Più «glasnost» nei conti delle banche
Più «glasnost» nei conti delle banche Dopo l'«Iraq-gate» la Banca d'Italia chiede maggiori controlli sull'attività delle filiali estere Più «glasnost» nei conti delle banche In una circolare sono stati indicati i criteri a cui attenersi Dopo la spinosa vicenda dell'Iraq-gate in cui è stata coinvolta la filiale di Atlanta della Bnl, la Banca d'Italia ha inviato una lettera circolare a tutti gli istituti di credito della Penisola specificando i controlli che devono essere esercitati sull'attività delle filiali estere qualora gli stessi «non vi abbiano già autonomamente provveduto». Tra i criteri: la verifica della coerenza dell'attività di ciascuna filiale; l'adozione di procedure contabili uniformi o raccordabili; il conferimento di poteri limitati sempre comunque con firma congiunta. Questa missiva, mentre cerca di programmare il futuro, prelude ad un controllo doveroso e rigoroso per il passato. Si aggiunge così un nuovo capitolo alla vicenda della Banca Nazionale del Lavoro. Il maggiore istituto di credito italiano di diritto pubblico sta per ricevere milleduecento miliardi di lire dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, secondo uno schema già approvato dal consiglio di amministrazione dell'ente erogatore. ■ Come è stata presentata l'operazione di primo salvataggio da parte dell'Ina sembra favorevole per tutti, sia per la Banca Nazionale del Lavoro che pagherà un tasso indicizzato del, 13,20 per cento (che sarà probabilmente arrotondato al 13,50 per cento), sia per l'Ina che sostanzialmente sostituisce un investimento ad un altro, oltretutto con un certo margine di guadagno. L'operazione non è sufficiente ed ecco l'aumento di capitale della Banca Nazionale del Lavoro che verrà riservato all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale per altri ottocentootto miliardi di lire; altre operazioni seguiranno. Nel frattempo si scatenano gli elenchi delle ditte che avrebbero effettuato forniture di guerra all'Iraq e le smentite decise e recise degli stessi interessati. Il contribuente italiano ogni anno a quest'epoca si trova di fronte all'incognita della Legge Finanziaria che, per rastrellare qualche migliaio di miliardi di lire, escogita gli aumenti più vari, senza tener conto del fatto che l'imprenditore deve poter programmare il costo fiscale anche per più esercizi. Il contribuente italiano, un po' frastornato, si chiede se è vero o no che la Banca Nazionale del Lavoro è un istituto di credito di diritto pubblico e che quindi amministrava ed amministra capitali nell'interesse di tutti; si chiede anche se l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni è o no un ente di diritto pubblico che dovrebbe utilizzare le sue attività finanziarie per realizzare il suo oggetto sociale anche come calmiere per il merca¬ to assicurativo. Senza contare che comunque l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni amministra fondi pubblici. Sempre lo stesso contribuente italiano si chiede infine se l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che grava il lavoro dipendente con contributi folli (e superiori come entità a quelli di qualsiasi altro Paese civile), non è per caso anch'esso un ente di diritto pubblico che amministra soldi pubblici; se questi sono in eccedenza debbono essere destinati non a salvare l'operazione Atlanta, ma convertiti in una diminuzione del costo del lavoro che è l'intralcio maggiore per l'economia italiana. Sono domande molto semplici, e forse anche semplicistiche, ma il contribuente italiano non può dimenticare queste destinazioni di denaro pubblico. Gianfranco Gallo-Orsi
Persone citate: Gianfranco Gallo-orsi
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