IL VIETNAM E ' A PARIGI di Masolino D'amico

IL VIETNAM E ' A PARIGI IL VIETNAM E ' A PARIGI «Inseguendo Cacciato», il classico della guerra Usa nel Sud-Est asiatico La fuga surreale nella giungla di un soldatino semplice ATTIVO nei movimenti per la pace e per la difesa dei diritti dell'uomo durante i suoi giorni di studente a Harvard, Tim O'Brien fu uno di quei giovani americani ai quali l'arrivo della cartolina che lo chiamava nel Vietnam pose un problema di coscienza: obbedire, o fuggire in Canada o in Svezia, come tanti? Da ultimo, avendo deciso che lo stigma sociale sarebbe stato troppo duro per i suoi genitori, partì. Tornò deciso a fare lo scrittore, ed esordì con If I Die in a Combat Zone, un libro in cui descriveva la propria esperienza vissuta. Poi si impegnò in un lavoro più ambizioso e complesso, di cui diede anticipazioni pubblicandone a mo' di racconti brani su riviste (uno vinse il premio O. Henry per la migliore short story dell'anno). Quando questo finalmente uscì, fece epoca: vinse a sua volta il National Book Award per il 1979 (a spese del Mondo secondo Garp di John Irving), e negli anni successivi si consolidò come un piccolo classico se non come «il» classico emerso dalla guerra del Vietnam. Stiamo parlando di Inseguendo Cacciato, che sulla spinta di un piccolo rilancio americano è stato tradotto per la prima volta (e bene, da Sandro Ossola) ed esce per la Leonardo, forse un tantino in ritardo — non credo che farà sul nostro pubblico di oggi lo stesso effetto che fece sul pubblico americano di allora — ma pur sempre benvenuto. E' un libro che un po' come Apocalypse Now e molto meno, per intenderci, come Platoon, affronta il tema mescolando reale e surreale, ossia passando dalla forte, incisiva rappresentazione di quello che i sensi colgono, a una specie di delirio tanto più inquietante in quanto lucidissimo. Lo spunto è lineare, un soldatino semplice a nome Cacciato esce di cervello, abbandona il suo plotone e si avvia nella giungla, avendo deciso di raggiungere a piedi Parigi, lontana ottomila miglia. Spinti dal loro tenente, i compagni lo inseguono, lo avvistano, stanno per prenderlo, se lo lasciano sfuggire di nuovo. Esausti, cercano di decidere se sia meglio rinuncia¬ re all'impresa, o continuarla a oltranza... e optano per la seconda soluzione. 0 forse no, è probabile che tutto quanto accade da ore in poi sia solo un parto della fantasia di Paul Berlin, ultimo arrivato nel plotone e proiezione dell'autore, nonché sempre più disilluso testimone di un conflitto così illogico da rendere impossibile distinguere fra sogno o incubo e realtà. In una serie di capitoli brevi e brevissimi, spesso per l'appunto strutturati come short stories hemingwayane, si mescolano frammenti dell'educazione di Paul Berlin alla sua nuova vita di invasore di un paese devastato e incomprensibile, ed episodi della onirica marcia del plotone verso Parigi, sulle tracce del mitico Cacciato (pronuncia «cot-chee-otto», avvertiva gli statunitensi un notiziario stampa dell'epoca). Fra i primi campeggiano atti gratuiti e spesso crudeli degli smarriti e nevrotici marines nei confronti di una popolazione passiva e presumibilmente ostile; dei secondi fanno parte, in una escalation verso l'assurdo (ma appunto, è veramente più assurdo questo del resto, che è «vero»?), la sosta e Delhi del plotone sempre in assetto di guerra, il suo arresto a Teheran e la sua detenzione nel carcere della Savak, la polizia politica dello Scià, che a quei tempi per i benpensanti americani era ancora il cattivo; il suo sbarco al Pireo, e finalmente il suo arrivo a Parigi, completato dall'incontro alle Halles (nel frattempo scomparse non meno della Savak) con un Cacciato ingrassato e felice, e munito di baguette. Ma poi come epilogo si torna al punto di partenza, con Cacciato appena scomparso, il plotone accampato sotto le stelle, e Paul Berlin che monta la guardia inseieme col tenente. «Osservarono l'immensa mobilità delle risaie, la serenità delle cose, la luna che si arrampicava oltre le montagne. A volte era difficile credere che fosse una guerra». Masolino d'Amico Tim O'Brien Inseguendo Cacciato Leonardo pp. 328, L. 28.000 ■ iiiiir»ili«wi»Wli«<WMiullMUIJUl. II romanzo di Tim O' Brien è considerato un piccolo classico americano sulla guerra del Vietnam

Persone citate: Cacciato Leonardo, John Irving, Paul Berlin, Sandro Ossola, Tim O'brien