Fini, anche il tortellino passa agli Usa

Fini, anche il tortellino passa agli Usa Un'altra bandiera del made in Italy a tavola cambia di mano per oltre cento miliardi Fini, anche il tortellino passa agli Usa La famiglia modenese cede all'offerta della Kraft MODENA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dopo Invernizzi, Simmenthal e Fattorie Osella, il gruppo Kraft General Foods ha acquisito anche le attività industriali Fini di Modena, uno dei marchi più prestigiosi del settore alimentare italiano. Dopo questa operazione il fatturato della Kraft Italia salirà a 1400 miliardi. La «Commendator Telesforo Fini spa» chiuderà, infatti, l'89 con un fatturato di 120 miliardi contro i 108 dello scorso anno (con 3 miliardi di utile). Il marchio Fini è conosciuto in tutto il mondo per la produzione e distribuzione di pasta fresca (specie tortellini e ravioli), salumi, aceto balsamico e formaggi. Sotto il controllo del secondo gruppo alimentare mondiale sono passati lo stabilimento di 16.000 metri quadrati alla periferia di Modena, il prosciuttificio di Langhirano (70.000 pro¬ sciutti l'anno) e la Fini Usa Corporation. Il prezzo? Seondo i sindacati il prezzo dovrebbe essere vicino ai 120 miliardi (mancano conferme). La ristrutturazione dell'assetto societario della Fini prevede la nomina di Giorgio Fini a presidente onorario, mentre il figlio Vittorio siederà nel consiglio di amministrazione. Alla famiglia resta, comunque, la gestione diretta del ristorante a Modena, i negozi, l'hotel e la catena di autogrill, attività e servizi che sono stati esclusi dall'operazione. Da Houston, nel Texas, è stato lo stesso Giorgio Fini a motivare la decisione di cedere alla Kraft le attività industriali: «La competitività del nuovo mercato unico europeo richiede una dimensione ed una integrazione che solo una grandissima azienda può dare. L'accordo con la Kraft garantisce il mantenimento della solidità dell'azienda ed apre ul¬ teriori prospettive di sviluppo». Un passaggio, quindi, «storico» per un'altra industria alimentare italiana tipica. Un cammino analogo a quello degli Invernizzi e di tanti altri marchi del settore, sottoposto alla pressione dei mercati. Storie di imprenditori nati dal nulla, cresciuti sviluppando l'azienda familiare e poi obbligati dalla competitività dei mercati a passare la mano a gruppi di dimensioni internazionali. «Il segreto del nostro successo sta tutto qui: nella genuinità dei predotti, poche manipolazioni, poche elaborazioni. La roba da mangiare l'ha inventata il Padreterno, noi dobbiamo soltanto cuocerla, tutt'al più possiamo insaccare la carne di maiale e impastare la farina», una filosofia che nel 1912 spinse il fondatore della dinastia, Telesforo Fini, ad aprire un negozio nel centro di Modena. Vendeva zamponi, mortadelle, aceto bal¬ samico, che produceva in un piccolo laboratorio, e tortellini e ravioli che preparava la moglie. Poi la coppia avviò anche una trattoria e negli anni aprì un nuovo negozio. Il salto di qualità lo fece Giorgio, figlio di Telesforo, oggi sessantaquattrenne. La trattoria divenne ristorante e cominciò a circolare per il mondo la fama della buona cucina modenese della quale i prodotti Fini erano i migliori interpreti. Dopo il ristorante vennero anche cinque autogrill ed un self-service a Milano. Poi nel 1975 un hotel ed un nuovo stabilimento. Negli ultimi tre anni i Fini hanno investito nell'azienda una decina di miliardi che, secondo fonti sindacali, non hanno però aumentato in proporzione la produttività. La conduzione familiare non poteva più reggere. E la Kraft non si è lasciata scappare il boccone. Lorenzo Tazza ri

Luoghi citati: Houston, Italia, Langhirano, Milano, Modena, Texas