Il dottor Freud cerca ancora una cattedra a Vienna

Il dottor Freud cerca ancora una cattedra a Vienna Si celebra il padre della psicoanalisi a 50 anni dalla morte Il dottor Freud cerca ancora una cattedra a Vienna Intorno allo storico «divano», grandi mostre, simposi e qualche delusione ]L 23 settembre di cinquantanni fa moriva esule a Londra Sigmund Freud. Poco prima della mezzanotte (come vuole il suo biografo Ernest Jones) o poco prima delle tre del mattino (come sostiene il suo medico Max Shursi) concludeva il doloroso iter della sua malattia, un cancro alla bocca che in sedici anni lo aveva costretto a sottoporsi a più di trenta interventi chirurgici. Durante le ultime dodici-ore, gli venne somministrata due volte la morfina. Dal coma Freud non si risvegliò più. La salma venne cremata e le ceneri raccolte in un antico vaso greco, uno dei pezzi preferiti della sua raccolta di oggetti di antiquariato. Era stato, come molti altri, un regalo di Marie Bonaparte, principessa di Grecia e Danimarca, sua allieva e amica. A tutt'oggi l'urna è custodita nel cimitero di Golden Green. Quando morì, Freud aveva 83 anni ed era famoso in tutto il mondo. Dalla Cecoslovacchia, dove era nato, arrivò a Vienna con la famiglia nel 1860. Aveva quattro anni, e nella capitale dell'impero rimase fino al 1938, quando le leggi razziali lo costrinsero a fuggire. Scelse, come molti altri ebrei, Londra. Quando si stabilì al numero 19 della Bergasse, era già da alcuni anni libero docente di neuropatologia all'università di Vienna. Professore ordinario lo divenne però molto tardi, all'età di 64 anni, quando ormai da lungo tempo non teneva più lezioni all'università. Un po' perché ebreo, un po' perché le sue teorie sulla sessualità, su Eros e Thanatos, ecc. erano scandalo per l'etica della chiesa e per la morale corrente, Freud non godette mai di buona fama a Vienna. E oggi, mentre le università di Londra, Parigi e Gerusalemme hanno una cattedra Sigmund Freud, l'Associazione psicoanalitica, fondata a Vienna dallo stesso Freud nel 1910, si trova ad occupare, ora come allora, una posizione alquanto marginale. Lo psichiatra Wolfgang Berner, presidente dell'Associazione psicoanalitica viennese, lamenta che in questi ottant'anni nulla sia veramente cambiato, e si augura che la ricorrenza del cinquantenario della morte di Freud possa dare nuovi stimoli soprattutto nell'ambito della ricerca universitaria. Un bilancio di che cosa sia accaduto, in questo 1989, tra le mura dell'accademia, non è ancora possibile. Ma le perplessità e i timori dei mass-media di matrice socialista e in genere provenienti dalle aree più avanzate della nazione, secondo cui anche in quest'occasione il grande Freud sarebbe passato sotto silenzio a causa di un clima antisemita tuttora vivo in Austria, risultano infondati. Infatti, quando nell'aprile scorso si diede il via alle Festwochen (rinomate manifestazioni che annualmente movimentano la vita culturale viennese dalla primavera alla fine dell'estate), si decise di dedicarle a Freud e alla sua indagine della psiche umana. In concreto ciò ha significato un simposio internazionale su «Psicoanalisi e filosofia», la pubblicazione di una biografia di Freud (Georg Markus, Sigmund Freud und das Geheimnis der Seele (S.F. e il segreto dell'anima), la prima scritta da un austriaco, una piccola mostra, «Wiener Divan» (Divano viennese) e una gigantesca «Storia dell'anima moderna», oltre a numerose conferenze e dibattiti. Secondo alcuni, questo non produrrà quella cattedra per la quale i freudiani di Vienna si battono da anni. Tuttavia, legare idealmente le massime manifestazioni culturali della città alla figura e all'opera di Freud non è cosa da poco per Vienna che, pur essendosi sempre dimostrata assai generosa e tempestiva in fatto di monumenti dedicati ai suoi figli, solo tre anni fa si decise di erigerne uno alla memoria di Freud. D'altro lato, gli omaggi a Freud, in questo 1989, si inseriscono anche nell'ambito del ripensamento sugli errori e orrori iniziati nel 1938. La mostra «Wiener Divan», allestita al «Museo del XX secolo» aveva come oggetto Freud visto da pittori moderni, mentre quella sulla storia dell'anima moderna, ospitata nel grande Palazzo delle Esposizioni, consiste in 600 opere d'arte, strumenti scientifici, oggetti, libri e documenti che testimoniano gli influssi della ricerca psichiatrica e psicoanalitica sull'arte dal 1300 a oggi. Un insieme talvolta confuso, ma ricchissimo di stimoli e di idee, dove il pensiero di Freud fa da spartiacque tra l'antica scuola di psichiatria, con tutti i suoi armamentari (dalla camicia di forza alla sedia per l'elettrochoc) e la nuova, quella che comincia dalla scoperta dell'inconscio, appunto, e dove tale scoperta diventa punto di connessione tra la scienza e l'arte. Così, accanto al misuratore della memoria si trovano i dipinti di Max Klinger, accanto ai testi di fisiognomica di Lavater le tele di Edvard Mundi, accanto alla cintura aritionanistica le minute tele di August Strindberg o l'autoritratto di Kokoschka, accanto alle visioni di Max Ernst i crani portati dal Museo di Antropologia criminale di Torino del Lombroso. Il filo conduttore sotterraneo è lo sforzo di comprendere e far comprendere il cammino della ricerca scientifica, letteraria e artistica nell'analisi della psiche, del suo funzionamento, degli strumenti per misurarne le attività o semplicemente della sua descrizione. Luisa Ricalàonc