Vacilla anche la Cee dell'Est

Vacilla anche la Cee dell'Est Crisi etniche e regionali, intese segrete tra Baker e Shevardnadze nel Wyoming Vacilla anche la Cee dell'Est Polonia e Ungheria vogliono sganciarsi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel Wyoming, la settimana scorsa, Baker e Shevardnadze hanno concluso un accordo segreto sulle etnie dell'Urss e l'Europa Orientale: Washington si è impegnata a non appoggiare gli irredentismi in Unione Sovietica e a non separare i Paesi del Patto di Varsavia, mentre Mosca ha promesso di non attuare dure repressioni nelle sue Repubbliche e di concedere una certa libertà economica e politica ai suoi alleati. Due esempi. Gli Stati Uniti non si adopereranno per l'indipendenza delle Repubbliche Baltiche e l'Unione Sovietica permetterà alla Polonia e all'Ungheria, che ieri ne hanno manifestato l'intenzione al Fondo Monetario Internazionale, di uscire «in futuro» dal Comecon per associarsi alla Cee. La tacita intesa tra le superpotenze, che arrecherebbe notevole stabilità alle due Europe nell'attuale fase di transizione, è trapelata all'Orni e alla Casa Bianca lunedì, quando funzionari americani si sono abbandonati alle prime confidenze. Ieri, il «New York Times», il «Washington Post» e il «Wall Street Journal» l'hanno resa pubblica. Il primo ha scritto che «le superpotenze si sono strette la mano in silenzio sull'Europa dell'Est... hanno concordato di non infiammare gli animi». Il secondo ha affermato che per Washington «appoggiare Gorbaciov è diventato più importante che promuovere l'autonomia dei popoli dell'Urss». Il terzo ha sostenuto che il Comecon è sull'orlo dello scisma e che se l'Ungheria e la Polonia non potessero uscirne creerebbero una pericolosa divisione interna. In una serie di interviste e conferenze stampa, Baker ha confermato indirettamente l'accordo con Shevardnadze. Il segretario di Stato americano ha detto che «ci deve essere il modo di arrivare a una maggior democrazia e indipendenza» nelle Repubbliche sovietiche e nei Paesi-dell'Europa orientale «senza fomentare ribellioni e causare instabilità». Il «Washington Post» ha svelato che 1' 11 settembre Baker cancellò un incontro col leader dell'opposizione estone Tunne Kelam. Lo stesso «Washington Post» ha illustrato l'altra faccia della medaglia. L'altro ieri, Baker ha incontrato il ministro degli Esteri cecoslovacco Johanes col placet sovietico e ha criticato la linea dura del pc a Praga: è stato il primo contatto di un segretario di Stato americano con questo regime comunista negli ultimi 11 anni. L'Onu e la Casa Bianca hanno tuttavia indicato che l'Urss ha posto una condizione all'accordo segreto tra Baker e Shevardnadze: che la posizione della Germania dell'Est non cambi, cioè che non si avvicini troppo a Bonn ma rimanga il perno del Patto di Varsavia. Nel suo discorso di martedì all'Onu, Shevardnadze lo ha fatto capire chiaramente. «Le forze del revanscismo — ha detto — si stanno di nuovo attivando e tentano di distruggere o cambiare le realtà dell'Europa del dopoguerra». Che cosa ha spinto Washington, fino alla scorsa settimana fredda se non ostile verso Gorbaciov, a scegliere almeno per il momento la strategia della non interferenza nel blocco sovietico? Dalle indiscrezioni dell'Onu e della Casa Bianca, sembra che siano state le aperture fatte dal leader del Cremlino a Bush nella lettera personale di una settimana fa. Gorbaciov non si sarebbe solo impegnato al rispetto dei diritti dell'uomo nell'Urss e nell'Est europeo. Avrebbe anche promesso di mediare presso Castro e Ortega per la soluzione della crisi del Centro America. Ennio Carette