Equo canone inquilini in rivolta di Roberto Ippolito

Equo canone, inquilini in rivolta Sotto accusa la possibilità di applicarlo solo alle città con oltre 200.000 abitanti Equo canone, inquilini in rivolta «Affitti alle stelle con la proposta Prandini» ROMA. Gli inquilini insorgono. Le associazioni che li rappresentano contestano Gianni Prandini, ministro democristiano dei Lavori Pubblici, che ha ipotizzato l'abolizione dell'equo canone nelle città con meno di 200 mila abitanti. «In una situazione di forte squilibrio del mercato come quella attuale, si creerebbero le condizioni per pesanti aumenti degli affitti» teme Quintilio Trepiedi, segretario del Sunia. Al contrario, l'idea di limitare l'equo canone ai centri città più grandi piace all'Unione piccoli proprietari, Uppi, e all'Associazione costruttori, Ance. «L'idea non è peregrina, visto che nella maggior parte delle città fino a 200 mila abitanti, salvo poche eccezioni, non c'è squilibrio fra offerta e richiesta» sostengono all'Ance. L'equo canone torna così a far discutere, per effetto delle possibili modifiche allo studio di Prandini. E' stato lo stesso ministro a spiegare, in un'intervista alla «Stampa», di aver voluto lanciare il «sassolino nello stagno» per verificare quali proposte possono effettivamente avanzate per rivedere la legge. L'effetto è stato raggiunto: da una parte c'è chi difende le norme esistenti, dall'altra chi preme affinché vengano cancellate. Né manca chi trova scarsi legami con la realtà del mercato nell'ipotesi di Prandini di abolì- re l'equo canone sotto i 200 mila abitanti. «Se consideriamo che oltre il 70 per cento dei contratti locativi è ormai in nero e fuorilegge, allora ha solo un senso provocatorio la proposta di svincolare le abitazioni dal controllo di legge nelle città inferiori ai 200 mila abitanti» attacca Cesare Ottolini, segretario dell'Unione inquilini. Ottolini è molto critico sulle proposte ministeriali: «Sarebbe come proporre la depenalizzazione del lavoro nero e illegale partendo dalla constatazione che questo esiste e sarebbe il modo per risolvere il problema della disoccupazione. Il "ballon d'essai" di Prandini ha lo scopo di sviare il dibattito dai nodi veri del problema casa». Trepiedi del Sunia contesta invece al «ministro di sposare le tesi della grande proprietà». A suo giudizio «la tensione abitativa non si registra solo nelle grandi aree urbane, ma anche nelle città medie e talvolta nelle piccole, che quindi non è giusto escludere dall'equo canone». C'è poi la preoccupazione che gli inquilini verrebbero a trovarsi senza un'adeguata protezione: «Verrebbe meno il principio di solidarietà e di difesa sociale dei cittadini più deboli». Trepiedi chiede che si riesca a concretizzare «una profonda riforma della legge, per garantire un'effettiva stabilità alloggiativa e preparare al tempo stesso le condizioni di incentivo al mercato». Luigi De Gasperi, segretario dell'Uniat, un'altra organizzazione degli inquilini, esprime «stupore» per il fatto che «le riflessioni che Prandini ha detto di fare sono in fase molto più avanzata di quanto si supponeva». De Gasperi avanza perciò il «sospetto che i lavori della consulta sull'equo canone servano solo a imbalsamare il ruolo delle parti sociali in attesa di qualche incursione su questo o su quell'aspetto dell'intricata questione edilizia». Anche il segretario dell'Unione piccoli proprietari, Gilberto Baldazzi, vorrebbe che il ministro esprimesse le sue idee all'interno della «consulta che egli stesso ha istituito al ministero e i cui lavori procedono senza eccessivo fervore». In via di principio, però, Baldazzi giudica favorevolmente l'impostazione di Prandini: «Se questo è l'esordio — dice — ci potremmo trovare di fronte a un ministro che vuole realmente, e non solo a parole, rimuovere i veti incrociati che gravano da troppi anni sulla politica della casa, portando una ventata nuova che garantisca l'inquilino ma incentivi al tempo stesso la proprietà». A questo punto, secondo l'Ance, la riflessione avviata da Prandini dovrebbe essere sviluppata: «Merita di essere esplorata, verificata, magari attraverso indagini affidate all'Istat o al msinistero dell'Interno per valutare la situazione attuale e il numero degli sfratti». All'associazione costruttori invitano a non essere schematici per quanto riguarda la soglia dei 200 mila abitanti, tenendo presenti i forti problemi che esistono in alcuni piccoli centri a ridosso delle metropoli, soprattutto in Lombardia. «Le proposte di Prandini — viene sottolineato — sono positive perché si muovono in direzione di una graduale liberalizzaione che potrebbe cominciare escludendo dall'equo canone le nuove abitazioni e quelle ristrutturate». Roberto Ippolito

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