Giù le mani dalle elementari

Giù le mani dalle elementari LA RIFORMA Giù le mani dalle elementari Pende al Senato il testo di disegno di legge sulla riforma della scuola elementare, già approvata alla Camera e applicata nella scuola da due anni nelle norme riguardanti i programmi e gli insegnanti con la motivazione di sperimentarla. Si stanno facendo pressioni affinché sia approvato senza modifiche perché si teme che ritornando alla Camera sorgerebbero nuovi e più gravi pericoli sul suo già diffìcile cammino. Sennonché, come vedremo tra poco, quella approvata è una riforma che modifica la stessa struttura della scuola elementare che da scuola affidata ad un solo insegnante, dal quale sono guidati gli alunni quantomeno fino al termine del primo ciclo, viene trasformata in una scuola con più insegnanti. Praticamente si sopprime quello che si chiama insegnante di classe e si nominano tre insegnanti per due classi con l'effetto che nella stessa classe insegnano due insegnanti e di porre . l'accento sull'esigenza di dividere l'insegnamento per ambiti disciplinari. Si prevede una differenza tra l'orario della scuola e l'orario degli insegnanti. L'orario della scuola è di 27 ore settimanali, aumentàbili a 30 con l'inserimento della lingua straniera, mentre l'orario degli insegnanti è di 24 ore, di cui 22 dedicate all'insegnamento. Pertanto non solo è possibile ma necessario suddividere l'insegnamento per ambiti disciplinari. Il numero degli insegnanti è destinato a moltiplicarsi, perché si nomina un insegnante di sostegno per ogni quattro alunni portatoridi handicap che siano presenti in una classe. Gli insegnanti di sostegno possono passare al ruolo comune dopo cinque anni. E si dovrà nominare per la lingua straniera un distinto insegnante. Il legislatore non si è accorto che cancellando il carattere della scuola elementare nella quale la regola è quella di concentrare ì'insegnamento nelle mani di un solo maestro che insegna tutte le materie nella loro unità indifferenziata e operando il trasferimento di essa nell'area delle scuole caratterizzate dalla pluralità degli insegnanti se ne altera profondamente la natura. Si suole distinguere tra insegnamento episodico, corrispondente ad esigenze di coloro che frequentano la scuola preparatoria introduttiva, qual è la scuola elementare, e insegnamento sistematico che predomina nelle scuole successive. Nel corso episodico si parte da ciò che è più vicino e comprensibile all'alunno. Perciò esso si svolge in direzione dei distinti ambiti disciplinari, ma non può cominciare da essi. Il sistema deve solamente trasparire dagli episodi e non sostituirli degradandoli a semplici illustrazioni degli elementi che lo I compongono. Il corso episodico, come preparatorio e introduttivo ai corsi sistematici, si è dimostrato la forma più adatta ad educare in una data età, che è quella del fanciullo che frequenta la scuola elementare, la capacità e l'interesse per il lavoro intellettuale. Compito precipuo della scuola preparatoria e introduttiva è quello di elevare via via l'episodio, da cui necessariamente deve partire per innestarsi all'esperienza degli alunni, a problema e accendere l'ansia di risolverlo. Negli Stati Uniti d'America si denuncia da alcuni anni il fenomeno della scomparsa dell'infanzia per la graduale caduta di tutte le misure che la proteggevano dall'anticipazione di modi di vivere e di sentire degli adulti che vulnera le sue potenzialità vitali. In Italia lo stesso legislatore sembra collocarsi su questa strada. Nel dibattito al Senato sono stati sollevati i problemi posti dall'art. 15 del disegno di legge che impone alle scuole elementari parificate l'obbligo di adeguare il proprio ordinamento alle norme in esse contenute. Questa norma non sembra conciliabile con quanto prescrive il comma quarto dell'articolo 33 della Costituzione secondo cui la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà. La norma non solleva solo una questione di principio ma anche una questione pratica. Molte scuole parificate non godono di contributi statali. Il nuovo ordinamento imponendo ad esse l'obbligo di aumentare il numero degli insegnanti in organico accresce gli oneri che attualmente sopportano. Pertanto, nascerà il problema se non debba essere lo stesso Stato ad assumersi questo onere aggiuntivo, come già fece nel 1980 nei riguardi delle università libere. A proposito della spesa il disegno di legge in discussione si ispira ad un generale ottimismo perché si basa sulla volontà di utilizzare nell'incremento degli organici la massa degli insegnanti già previsti dògli attuali organici. Ma questa volontà è tutta da verificare nella realtà. Una ipotecatone di posti è stata già messa in essere con l'approvazione alla Camera d'un emendamento all'art. 8 che consente la prosecuzione, senza limiti di tempo, delle cosiddette attività di tempo pieno. Si è calcolato che dei 270 mila posti previsti circa 30 mila rimarranno congelati per la prosecuzione del tempo pieno, soprattutto in alcune grandi città, e saranno perciò sottratti alla ridistribuzione degli insegnanti secondo i nuovi criteri. Ci sono non poche e non lievi ragioni che impongono al Senato un attento riesame del testo approvato dalla Camera. Salvatore ValKuttl itti [

Persone citate: Salvatore Valkuttl

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti D'america