Viola dà la ricelta: «Radice, grinta, amicizia» di Massimo Gramellini

Viola dà la ricetta: «Radice, grinta, amicizia» Roma prima in classifica dopo tre anni: ecco la novità più sorprendente della fase d'avvio del campionato Viola dà la ricetta: «Radice, grinta, amicizia» E liquida Liedholm: «Era soltanto un ottimo maestro di calcio» ROMA. «Carpe diem», suggeriva un antichissimo ultras romanista. «Viviamo alla giornata» ribadisce duemila anni dopo Gigi Radice, ed è triste vedere come il celebre motto di Orazio diventi così banale nella versione italiana. Dopo quaranta mesi di latitanza, «Roma capoccia» smette di essere solo un intramontabile «hit» di Venditti e ritorna nei titoli di giornali a salutare l'exploit più inatteso di questo avvio di stagione: la squadra di Viola è in testa alla classifica, riprendendo una buona abitudine interrottasi il 13 aprile 1986 quando, perdendo in casa contro il Lecce, i giovanotti allora allenati da Eriksson vanificarono un lungo, incredibile inseguimento e consegnarono lo scudetto all'ultima Juve di Trapattoni. La sorpresa lascia subito il passo alla diffidenza: la Roma meno pronosticata della storia è arrivata al vertice? Pura fata¬ lità, concorso di eventi fortunati, cui non è estraneo un calendario morbido: alle prime difficoltà la navicella di Radice tornerà a scomparire nei marosi dell'anonimato. Questi i pensieri di molti, che già attendono la Roma al varco della trasferta-verità di domenica prossima: a San Siro, contro l'Inter. Ma è possibile che tutto si riduca davvero a uno scherzo della fortuna? Radice scuote la testa, e comincia a smontare l'alibi più sfruttato: «Non è vero che abbiamo avuto una partenza facile. Voglio proprio vedere chi riuscirà a vincere nelle tane di Genoa e Bari». Insomma, qualche piccolo merito a questa Roma bisognerà riconoscerlo. Tanto per cominciare quello di aver scelto un allenatore che, statistiche alla mano, dà sempre il meglio di sè all'inizio di ogni nuova esperienza. Il Torino resta il caso più clamoroso: Radice lo ha allenato per due lustri e in entrambe le circostanze ha ottenuto proprio in avvio i suoi risultati migliori: lo scudetto nel 1976-77, il secondo posto nel 1984-85. Si trattava di squadre che venivano da stagioni deludenti e che il tecnico condusse al successo utilizzando gli stessi uomini dell'anno prima, con l'aggiunta di un paio di acquisti mirati: Pecci e Patrizio Sala, Junior e Serena. Un copione ripetuto fedelmente a Roma: anche qui poche facce nuove (Berthold, Comi, Cervone) e tanti veterani rigenerati dai discorsi di un uomo che, come i sergenti di un tempo, sa toccare le coide giuste proprio quando parla con i disperati: «Ai giocatori ho detto.. ».Ci par di vederlo mentre, guardandoli negli occhi, apostrofa Giannini e gli altri litigiosi figliocci di Liedholm: «Siete giovani, ma ancora per poco. Questo è il vostro ultimo tram: saltateci sopra!» Il fervorino di Radice ha fatto effetto, come sempre. E quel vecchio marpione di Viola adesso può ben dire di aver previsto tutto: «Volevo ingaggiare Bianchi, non è un mistero. Però pensavo anche a Radice, ero certo che avrebbe potuto essere l'uomo giusto. Perchè è una persona coerente. Come Eriksson, più di Eriksson, che ogni tanto non riusciva ad esserlo e allora scantonava. Liedholm, invece, era soltanto un ottimo maestro di calcio. Poi, però, i giocatori si prendevano per il collo e dovevo intervenire io. Con Radice i giocatori hanno scoperto di essere amici, é io ora dormo sonni tranquilli». Non ha un gioco che incanta, la Roma. Ma ha un gioco, e rispetto al passato si tratta di un bel passo avanti. Viola concorda: «Sì, questa è una squadra compatta, solida e resterà tale anche contro le grandi che cominceremo ad affrontare da domenica prossima. Mi ricorda la Roma della mia infanzia, quella che giocava al Testaccio. Stesso spirito, stessa grinta. Caratteristiche che rivedo in tutti, anche nel criticatissimo Comi». Radice, milanese e pragmatico, non indulge a nessun amarcord: «Voglio solo godermi questo attimo, forse fuggente. Siamo primi. E' la vittoria delle mie idee, dei valori che ho cercato di insegnare ai ragazzi. Questa Roma è composta da giocatori di discreta scelta. Giannini e Desideri sono i simboli della rinascita, Geiolin il cardine del gioco. Non saremo fenomeni ma sappiamo fare buone cose, e le facciamo in maniera semplice. Ecco, credo che sia proprio la semplicità il nostro segreto. Unita alla dedizione continua con cui cerchiamo cii uscire dalla mediocrità». Per arrivare fino a dove? Massimo Gramellini Radice. Per il presidente Viola è l'artefice di Roma capoccia

Luoghi citati: Bari, Roma