«I vescovi hanno diritto di far politica»
«I vescovi hanno diritto di far politica» Il cardinale vicario di Roma lancia un messaggio al Consiglio permanente della Cei «I vescovi hanno diritto di far politica» Potetti: la gente dimostri comprensione a chi governa CITTA' DEL VATICANO. Il cardinale Ugo Poletti, presidente della Cei, rivendica ai vescovi italiani il diritto-dovere di affrontare i problemi sociali e politici del Paese, in modo da difendere il messaggio cristiano. Così, il vicario del Papa per la città di Roma si è rivolto ieri pomeriggio ai membri del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, il «governo» allargato dell'organizzazione. E' difficile non leggere nelle parole del porporato un riferimento alle vicende — ancora in pieno svolgimento — relative alle elezioni amministrative della capitale, e più in generale, un invito a essere presenti nella prossima ondata di elezioni che avranno luogo fra qualche mese in molti Comuni. Dopo le polemiche fra il vicariato e la de romana, c'era stato chi aveva accusato il cardinale di «interferenze indebite». Il discorso di ieri riafferma, pur senza citare episodi o situazioni particolari, il diritto della Chiesa a affrontare questi temi. «L'attenzione e la carità pastorale aiutino i vescovi a seguire con sollecitudine, rispetto e corretta partecipazione anche la vita sociale del nostro caro Paese — ha detto Poletti —. Per tutti siamo pastori, con tutti siamo cittadini. Non direttamente coinvolti nelle vicende di parte, siamo pur sempre immersi nella vita e nella storia del Paese, a ragione dei valori religiosi, etici e sociali che sono universali e non divisibili da ideologie». 1 II messaggio è chiaro: non possiamo disinteressarci dei problemi della gente, anche di chi non è cattolico, perché come vescovi siamo pastori di tutti, e condividiamo come cittadini problemi e attese di tutti. Agli attacchi di chi lo accusava di voler favorire una fazione politica, o addirittura alcune correnti della de rispetto alle altre, Poletti risponde che le prese di posizione non sono motivate da spirito di parte, ma da «valori religiosi, etici e sociali che sono universali e non divisibili da ideologie». «Il presidente ha inteso richiamare un principio di ordine generale, senza entrare nel particolare specifico», ha dichiarato all'Asca il portavoce della Conferenza episcopale, monsignor Ceriotti, negando che le parole del cardinale fossero attribuibili in modo preciso alle vicende romane. Ma, anche se •il bersaglio è più ampio — riferito cioè all'intero Paese —, è probabile che il messaggio comprenda anche la realtà capitolina. Poletti nega qualunque coinvolgimento di parte: «Solo in questo spirito abbiamo seguito e seguiamo ogni vicenda del Paese, fedeli a quegli orienta¬ menti che da tempo abbiamo maturato per promuovere anche nella vita civile una coerente presenza cristiana, e sempre auguriamo che le gravi responsabilità di chi è tenuto a governare trovino larga comprensione e collaborazione per la prosperità sociale e la pace vera della gente». Le ultime frasi possono essere interpretate come una conferma di appoggio alla democrazia cristiana e come un segno di non belligeranza nei confronti di Andreotti, padrone della de romana e amico degli «avversari» del vicariato, Sbardella e Giubilo. Le indicazioni e le parole d'ordine ispirate dalla diocesi alle associazioni negli ultimi giorni sono d'altronde ispirate a questa linea: votare de, a dispetto delle polemiche, convogliando le preferenze su personaggi «puliti». Marco Tosarti
Persone citate: Andreotti, Ceriotti, Giubilo, Poletti, Sbardella, Ugo Poletti
Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Roma
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