Le bugie del manager pubblico

Le bugie del manager pubblica Sulla Gazzetta Ufficiale il nome del «vip» che non ha denunciato i suoi beni Le bugie del manager pubblica Quanti «grand commis» sfuggono ai controlli? ROMA. Per la prima volta è stato smascherato un manager pubblico che ha omesso di denunciare i guadagni annui e la consistenza dei suoi beni alla Presidenza del Consiglio. E' il ragionier Angelo Tosto, presidente della Camera di Commercio di Matera. Il suo nome è comparso sulla Gazzetta Ufficiale del 23 'settembre. Lo ha comunicato ufficialmente la Presidenza del Consiglio. Motivo: non ha adempiuto agli obblighi imposti dalla legge n. 441 del 5 luglio '82 che ha reso obbligatoria la pubblicità sia del modulo 740 Irpef, sia del patrimonio (case, terreni, auto, azioni e quote di società) di sua proprietà. Il nominativo del trasgressore era rimasto finora top secret. Era gelosamente custodito negli archivi di piazza della Minerva, a due passi dal Pantheon, dove il riserbo è stato sinora assoluto: «Lo rivelerà solo la Gazzetta Ufficiale», ci era stato risposto alcuni giorni fa. Sembra certo che questa vicenda dovrebbe portare a breve scadenza ad una sostanziale modifica dell'attuale normativa che consente molte scappatoie. Alla Presidenza del Consiglio, infatti, nessuno sa con precisione quanti sono i manager pubblici in Italia, né si conosce l'elenco di tutti i loro incarichi. Molti grand commis dello Stato riescono così a sfuggire ai controlli e a farla franca. Oltre a questa grave lacuna non è oggi prevista alcuna vera sanzione a carico di quei manager pubblici che rifiutano senza giustificazione di far conoscere la loro situazione patrimoniale aggiornata e l'ammontare dei loro redditi annui. Non mancano, tra l'altro, proposte drastiche: «I trasgressori devono perdere il posto». A parere degli esperti di piazza della Minerva, la sola pubblicazione dei nomi dei manager pubblici inadempienti sulla Gazzetta Ufficiale sembra, infatti, una sanzione quasi ridicola e, comunque, del tutto insufficiente per colpirli. Sarebbe opportuno scoraggiarli con una punizione ben più severa. Peraltro anche la sanzione prevista per deputati e senatori in caso di omessa presentazione del modulo 740 e dei beni posseduti appare all'opinione pubblica come una semplice «tirata d'orecchie». In questo caso, infatti, i presidenti della Camera e del Senato possono solo darne notizia alle rispettive assemblee di Montecitorio e di Palazzo Madama in base all'articolo 7 della legge dell'82. Non vi sono altre possibilità. Tuttavia alle Camere (a differenza di quanto avviene per i manager pubblici) si conoscono i nomi di deputati, senatori e ministri che sono tenuti a consegnare ogni anno 740 e denuncia patrimoniale. Gli esperti della Presidenza del Consiglio ritengono, poi, necessario correggere un'altra anomalia della legge. Oggi non è, infatti, prevista la presentazione della denuncia dei redditi e della dichiarazione dei beni posseduti da molti grand commis dello Stato, come, ad esempio, il Governatore della Banca d'Italia. In realtà Carlo Azeglio Ciampi figura ugualmente negli elenchi, ma solo per caso, perché ricopre altri incarichi che rientrano tra quelli per i quali la legge prescrive l'obbligo della denuncia dei redditi e delle proprietà. Come Governatore non sarebbe, invece, tenuto a svelare nulla. Grazie proprio a queste disfunzioni legislative l'ex presidente dell'Ente Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato, assassinato un mese fa nella sua villa al mare nei pressi di Reggio Calabria, ha evitato di far conoscere ufficialmente dall'85 in poi l'elenco dei beni e l'entità dei redditi denunciati al fisco. Ligato, pur essendo stato un manager pubblico, non era infatti obbligato a presentare alcuna dichiarazione alla Presidenza del Consiglio perché il suo incarico non figura nell'elenco tassativamente indicato dall'articolo 12 della legge 441. Sarà compito della Guardia di Finanza ricostruire l'esatta consistenza del suo patrimonio ed informarne la magistratura. Pierluigi Franz

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ligato, Lodovico Ligato, Pierluigi Franz

Luoghi citati: Italia, Matera, Reggio Calabria, Roma