I piatti-miracolo di Montelupo

I piatti-miracolo di Montelupo Aperto il Museo archeologico e delle ceramiche: racconta il centro toscano e la sua specialità I piatti-miracolo di Montelupo Dagli stemmi del Medioevo ai cavalieri del Settecento ~7>n MONTELUPO J * HI scende nella piccola I stazione di Montelupo1 i Capraia (Firenze) e s'inaivi 1 tra nei due centri medioevali divisi dall'Arno, s'imbatte in vasi, terrecotte, ceramiche ammassate a ogni angolo. Sono le ultime produzioni di un'arte antica, ancora in funzione, che ha reso celebre la zona per tre secoli, dal '300 al '600. A Montelupo, importante castello fiorentino costruito all'inizio del 1200, gli abitanti erano tutti «orciolai», un mestiere tramandato di padre in figlio: 803 botteghe in 400 anni. Attività favorita dai grandi boschi che fornivano il legno alle fornaci e dalle argille dell'Arno. Ma della lunga tradizione si erano perse quasi le tracce. Per ricordarla è stato appena inaugurato il «Museo archeologico e delle ceramiche», con il sostegno finanziario del Comune e di vari sponsor. Nato nel 1983 nell'ex Palazzo del Podestà con un primo nucleo di ceramiche antiche, ampliato nell'85 con una ricchissima sezione archeologica, riappare ristrutturato con una decina di sale, vetrine, spazi didattici, biblioteca, archivio. Al pianterreno sono raccolti reperti dal Paleolitico al Medio Evo e al primo piano le ceramiche, che qui interessano, dal '300 al '700, selezionate da oltre 2500 nei depositi. Sono state recuperate da pozzi, cantine, scavi di Montelupo e dintorni dal 1975 a oggi, dal direttore Fausto Berti e da un gruppo di archeologi volontari: erano gli scarti di antiche lavorazioni. Restaurate da esperti ceramisti, rappresentano un patrimonio unico, capace di raccontare la storia di un centro famoso e di un'attività prestigiosa. Le prime rare testimonianze rimaste, che aprono la sezione, ritrovate in località Puntazza risalgono al '200-'300. Sono brocche, ciotole smaltate in maiolica arcaica, decorate a foglie stilizzate o con insegne araldiche. Nella seconda metà del '300 e nel primo '400 migliora la tecnica, la qualità degli smalti che diventano spessi e lucidi, come dimostra la serie di bacili, piatti, boccali, decorati con fiori e animali o con motivi blu cobalto. Nel '400 Montelupo pullula di botteghe, organizzate come quelle delle Arti Maggiori: maestri, apprendisti, operai salariati. Intorno all'arte ruotano altre attività, come quella dei «tornianti», degli specialisti nell'attaccare le anse (spesso donne), dei pittori, «fornaciari», «motaioli» (che depurano l'argilla) sino ai «carradori» e ai «navicelli», che trasportano i prodotti. Un curioso piatto figurato, della metà del '600, del Museo di Faenza, ma proveniente da Montelupo ed esposto in fotografia, porta all'interno del lavoro: il torniante alla ruota, una donnina che attacca i manici, il garzone che trasporta l'argilla. Gestiscono le botteghe mercanti-imprenditori fiorentini, come quel Francesco Antinori, che nel 1490 obbliga per contratto ben 23 aziende a vendergli il prodotto per tre anni. Il grande boom è nel primo '500, rappresentato da ceramiche di alta qualità «italo-moresche» (influenzate da quelle importate dalla Spagna, Valenza in particolare), riemerse dal «pozzo dei lavatoi», una grande e misteriosa struttura realizzata forse nel tardo Medio Evo dentro le mura della città, proprio sotto il Palazzo del Podestà. Era stato riempito nel 1514'16 con materiali difettosi delle vicine fornaci: piatti, boccali, vasi di farmacia con marchi di fabbrica («L.L.», «P», «Lo», «Go»), con gli stemmi delle più importanti casate fiorentine, dagli Strozzi ai Machiavelli, dai Medici ai Pandolfini, e di ospedali, monasteri, ecclesiastici di rango. E' una fase di notevole creatività: colori vivacissimi, tecniche sofisticate, iconografia varia. Tra i pezzi rari o divertenti, un piatto «amatorio» con un busto di donna e dedica «Luchretia Bella», un vaso di farmacia con la scritta «Mastrice», un catino con una graziosa neonata in fasce, un elegante piatto mediceo datato 1514-'15, un altro con un eccentrico San Girolamo. Ma già verso la metà del '500 il mercato tende a calare, i capitalisti fiorentini preferiscono investire in altri prodotti, come grano e seta. La qualità scade leggermente. Montelupo continua comunque a essere il maggiore centro produttivo del Granducato, si dedica a particolari generi: i vasi di farmacia ad esempio commessi da ospedali e conventi toscani come quello di San Marco di Firenze. Eleganti orcioli, ampolloni per sciroppi con forme e disegni fantastici e scritte «composita di cedro», «impiastro di melito», «mele stumiato», che rivelano le cure del tempo. Esposti in fotografia e qualche volta in originale, sono oggi conservati in musei italiani (Faenza e Firenze) e stranieri, ma erano stati fabbricati a Montelupo. Adesso lo si sa con certezza. A metà '600 le botteghe sono ormai poche e la qualità scadente. A rovinare Montelupo è la forte concorrenza di città straniere e italiane, come Genova, Albissola, Savona, che trafficano attraverso Livorno. Eppure a pittori e a ceramisti non sembra mancare estro e inventiva. Lo dicono quei piatti figurati da maestri anonimi («Pittore delle facce barbute», «dei portali bugnati»), pieni di brio, gli unici ad avere un po' di fama presso i posteri e dove figure di filatrici, maschere e cavalieri balzano da profondi paesaggi verdi e cieli azzurri. Favole nei piatti, insomma, pieni di fascino secentesco: le cronologie sono sicure per le fogge dei vestiti. A volte compaiono anche date, come quella « 1642» che si vede in un bel piatto: chissà perché l'avranno datato, doveva essere importantissimo. Maurizia Tazartes Alcuni esemplari delle maioliche di Montelupo. Sotto il titolo: due piatti svasati, uno con la figura di un tamburino (prima metà del XVII Secolo) e l'altro raffigurante una filatrice (tra XVI e XVII Secolo). Qui sopra: Targa murale con figura di Madonna adorante il bambino Gesù tra due cherubini (metà del XVII Secolo, circa). E un vaso decorato con motivi vegetali e un medaglione centrale (ultimo trentennio del X*/ Secolo)

Persone citate: Francesco Antinori, Gesù, Machiavelli, Maurizia Tazartes, Pandolfini

Luoghi citati: Faenza, Firenze, Genova, Livorno, Montelupo, Savona, Spagna