Debutto di De Michelis di Paolo Patruno

Debutto di De Michelis Da oggi il ministro degli Esteri è a New York Debutto di De Michelis Primo discorso alle Nazioni Unite ROMA. De Michelis affronta da oggi, come neo-ministro degli Esteri, la prova del fuoco dell'assemblea generale dell'Onu. Un tourbillon di incontri al massimo livello, inaugurato da quello odierno con il presidente Bush ai colloqui con Baker e Shevardnadze, con l'egiziano Mubarak, l'argentino Menem e il venezuelano Perez, con i colleghi della Cee e dei Paesi dell'Est europeo, del Medio Oriente e del Corno d'Africa, inframmezzato dal discorso dalla tribuna del Palazzo di Vetro che De Michelis terrà domani a New York per delineare le linee di maggior interesse per la politica estera italiana. Nei suoi primi interventi pubblici e davanti alle Commissioni parlamentari, il nuovo titolare della Farnesina ha rivendicato, comunque, la «continuità» della nostra politica estera nel passaggio dalla gestione di un ministro democristiano di lunga e ben collaudata esperienza internazionale come Andreotti a quella di un ministro socialista di fresca nomina. Ma se nella sostanza non si possono certo delineare sensibili variazioni, è indubbio che De Michelis sta cercando di imprimere un nuovo stile alla Farnesina. Ad esempio, quanto Andreotti era attento alle minime sfumature, allo studio approfondito dei dossier compilati dai funzionari, rispecchiati in discorsi accuratamente bilanciati, tanto De Michelis è incline ad improvvisare i suoi interventi, a diversificare i suoi interessi, a sorprendere con la sua impe¬ tuosa vitalità. Insomma, dopo i tanti anni permeati da quel clima ovattato impresso da Andreotti, l'arrivo di De Michelis alla Farnesina ha rappresentato una frustata innovativa. E' prematuro azzardare fin d'ora quali risultati potranno sortire da questo «nuovo stile». Per adesso, della gestione demicheliana della Farnesina si possono mettere agli atti solo due proficui incontri con i dirigenti jugoslavi per dar maggior nerbo ai legami Roma-Belgrado (prima con Cossiga a Venezia e poi con Andreotti in Istria) e la controversa visita a Tripoli. Con il mancato incontro con Gheddafi e la «svista protocollare» della dimenticanza dell'Italia nell'enumerazione delle delegazioni presenti, proprio la nostra che era l'unica a livello ministeriale fra i partner della Cee. Due mancanze rincarate poi dalla reiterazione delle pretese libiche espresse da Gheddafi a Belgrado e riecheggiate dalla stampa e dalla diplomazia libica sul pagamento dei «danni di guerra» provocati in epoca co¬ loniale. Il «parterre» delle Nazioni Unite, la girandola di incontri con i grandi statisti rappresentano l'occasione buona per cancellare quello che in Italia era stato recepito come ^infortunio» di Tripoli, al di là di qualsiasi responsabilità personale di De Michelis. Domani, dunque, il neo-ministro degli Esteri parlerà dalla tribuna dell'Onu per confermare l'appoggio italiano al piano Mubarak sui territori occupati da Israele, stimolando gli altri Paesi della Cee a fare altrettanto. Ma oltre agli argomenti consueti nei rapporti internazioni dell'Italia, De Michelis riserverà una particolare attenzione a temi di società «transnazionali» come la droga, esprimendo l'appoggio del nostro governo alla proposta della Giamaica per istituire una «forza internazionale di sicurezza» per lottare contro i narco-traffìcanti e invitando l'Europa a dar vita a un piano analogo a quello di Bush. Paolo Patruno Il ministro Gianni De Michelis