Santuccio signore della scena di Osvaldo Guerrieri
Santuccio, signore della scena L'attore, che aveva 75 anni, è morto ieri pomeriggio nella sua abitazione milanese Santuccio, signore della scena Pioniere del «Piccolo» MILANO. L'attore Gianni Santuccio è morto ièri, dopo una lunga malattia, nella sua abitazione milanese. Era nato a Clivio, in provincia di Varese, nel 1914. Nel pomeriggio di oggi sarà allestita la camera ardente al Piccolo Teatro. I funerali si svolgeranno domani o lunedì. E' un'ora triste per il teatro italiano. Uno dei suoi più grandi attori se n'è andato in silenzio. Certo era malato Santuccio, ma la sua malattia era soprattutto interiore, impalpabile. Una volta ci aveva confidato: «L'inquietudine mi porta a neuropatie, ho in me malinconie spaventose, la notte piango. Soffro la vita ma la desidero. Non amo le persone felici, amo i temporali». E di temporali Santuccio ne traversò più d'uno, nella vita e nell'arte. Era un modesto impiegato di banca quando, nel 1938, si iscrisse all'Accademia d'Arte Drammatica. Esordì sul. le scene nel '42, a Milano, passando poi a recitare a fianco di Sarah Ferrati, Ruggeri, Cimara. Parti da attor giovane in un repertorio che svariava da Balzac a O'Neill, a Steinbeck. La prima svolta importante della sua carriera avvenne nel '47, all'Excelsior di Milano. Santuccio faceva parte di una compagnia costituita per rappresentare brevi novità di autori italiani. Una sera arrivò in camerino Paolo Grassi che lo invitò a entrare in un nuovo complesso stabile che si stava formando intorno a Giorgio Strehler in una modesta sala di via Rovello. Era un'avventura, forse una pazzia. Ma Santuccio disse di sì e si trovò a vivere una delle più esaltanti avventure della scena italiana, la nascita del Piccolo Teatro. Vi era stato chiamato per sostenere parti da attor giovane. Ma diventò primattore poche settimane dopo, quando se ne andò Salvo Randone, l'interprete più autorevole della compagnia. Santuccio vi rimase cinque anni, fino al '52, recitando in ben 35 spettacoli, cominciando con il mitico «Albergo dei poveri» di Gorkij. Quei cinque anni resteranno per lui un'esperienza fondamentale. Con il suo fisico elegante, la voce ben temprata, il volto espressivo poteva affrontare il repertorio più vario, dalla tragedia classica al teatro intimista. Entrò in sodalizio con Lilla Brignone, che doveva diventare sua assidua compagna anche nella vita, e con la compagnia del Manzoni interpretò «I fratelli Karamazov» nella riduzione di Copeau e Croué, «L'allodola» di Anouilh. Fu poi Mercuzio in un «Romeo e Giulietta» allestito da Salvini al Teatro Romano di Verona, recitò, ancora diretto da Salvini, in «Anche le donne hanno perso la guerra» di Malaparte. Nel '58 affrontò il primo Cecov della sua carriera, «Gli amori di Platonov», messo in scena da De Bosio allo Stabile di Torino, cui seguirà, due anni dopo, «Il gabbiano», dove interpetava il personaggio dello scrittore fallito Trigorin. Sarebbe impossibile percorrere passo passo la vicenda artistica di questo attore che, tra fragilità e coraggio, cercava il teatro dappertutto e, nel teatro, un senso profondo di intelligenza e umanità. Parallelamente, metteva a rumore le cronache con la sua vita inquieta: amori tempestosi, indagini giudiziarie su sospetti di droga. Sembrava quasi che i mass media volessero imporre il ritratto del bello dannato. In realtà Santuccio cercava un suo centro. Ricordava più tardi: «Sono uno sprovveduto e ho pa-, gato le conseguenze». Le conseguenze erano, negli ultimi anni, una grande solitudine. Disse che il distacco gli aveva consentito di fare bene Beckett, di umanizzarlo senza pensare all'assurdo. Ormai il teatro lo chiamava poco: un «Mercante di Venezia» a Palermo, nell'83, un «Amleto», qualche recital che non impegnasse troppo la memoria e, la scorsa estate, «I giganti della montagna» a Erice. Nell'82 ricevette il premio Renato Simoni alla carriera, una carriera dominata da una grande coerenza e da un'umanità intrisa d'amarezza e di indistruttibile resistenza. Fino a ieri. Osvaldo Guerrieri Gianni Santuccio. La camera ardente oggi pomeriggio al Piccolo Teatro
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