Un'atomico per addestrare l'Armata Rossa di Enrico Singer

Un'atomico per addestrare l'Armata Rossa «Quando i soldati uscirono dai bunker c'era il deserto, una nuvola di fuoco e polvere copriva metà del cielo Un'atomico per addestrare l'Armata Rossa Kruscev la fece scoppiare nel '54 sugli Urali, ignoto il numero delle vittime MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Una bomba atomica fu fatta esplodere durante una manovra militare sovietica per «sperimentare» la capacità delle truppe di difendersi e operare in «condizioni di contaminazione radioattiva». La rivelazione di questo sconvolgente test con cavie umane l'ha fatta ieri un ex colonnello sul giornale delle Forze Armate, «Krasnaya Zvezda» (Stella Rossa), in un lungo articolo dal titolo «Un'esplosione di cui adesso si può parlare». Adesso: a trentacinque anni esatti di distanza, perché l'esplosione avvenne il 14 settembre 1954, in una località non meglio precisata del Sud degli Urali, per ordine dell'allora ministro della Difesa, Nikolai Bulganin. Al Cremlino, da poco più di un anno, regnava Nikita Kru- sciov che, il 20 agosto del 1953, aveva ufficialmente annunciato quello che gli esperti militari occidentali già sapevano: anche l'Urss aveva la bomba atomica. L'«esercitazione» negli Urali, insomma, sarebbe stata una delle prime esperienze sovietiche «sul campo» e gran parte dell'articolo scritto dall'ex colonnello Zmitrenko tenta di spiegare perché fu decisa. Le ragioni scientifiche: «Poco o nulla si sapeva ancora degli effetti e dei rischi delle radiazioni atomiche». E le ragioni politiche: «Erano passati appena nove anni dalla fine di un conflitto costato 20 milioni di morti e si era in piena guerra fredda, provare la nostra efficienza difensiva era una necessità». Ma, se queste sono le giustificazioni, la parte più clamorosa dell'articolo dell'ex colonnello è costituita dalle rivelazioni. «Verso la metà di settembre tutto era pronto, si attendeva soltanto che cambiasse il vento per evitare ricadute radioattive sulle zone abitate. I soldati, naturalmente, avevano più paura del pericolo invisibile della contaminazione, che dell'esplosione». E ancora: «Le truppe dovevano simulare una fase di contrattacco, erano nei rifugi scavati sotto terra, con doppie porte blindate, pronti ad uscire quando fu fatta esplodere la bomba». Un'esplosione a 500 metri di altezza, la quale provocò «una grande nuvola che oscurò la metà del cielo, spinta in alto da una colonna di fuoco e di polvere». Quando i soldati entrarono in azione, tutta la zona era irriconoscibile: una specie di deserto piatto con qualche mozzicone di tronco d'albero carbonizzato. Racconta l'ex colonnello che «gli occhi di tutti erano puntati sugli apparecchi che misuravano la contaminazione», ma sul livello della radioattività, anche a 35 anni di distanza, Zmitrenko non si sbilancia: dice soltanto che «era debole». Così come non parla della potenza dell'ordigno atomico. E vago è anche il resoconto a proposito di eventuali vittime: l'ex colonnello scrive che due militari, «per errore», rimasero all'aperto al momento dello scoppio della bomba atomica, ma nulla dice sui reali effetti della contaminazione. Anzi, secondo il testo pubblicato da «Krasnaya Zvezda», l'esecitazione organizzata personalmente dal maresciallo Gheorghij Zhukov, primo viceministro della Difesa, fu definita «un completo successo» dal ministro Bulganin. La glasnost su questo sconvolgente episodio, insomma, ha funzionato a metà. E l'autocritica è appena accennata: «In quel momento — sostiene l'ex colonnello — non ci sarebbe mai venuto in mente di dubitare dell'opportunità di qualsiasi misura che servisse a rafforzare la preparazione dell'esercito e la sua capacità di difendere il Paese». Le rivelazioni di Zmitrenko, comunque, arrivano a pochi mesi da un'altra ammissione ufficiale. Nel giugno scorso l'agenzia «Tass» aveva finalmente confermato che, nel 1957, nella stessa regione del Sud degli Urali, c'era stata una «esplosione accidentale» in uno stabilimento per la fabbricazione di armi atomiche. .Un incidente che gli esperti occidentali avevano sospettato per anni e che la «Tass» ha definito «devastante». Ma, anche in questo caso, non sono state date notizie ufficiali sul numero delle vittime. E' stato comunicato soltanto che lo scoppio «rese necessario lo sgombero di 10 mila persone». Enrico Singer

Persone citate: Gheorghij Zhukov, Kruscev, Nikita Kru, Nikolai Bulganin

Luoghi citati: Mosca, Urali, Urss