania). L'avvocato Lillo Bruccoleri, proprietario della Rari Nantes e portavoce della CopaLiber, che riunisce 28 piccoli editori romani, ricorda solo che «al Salone c'era una qualche disparità con i grossi. Qui la ribalta sarà tutta per i piccoli. Forse l'esperienza servirà anche a Torino per correggere il tiro l'anno prossimo. C'è tanta retorica sull'imprenditoria diffusa, ma poco sostegno. Per noi è vitale farci conoscere. Altrettanto essenziale è il diritto del cittadino all'informazione». Anche Milvia Carrà, energica animatrice dell'Aipe, che già raccoglie 118 soci e vuole rappresentare sempre più i piccolissimi per sottrarli all'invisibilità dei mass media e del mercato, non intende recriminare: «E' assurdo prendersela con i grattacieli, perché i rustici sono più carini. E' una stupidata ripetere "piccolo è bello". Restiamo artigiani, facciamo libri che i grandi, vincolati alle megatirature, sempre meno potranno permettersi. Ma dobbiamo crescere insieme, superare gelosie, non fare doppioni, darci una nostra rete di vendita». C'è un'aria festosa e allegra a Belgioioso. Dice Marco Zapparoli, giovane editor della Marcos Y Marcos, prescelto per il discorso inaugurale: «Siamo una piccola falange, ma non sventoliamo bandiere di guerra. Siam qui per confrontare le nostre esperienze, specie con gli stranieri, invitati per la prima volta»'. Nessun proclama ideologico: i convegni hanno lasciato delusioni e stanchezze. Molto meglio essere disincantati. Dice Domitilla Alessi, animatrice delle raffinate edizioni Novecento, a Palermo, dove, «non c'è solo donna Elvira»: «I problemi ognuno se li deve risolvere da sé. Non credo alle alleanze, tanto meno alle guerre.. Questa è solo una festa, per mostrare i propri lavori e cercare idee per farne altri». Susanna Boschi è arrivata da Parma con sottobraccio le sue novità di letteratura medievale: la sua Pratiche, insieme al Melangolo, è stata comprata al 51% dall'Einaudi, è finita nel marsupio finanziario della Elemond, ma lei si sente tranquilla, «libera come prima, solo più appoggiata». E sfodera un «sano pragmatismo»: «Il posto è bello, e vicino, non costa nemmeno troppo: perché non venirci? Vedremo se ci verrà anche il pubblico». Curiosità e fiducia esprime anche Federica Olivares, parlando un «managerese» che farebbe infuriare Nanni Moretti: «Dobbiamo bypassare la libreria, inventare canali alternativi, superare le strozzature della distribuzione, conquistare nicchie di mercato. E' impensabile reggere il confronto con i grandi: non potremo mai promettere ai librai eguali sconti e tempi di pagamento. L' unica difesa è un'inconfondibile identità, libri che durino nel tempo». Intorno a questi obiettivi comuni ruota ormai da alcuni anni il dibattito dei piccoli editori, fin dai primi convegni a Firenze nell'85 e a Genova nell'87. Ma in concreto è cambiato ben poco. Dice Carla Costa, della Costa & Nolan, che a Belgioioso ha deciso di non andare, per ragioni pratiche: «Siamo in pochi, lavoriamo intensamente: non possiamo permetterci troppe pubbliche relazioni, oltre i saloni di Torino e Francoforte. E poi ci vorrebbe qualche proposta davvero nuova. Non paga la retorica del "piccolo è bravo", i buoni libri li fanno anche i grandi. Noi, anche mettendoci insieme, non avremo mai un fatturato sufficiente per un'autonoma rete di vendita. Il difficile non è arrivare in libreria, ma restarci, in un mercato sempre più veloce, dove i libri han vita sempre più breve». Concorda Paolo Repetti di Theoria, altro assente a Belgioioso: «I problemi veri sono strutturali, finanziari. Non si risolvono con discorsi di immagine. Noi l'immagine ce l'abbiamo, siamo cresciuti. Non ci va di chiuderci nel ghetto dell'autocompiacimento». Il «Rapporto sull'editoria italiana» che Giuliano Vigini, direttore della Bibliografica, presenterà in anteprima a Francoforte, dà ragione ai più scettici. Vigini tiene ancora riservate le cifre, ma ci anticipa una conclusione: in un mercato sempre più fluttuante e difficile da prevedere, la concorrenza è spietata. I piccoli editori che non si accontentano di un «mestierepassione» e non vogliono cedere alla corte dei grandi dovrebbero poter trovare accessi al credito. Altrimenti la loro crescita sarà congelata da costi di produzione crescenti e utili scarsi. Perché non c'è da illudersi che aumentino le tirature dei libri di qualità. Dice Vigini, dati Istat alla mano: «Sono diminuiti proprio i lettori forti. Sono aumentati quelli occasionali, quelli "da bestseller". Famiglia, scuola, biblioteche: questi dovrebbero essere i veri alleati di tutt'a l'editoria. Ma chi si preoccupa di promuovere la lettura? Certo non lo Stato». Messo in soffitta lo slogan «piccolo è bello», sarebbe meglio mandare in onda «grande chi legge». Luciano Genta