Ustica, valanga di bugie di Giovanni Bianconi
Ustica, valanga di bugie Errori e omissioni nel libro presenze del centro radar di Marsala Ustica, valanga di bugie Andreotti: nessuna copertura ROMA. L'elenco delle presenze al centro radar di Marsala, la notte del 27 giugno Ì980, quando il Dc9 dell'Itavia si inabissò nel mare di Ustica con il suo carico di 81 passeggeri, è lacunoso e impreciso. Uno dei militari indicati in servizio era in ferie, altri erano destinati a servizi diversi dal controllo radar. Un'altra bugia, un altro duro colpo al castello delle versioni ufficiali, che ora dopo ora si sbriciola sempre più. A Palazzo di giustizia, molti dei militari incriminati nell'inchiesta giudiziaria per il disastro aereo, dopo le rivelazioni del maresciallo Carico hanno fatto marcia indietro. Giuseppe Gioia, indicato come responsabile dei piani di volo nel turno serale, lo scorso anno, ascoltato come testimone, aveva confermato di essersi trovato nella sala operativa quando venne dato l'allarme. Aveva ribadito anche le versioni ufficiali: era in corso un'esercitazione, nessuno si accorse della scomparsa del Dc9. Ieri ha cambiato tutto: ai giudici, documenti alla mano, ha detto di non aver assistito ai fatti perché quel giorno era in licenza. Da due settimane. Altri due avieri, Salvatore Orlando e Giuseppe Gruppuso, addetti alla consolle secondo la lista ufficiale (controfirmata dal capo di Stato maggiore gen. Pisano), negano di avere svolto quelle mansioni. «Ero militare di leva, fui allontanato per l'esercitazione», ha spiegato il primo. E Gruppuso: «Ero addetto alle pulizie, non partecipavo alle esercitazioni». Il capitano Antonio1 Massaro, la cui firma compare sul foglio delle presenze, si è trincerato dietro i «non so» e i «non ricordo». Ma ha anche insinuato un dubbio sul fatto che quella firma, in calce all'elenco dei militari in servizio, fosse proprio la sua. Sugli sviluppi dell'inchiesta, il ministro della Difesa Mino Martinazzoli risponderà oggi (in commissione a Montecitorio) e martedì prossimo (in aula a Palazzo Madama) a Camera e Senato. Quella scelta dal ministro democristiano è una linea «d'attesa»: nessun attacco all'Aeronautica né, tanto meno, ai suoi predecessori alla Difesa. Prudenza, dunque, almeno fino a quando le rivelazioni dei militari interrogati a Roma non saranno verificate dai giudici. Intanto, però, le notizie che filtrano dal Palazzo di giustizia stanno provocando una vera e propria pioggia di reazioni politiche. Amaro il commento del presidente del Consiglio Andreotti: «E' molto avvilente che ogni giorno arrivino "presunte" novità». «Se ci sono responsabilità — ha aggiunto Andreotti — da parte del governo non ci saranno coperture». Il liberale Zanone, ministro della Difesa nel governo De Mita, che a lungo aveva sostenuto l'estraneità e la buona fede delle Forze armate italiane, anche ieri ha ribadito la sua convin: zione: «Non ho dubbi sulla lealtà dei militari che hanno collaborato con me alla ricerca della verità». Convocata anche la presidenza della Commissione stragi. Libero Gualtieri ha escluso la possibilità di ogni processo sommario ai ministri della Difesa degli ultimi nove anni: «Ma — ha detto — dopo le conclusioni della magistratura andremo fino in fondo». Sulle ipotesi che vogliono coinvolto nella dinamica dell'incidente di Ustica un aereo libico, nessun commento da Tripoli. Era davvero Gheddafi il «vip» a bordo dell'aereo che doveva percorrere, in senso inverso, la stessa rotta del Dc9 Itavia? «Non ho informazioni, è ancora presto — si giustifica l'ambasciatore di Gheddafi a Roma, Abdurrahman Mohamed Shalgam —, non ho ancora telefonato a Tripoli». E intanto, tra allusioni e mezze parole, lascia intendere che la spiegazione del disastro di Ustica, come più volte ribadito da Gheddafi, sta nelle manovre dei mezzi militari Usa nel Mediterraneo. Da parte sua, l'ambasciata americana a Roma non ha voluto commentare i colpi di scena dell'inchiesta, limitandosi a confermare la tesi sostenuta nei mesi scorsi dall'ambasciatore Peter Secchia: quel giorno, tutti gli aerei militari americani presenti nel Mediterraneo atterrarono sei ora prima dell'incidente di Ustica. Francesco Grignettl, Guido Rampoldi, Francesco Santini, Giovanni Bianconi, Roberto Rho A PAGINA 3
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