Schegge impudiche di Emio Donaggio

Schegge impudiche Dalla trasgressione di Abbe Lane al nudo della Pozzi Schegge impudiche La tv in bianco e nero Viene avanti vibrando tutta. Segue il ritmo di un cha-chacha. Sono gli Anni Sessanta. Ondeggia da sotto la gola in giù, fino alle ginocchia. Come faceva Carmen Miranda vista solo nei film: bianconeri come questa televisione. Indossa anche gli stessi vestiti, sfoltendo le balze che restano rigogliose come nel flamenco solo sulle spalle e a metà gamba. Non porta in testa il celebre casco di ananassi e altra frutta esotica. I capelli (son biondi? son rossi? non importa, è bianconera come s'è detto) ondeggiano sapientemente nello stile di Rita Hayworth. Abbe Lane, attricetta americana di nessun talento che i rigidi costumi televisivi dell'epoca hanno fatto diva. E' qui che balla il suo cha-cha-cha sulla nostra televisione d'oggi. Schegge. Le chiamano schegge. Perché sono frammenti di spettacoli televisivi del tempo passato, ma ancor vivi nella memoria. Testimonianze di una macchina del tempo preziosa, eppure usata come tappabuchi. Schegge di trasgressione in questo caso. Sono gli Anni Novanta e il telecomando scivola su «Colpo Grosso» e la signorina Maria La O (le chiamano tutte con titoli di canzoni quelle come lei) deve spogliarsi tutta: è a colori, rosa di pelle, nera di biancheria e va verso il pubblico ludibrio al ritmo di un fatale cha-cha-cha... Non sono qui in discussione le grandi poppe: che roteano ben presto libere, a contaminarsi con l'aria greve dello studio tutto colorato. Abbe Lane viene invece fuori dal grigio. Vibrando tutto-il suo collage hollywoodiano, ovvero come essere sexy senza mostrare più pelle di quanta ne sbircia il dentista. Il marito Xavier Cugat «e la sua indiavolata orchestra di ritmi cubani» (proprio lui, il re della rumba, che con un cagnolino chihuahua all'occhiello riempiva lo schermo dei primi film-musical in technicolor) le ha infuso il ritmo e la sensualità di Carmen Miranda e Rita Hayworth, di cui era stato il talent-scout. Peccato che non abbia potuto contagiarla con l'humor di Danny Kaye, la sua più improponibile scoperta. Non è uno sguardo ebete quello che Cugat si porta stampato sul viso: è un ghigno fur bastro. E' un grande professio nista dello spettacolo fin da quando aveva 12 anni: Caruso cantò \'«Aida» al Teatro Nacio nai de La Habana e alla fine della serata trionfale, il maestro Tullio Serafin volle fargli conoscere «quel miracolo» di primo violino. Che lo tradì, diventan do «il re della rumba». Gran donnaiolo, grande amatore, grande abilità nel confezionare dive conturbanti, cocktail sexy Se non c'è il talento, si può impararlo. Nella televisione Anni quasi Novanta, il colore muove ombre complici sulla pelle di Maria La 0 rimasta ormai in tanga. Nelle schegge Anni Sessanta, c'è un incalzare di sensazioni. Nello sguardo un po' piratesco e languido, nel sorriso a tutte labbra di Abbe Lane, ora c'è molto anche di una ex moglie di Xavier Cugat, certa Lana Turner. E' dunque un ibrido allevato per una televisione fuori dal budget d'oltre Oceano? Un trucco per estasiare i terzomondisti dell'immagine? Un sofisticato congegno ideato un po' da Goldwin e un po' da Ziegfield, per sollecitare proibite suggestioni da film? Macché, la signora ci mette qualcosa di suo. I fianchi. Abbe Lane li muove in modo sontuoso. Eppure, appena si volta (ai fianchi sono indissolubilmente legati i quarti posteriori), la telecame¬ ra si muove e la riprende dalla vita in su. Il fatto è che quel corpo non rispetta le regole (attenzione: qual corpo vestito e ricolmo di volants, tranne che nel setoso e prorompente settore centrale!) e non si decide: «A muoversi con la massima pudicizia». E così il programma «Casa Cugat», viene bruscamente interrotto. Schegge degli Anni Sessanta. Ma anche rottami degli Anni quasi Novanta. Quando il cavaller Berlusconi cancella di brutto lo show dove Moana Pozzi compare nuda. Non che si spogliasse: arrivava e se andava proprio nuda. Non forniva allusioni scatenanti: semplicemente usciva fuori senza vestiti, si sedeva e faceva il suo monologo in stile Eva, usciva di scena sempre in costume adamitico. Da sottolineare che se una diva dell'hard e soft-core (come a dire che se gira un film porno fa davvero, oppure «quasi» davvero, a seconda dell'etichetta, tutto ciò che si vede), si esibisce nuda in tv, dovrebbe essere assolutamente normale, altrimenti tanto vale chiamare Maurizio Costanzo che è anche istruito. Risulta quindi altrettanto assolutamente normale che «il re della rumba» (che veniva da due show di successo come «Il musichiere» e «Controcanale») commentasse così la situazione: «Interpretare i ritmi sudamericani senza agitarsi, significa non aver capito l'atmosfera che li ha ispirati». Schegge e goffaggini. Nota bene: negli Anni quasi Novanta, la Maria La 0 rimane con un triangolino nero davanti e uno didietro tra l'indifferenza generale (avanti un'altra: c'è già Coìnbra in Portugal che freme in mutande...), mentre il cavalier Berlusconi resta con una mano davanti e l'altra didietro nel momento in cui comunica che quella Moana Pozzi «non era consona allo stile Fininvest», e intanto manda tra gli spot pubblicitari il macho che proclama, senza le giuste virgole che equivalgono a pause determinanti: «Io ce l'ho sempre Durex». Schegge degli Anni Sessanta: la regina del cha-cha-cha, Abbe Lane, un po' Carmen Miranda, un po' Rita Haywhorth, sempre più Lana Turner, avanza nel suo busto bianconero e ci stiamo perdendo il meglio, ma lei ha un guizzo degno del marito che abbandonerà presto: porge il viso di tre quarti, cade una ciocca come al rallentatore, lei la scaccia in un gioco perverso — bada che ti mangio! — dove solo Gilda potrebbe tenergli testa. Schegge tv. Complimenti che arrivano trent'anni dopo tutto il proibito, in pochi secondi bianconeri. Cara signora Lane, lei oggi ha più o meno la no stra età e possiamo dirle la verità: avevano ragione i censori. Lei era meravigliosamente, im pagabilmente, incantevolmente, deliziosamente, televisivamente impudica. Emio Donaggio Abbe Lane, la seduzione televisiva degli Anni 60