Il primo «buco» a trent'anni di Alberto Gaino

Il primo «buco» a trent'anni Identikit del tossicomane: in 3 casi su 10 è un professionista, sposato Il primo «buco» a trent'anni Intervista a Santi, segretario del Cnot FIRENZE DAI NOSTRO INVIATO «Se passa nella nuova legge sulla droga la punibilità dei tossicomani saranno in molti, per paura, a non presentarsi più ai centri di recupero e il nostro lavoro diventerà assai più difficile», sostiene il dott. Mario Santi, segretario del Cnot, il coordinamento nazionale fra gli operatori pubblici del settore, e responsabile degli appositi servizi delle Usi fiorentine. «Tanto più ora che il tossicodipendente si confonde anche nell'apparente normalità». Santi raccoglie un foglio di carta dalla scrivania: degli 881 tossicomani in terapia presso i servizi antidroga della città 270 hanno più di trent'anni, ma di questi quasi la metà ha cominciato a far uso di eroina da meno di un anno. Sono 126 persone, il 14 per cento del totale a fine '88, che nella grande maggioranza hanno un lavoro regolare, spesso anche una «posizione sociale», una famiglia loro. «Utenti di 35 anni, con moglie e due figli piccoli. Uomini che sino a pochi mesi fa non avevano mai provato l'eroina». A Firenze questo tossicomane «nascosto» si rivolge sempre di più e in fretta ai servizi. «Pure in altre grandi città si sta verificando il fenomeno. E, a fianco, compare la figura dello spacciatore a domicilio, con i venti clienti fissi da rifornire, evitando loro il contatto con il mercato di strada». Tutto diventa più soft, come se fosse un gioco. «All'inizio è così. Altre volte alla stessa persona è accaduto di vedersi offrire eroina. Ha rifiutato perché stava bene. Ma, subentrando una crisi, la tentazione si ripresenta. Fra questi trentenni dei primi buchi c'è grande solitudine, non solo quella fisica cui siamo abituati a pensare d'istinto. Talvolta il peso di dover dare sempre risposte nel lavoro e in famiglia, rispetto agli stessi figli, diventa un macigno, isola una persona al primo impatto con più ruoli e responsabilità». Il trentenne comincia a cercare compagnia nell'eroina «consolatrice», credendo di controllarsi nell'uso, ma non è mai così. «Continua senza parlarne in casa, fintantoché non mette in pericolo la sua normalità. E allora viene da noi». L'operaio rischia di comprometterla perché mantenersi un «quartino» di eroina al giorno, a 50 mila lire al colpo sulla piazza, più cara, di Firenze, dopo un po' non è più possibile senza entrare in rotta di collisione con il rispetto della legge. Il professionista potrà permettersi quella spesa quotidiana, ma ha altri timori, a cominciare dalla preoccupazione per la sua immagine sociale. «La prima richiesta che ci rivolgono — racconta Santi — è d'essere garantiti nel segreto professionale. Poi vengono anche ai servizi, ma sempre con imbarazzo. E, comunque, per questi utenti il piano terapeutico è più breve rispetto ai giovanissimi. E' importante che vengano per parlarci del loro problema con l'eroina e attaccchino subito dopo con il resto. Con i più giovani non è cosi. Penso ad un colloquio recente con un diciottenne e due sedicenni: se avessimo eliminato la parola eroina non ci sarebbe stato niente di diver¬ so da una conversazione su un'annoiata gita in campagna». Qui il medico si dispera: «Perché lo fai? chiedi. "Perché lo fanno gli altri", ti rispondono disarmanti. Gioca il gusto del rischio che spezza la monotonia quotidiana. In discoteca va di moda l'estasi, allora si prova quella sostanza, alternandola o mescolandola con ciò che capita a tiro, dai farmaci all'eroina. E bersi cinque-sei birre pare niente. Purtroppo questa generazione di giovanissimi non ha quasi utopie e cadenza la sua esistenza sulla quotidianità. E' drammaticamente americana nello stile di vita». Santi ribadisce la sua opinio¬ ne sulla repressione anche del consumatore di droga: «L'errore che si fa rispetto alla discussione sul nuovo disegno di legge è distinguere fra liberal e conservatori, mentre si dovrebbe parlare di competenti e non. Dicendo subito che, se applicato nell'attuale stesura, questo disegno di legge non scoraggerà, purtroppo, la domanda di droga. Anzi, farà crescere il sommerso: sia i trentenni del primo buco, sia i giovanissimi, con motivazioni spesso diverse ma coincidenti nel risultato, per timore di essere identificati saranno molto più diffidenti anche nei nostri confronti». Il dott. Santi ha anche un'altra preoccupazione da esternare: che, con l'abbattimento dei prezzi, la cocaina, superprodotta, possa essere lanciata sul mercato come droga di massa. A Firenze un grammo costa 400 mila lire, il doppio dell'eroina. «L'anno dei mondiali di calcio potrebbe coincidere con un simile disegno. La coca è la sostanza, nei suoi effetti, che più si avvicina allo stile di vita attuale. Gode persino di protezioni culturali. Non si dice che dà assuefazione, tanto meno che è pericolosissima per i soggetti più esposti alla depressione. Nelle mutazioni della tossicomania si intravede purtroppo anche questa svolta». Alberto Gaino Lo squallore della droga: cercare in un «buco» la soluzione dei problemi della vita

Persone citate: Mario Santi

Luoghi citati: Firenze