Il Fondo monetario apre all'Est di Stefano Lepri

Il Fondo monetario apre all'Est Un brusco ridimensionamento della moneta Usa saluta l'apertura del summit di Washington Il Fondo monetario apre all'Est Pronto il primo maxi-piano di interventi per la Polonia WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale stanno cercando gli strumenti per riportare la Polonia dal collettivismo all'iniziativa privata. Forte dell'appoggio dei sette grandi dell'economia mondiale, il ministro delle Finanze polacco Leszek Balcerowicz (Solidarnosc) ha qualche speranza in più di raggranellare i 10 miliardi di dollari che gli servono nei prossimi tre anni. Ieri mattina un primo risultato. La Ifc, banca di investimenti con criteri privatistici controllata dalla Banca Mondiale, ha offerto a Balcerowicz ed alla Banca centrale di Varsavia un programma in cinque punti per iniettare una prima dose di capitalismo nell'economia polacca: 1) investimenti in joint-ventures di aziende straniere, con un progetto già prorito per l'industria agro-alimentare; 2) assistenza al governo per la privatizzazione di aziende di Stato; 3) creazione di una o più nuove banche in compartecipazione con aziende di credito straniere; 4) assistenza alla creazione di un mercato dei capitali; 5) consulenza alle nuove imprese. Economisti e uomini d'affari sono pronti ad invadere Varsavia per disfare ciò che 40 anni fa fecero le milizie operaie e l'Armata Rossa. Ma se all'interno della Polonia non ci sono capitali privati, il ritorno verso il capitalismo non somiglierà troppo ad una colonizzazione straniera, con il rischio di una crisi di rigetto? Sir William Ryrie, vicepresidente esecutivo del Ifc, è convinto che non andrà così: «Non è vero che il capitale privato in Polonia manchi del tutto. Inoltre una parte del capitale straniero che airiva proviene da polacchi emigrati in Occidente». Il pericolo è magari che chi dispone di capitali sia uno speculatore sul mercato nero, principale forma di iniziativa privata esistente finora nei Paesi del comunismo reale. Ma in Polonia la Banca Mondiale scorge un buon numero di im¬ prese oggi definite come cooperative che domani potrebbero diventare, per esempio, società per azioni. Del resto la ricetta è già stata sperimentata in Ungheria, sia pure in una situazione economica migliore. Ma il problema della Polonia è grave ed urgente: ci vogliono molti soldi perché l'inverno prossimo, e non per metafora, non manchi il pane e non si rimanga al freddo. Occorre allungare le scadenze degli immensi debiti con l'estero (circa 40 miliardi di dollari) ed ottenere nuovi crediti. La promessa in questo senso contenuta nel comunicato dei Sette sabato scorso fa sperare Varsavia ed accende una invidia feroce nei Paesi debitori del Terzo Mondo, che si sentono scavalcati. Non è però chiaro che cosa esattamente avverrà, perché tra i Sette esistono divergenze. L'Inghilterra di Margaret Thatcher è ovviamente ansiosa di rafforzare l'avanzata del capitalismo in Polonia; la Germania risponde di essere assai scettica per un motivo concreto: teme di buttare denaro dalla finestra. Guido Carli, ministro del Tesoro italiano, cerca di bilanciare le ragioni della prudenza con l'importanza della posta in gioco: «La transizione dal collettivismo all'economia di mercato comporta un periodo iniziale di profitti bassi e di carenza sia di capitali che di basilari beni di consumo. C'è un rischio davvero alto di combinare la stagnazione ed inflazione dei prezzi al consumo». Occorre che i Paesi ricchi e la Banca Mondiale non si facciano scoraggiare ed evitino «che il cammino di questi Paesi verso la democrazia debba invertirsi sotto la pressione del disordine economico». Ma, conclude Carli, l'aiuto deve seguire i criteri consueti, e perciò bisognerà arrivare ad accordi tra i governi di questi Paesi, il Fmi e la Banca Mondiale. Ma non è escluso che i Paesi più propensi ad un aiuto immediato intervengano per conto proprio. Stefano Lepri

Persone citate: Balcerowicz, Carli, Guido Carli, Leszek Balcerowicz, Margaret Thatcher, William Ryrie